Arcidiocesi di Amalfi – Cava
de’ Tirreni
Parrocchia Santa Lucia V. e M.
P.za Felice Baldi, 18 Santa Lucia di Cava de’ Tirreni 84010
(Sa) Tel. Fax. 089/461416
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mail SANTALUCIA@Tele2.it sito Internet
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A tutte le
Famiglie della Comunità
in occasione
dell’inizio dell'Anno Luciano
2003 - 13
Dicembre – 2004
Preghiera a Santa Lucia
Santa Lucia, donaci occhi nuovi.
Spesso crediamo di vedere, e siamo ciechi.
Accecati dalla superbia, dall'invidia,
dall'odio,
dalle passioni che ci impediscono di vedere.
O cara nostra Patrona,
apri i nostri occhi sulle povertà,
sulla miseria, sulle ingiustizie dei nostri
giorni
e donaci determinazione
e coraggio di andare contro corrente - se
occorre –
affinché nessun Lazzaro
resti ad attendere invano un tozzo di pane
dietro l'uscio di casa del ricco.
Riempi di luce i nostri occhi,
perché possiamo "valutare con sapienza i beni
della terra,
nella continua ricerca dei beni del cielo".
Insegnaci, sul tuo esempio,
a condividere i beni con chi è povero e
disperato.
Fa' che nessuno di noi si rassegni ad essere
felice da solo.
O Lucia, cara vergine siracusana, ottienici
occhi puri,
che sappiano vedere nel corpo uno stupendo
dono di Dio,
sua abitazione, suo tempio,
degno quindi di grandissimo rispetto e
venerazione.
Non qualcosa da idolatrare o da disprezzare,
ma da amare e valorizzare.
O Lucia, modello di fortezza e di fedeltà,
donaci occhi che sappiano vedere lontano:
oltre la sofferenza che ci affligge,
oltre il dolore che ci torchia,
oltre l'apparente fallimento che ci umilia.
Occhi levati sempre in alto, da dove ci verrà
l'aiuto;
occhi purificati dal pianto, che è promessa di
un raccolto abbondante;
occhi pieni di stupore davanti alle sorprese
che l'amore di Dio ci ha preparato.
Fratelli e sorelle carissimi,
nel 2004 ricorre il 1700° anniversario del
martirio di Santa Lucia, vergine e martire, nostra Patrona. È
una tappa significativa nel cammino storico della nostra
comunità parrocchiale. Sentiamo il bisogno di stringerci
attorno a Colei che è da tutti sentitamente venerata,
teneramente amata, fervidamente invocata.
Mentre imploriamo il suo potente patrocinio,
vogliamo ispirarci al suo luminoso esempio e alla sua forte
testimonianza, per intraprendere più determinatamente la via
della santità.
Santa Lucia, colonna della Chiesa, ha molto da
insegnare a tutti noi, che viviamo in questo momento storico
così ricco e complesso, così critico per il profondo
smarrimento esistenziale che lo caratterizza: sembra davvero
che si stia perdendo ogni punto di riferimento nel cammino
della vita.
Santa Lucia ci viene incontro e ci mostra con
la sua vita un modello alto di umanità al quale riferirsi.
È per questo motivo che noi, vogliamo, con
l'aiuto di Dio, vivere un "Anno luciano". Sarà questo un anno
di grazia e di benedizione, se sapremo accogliere questo dono
di Dio facendolo fruttificare per la nostra vita cristiana.
I nostri occhi incontreranno gli occhi di
Lucia, nei quali si riflette la luce del Signore: occhi
luminosi di fede, raggianti di santità, impavidi nel
martirio, limpidi per la purezza verginale, amorevoli per la
carità. Limpidezza della fede, anelito alla santità, fortezza
fino al martirio, purezza verginale, carità sono le
caratteristiche della nostra Santa, sulle quali vogliamo
meditare quest'anno e dalle quali vogliamo prendere esempio
per vivere davvero "la misura alta della vita cristiana",
alla quale il Santo Padre Giovanni Paolo II ci esorta a
tendere (cfr. NMI 31).
OCCHI LIMPIDI DI
FEDE
Di Santa Lucia si può dire che è la Santa
della luce, per il suo stesso nome e per la semplicità della
sua storia; quasi pervasa di luce, è portatrice di luce. Così
è universalmente venerata e invocata come protettrice degli
occhi: degli occhi del corpo, ma soprattutto degli occhi
dell'anima, cioè della fede, della quale l'evangelista
Giovanni dice che è la stessa vita del Verbo di Dio: "La vita
era la luce degli uomini e la luce splende nelle tenebre" (Gv
1,4). Così chi l'accoglie "non cammina nelle tenebre" (Gv
8,12), conosce la via da seguire (Gv 14,6-7), sa da dove
viene e dove va; ha sempre accanto un Compagno di viaggio che
gli fa ardere il cuore (Lc 24,32); ha la chiave
interpretativa della realtà e della vita.
La luce che ci dà Cristo è la fede. Avere fede
significa:
-
"vedere"
al di là delle apparenze, scoprire la
sorgente dell'essere, cioè Dio, fonte di ogni dono;
-
“vedere”
l'orma di Dio nella natura, la presenza del Signore Gesù
nella Chiesa, la presenza di Dio nella nostra storia.
-
"vedere" la presenza della SS.
Trinità nel cuore del credente che si apre all'Amore di Dio
(cfr Gv 14,23);
-
"vedere" la presenza di Gesù
nelle persone più povere e reiette, in coloro che sono
"affamati" di pane e di amore, di dignità e di accoglienza
(cfr Mt 25,31 ss);
-
"vedere" il disegno di Dio che
si snoda lungo i sentieri della nostra storia personale,
nelle vicende liete e tristi, negli incontri che viviamo e
che ci interpellano. Aver fede significa "guardare" il
mondo, la storia, l'umana vicenda con l'ottica di Dio, come
ci insegna Maria SS. nel "Magnificat"; come hanno fatto i
santi, come ha fatto Santa Lucia.
Quest'anno, dunque,
vogliamo fare di Lucia la nostra compagna e guardare in certo
senso con i suoi occhi in tutte le direzioni:
·
"Guardare in alto":
verso il cielo, verso la meta del nostro
pellegrinaggio terreno: non per evadere dalla realtà, non per
sottrarci al nostro compito e alla nostra responsabilità, ma
per conoscere meglio, attraverso la contemplazione di "ciò
che saremo" (1Gv 3,2), qual è il nostro compito oggi, come
collaborare meglio alla piena realizzazione del progetto di
Dio; e, insieme per attingere, nella speranza, perseveranza e
forza nelle difficoltà. Chi guarda in alto, a Dio, è più
fedele all'uomo; chi si chiude a Dio, devasta la terra.
·
"Guardare dentro di sé".
Ritrovare la strada del nostro
intimo e reimparare ad abitare là ove siamo abitati e dove
Gesù ci convoca per farci partecipare alla sua comunione con
il Padre: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre
mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso
di lui" (Gv 14,23). Ciò significa imparare a fare silenzio, a
meditare, a pregare. Diceva S. Agostino: "Non uscire fuori di
te, rientra in te stesso: nel cuore dell'uomo abita la
Verità". Qui sta la grandezza e la dignità della persona
umana; e questa è la strada per riscoprirla e riaffermarla in
un mondo che ne ha perduto il senso.
·
"Guardare attorno a sé".
L'intima comunione con la Trinità,
proprio perché è Relazione interpersonale, spezza la nostra
struttura di egoismo e di chiusura in noi stessi, ci fa
guardare gli altri con occhi benevoli, attenti alle loro
necessità; ci rende capaci di comprensione, di servizio, di
donazione gratuita, di misericordia e di perdono: fa di noi
degli strumenti di comunione.
·
"Guardare indietro",
cioè guardare la storia che abbiamo alle
spalle, la storia da cui siamo nati. Noi siamo il frutto di
un Amore che si è manifestato in Cristo con il dono della sua
vita per noi. Di questo facciamo "memoria", rivivendola e
attualizzandola, nell'Eucarestia.
·
"Guardare avanti":
la fede ci assicura che noi camminiamo
verso il futuro di Dio. Per la dimensione "profetica" ogni
battezzato, "uomo nuovo" in Cristo, è chiamato ad annunciare
il Regno di Dio costruendo una nuova umanità; è chiamato a
"prefigurare" il futuro con la sua vita, all'interno della
Chiesa che è "germe" e anticipazione del Regno. Guardando
avanti, scopriamo che dalla fede germina la speranza, una
speranza viva e invincibile, perché sappiamo che lo Spirito
Santo è sempre all'opera, nella Chiesa e nel mondo, e perché
Egli è Spirito Creatore e rinnova costantemente la faccia
della terra.
Fratelli Carissimi, auguro a me e a voi un
“anno luciano” ricco i luce, di grazia e di pace. Lucia ci
ottenga uno sguardo luminoso, una fede salda, una condotta
coerente, una carità ardente. Lucia ci aiuti a stimare ed
amare la virtù della castità, in un mondo che la minaccia e
la irride; ci aiuti a comprendere che diventare santi è
l’unica vera pienezza e che il non esserlo è l’unica vera
sconfitta. Lucia ci contagi il suo amore generoso per i
poveri e ci renda incapaci di gioire da soli.
Con questi sentimenti ed auguri, vi
saluto tutti cordialmente.
Liberamente tratta dalla lettera pastorale di mons. Giuseppe
Costanzo, arcivescovo di Siracusa, indirizzata alla sua
chiesa diocesana, in occasione dell’apertura dell’Anno
Luciano.
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