Quando l’imperatore romano Costantino si convertì alla religione cristiana,
verso il 312, donò al papa Milziade il palazzo del Laterano, che egli aveva
fatto costruire sul Celio per sua moglie Fausta. Verso il 320, vi aggiunse una
chiesa, la chiesa del Laterano, la prima, per data e per dignità, di tutte le
chiese d’Occidente. Essa è ritenuta madre di tutte le chiese dell’Urbe e
dell’Orbe. Consacrata dal papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica
del Santissimo Salvatore, essa fu la prima chiesa in
assoluto
ad essere pubblicamente consacrata. Nel corso del XII secolo, per via del suo
battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista;
donde la sua corrente denominazione di basilica di San Giovanni in Laterano. Per
più di dieci secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra
le sue mura si tennero duecentocinquanta concili, di cui cinque ecumenici.
Semidistrutta dagli incendi, dalle guerre e dall’abbandono, venne ricostruita
sotto il pontificato di Benedetto XIII e venne di nuovo consacrata nel 1726.
Basilica e cattedrale di Roma, la prima di tutte le chiese del mondo, essa è il
primo segno esteriore e sensibile della vittoria della fede cristiana sul
paganesimo occidentale. Durante l’era delle persecuzioni, che si estende ai
primi tre secoli della storia della Chiesa, ogni manifestazione di fede si
rivelava pericolosa e perciò i cristiani non potevano celebrare il loro Dio
apertamente. Per tutti i cristiani reduci dalle “catacombe”, la basilica del
Laterano fu il luogo dove potevano finalmente adorare e celebrare pubblicamente
Cristo Salvatore. Quell’edificio di pietre, costruito per onorare il Salvatore
del mondo, era il simbolo della vittoria, fino ad allora nascosta, della
testimonianza dei numerosi martiri. Segno tangibile del tempio spirituale che è
il cuore del cristiano, esorta a rendere gloria a colui che si è fatto carne e
che, morto e risorto, vive nell’eternità.
L’anniversario della sua dedicazione, celebrato originariamente solo a Roma, si
commemora da tutte le Comunità di rito romano. Questa festa deve far sì che si
rinnovi in noi l’amore e l’attaccamento a Cristo e alla sua Chiesa. Il mistero
di Cristo, venuto “non per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv
12,47), deve infiammare i nostri cuori, e la testimonianza delle nostre vite
dedicate completamente al servizio del Signore e dei nostri fratelli potrà
ricordare al mondo la forza dell’amore di Dio, meglio di quanto lo possa fare un
edificio in pietra.
La Basilica di San Giovanni in Laterano è, come canta la tradizione, “mater
omnium ecclesiarum”. La memoria della sua dedicazione, che ovviamente è
celebrata particolarmente a Roma, è però preziosa per l'intera Chiesa di Cristo.
Oggi, in certo modo, tutti ci rechiamo in spirituale pellegrinaggio nella
cattedrale della Chiesa di Roma che appunto “presiede alla carità” e ci
stringiamo attorno al Papa per essere da lui confermati nella comune fede nel
Signore Gesù. Oggi non facciamo un semplice ricordo di un avvenimento passato,
né rievochiamo il momento di apertura di un museo. Quel giorno fu un giorno
santo per Roma; un giorno davvero senza tramonto. Qui, come in ogni cattedrale e
in ogni chiesa del mondo, la misericordia e la presenza di Dio non sono mai
tramontate. Si sono avvicendati i secoli, si sono susseguite le stagioni, si
sono succedute le generazioni, mai però il Signore ha lasciato questa santa
dimora. Questa Basilica è stata, di generazione in generazione, una fontana di
misericordia, di perdono, di grazia, di sostegno. E' stata la fontana di grazia
sempre viva per la Comunità cristiana di Roma e per chiunque si è recato
pellegrino al suo altare.
Che senso ha questo ricordo di un “tempio” per i cristiani? Quello di un
“legame” tra Comunità sparse nel mondo e che, tuttavia, si riconoscono unite
attorno a un centro. Il linguaggio è simbolico, ma attraverso i segni parla di
comunione, di solidarietà universale nella persona di Gesù Cristo. Il tempio è
figura di Cristo, il nuovo tempio in cui possiamo incontrare e adorare il Padre.
E’ figura della Chiesa, Comunità personale di molti e diversi, eppure uniti da
una stessa fede, una stessa speranza, una stessa carità.
Spunti per la riflessione personale
Fin dai tempi più antichi gli uomini hanno pensato che le forze divine fossero
presenti e si manifestassero in luoghi particolari, ritenuti adatti all'incontro
tra l'uomo e la divinità: ad esempio grotte, montagne, grandi alberi vennero
considerati "luoghi di Dio", cioè sacri, dunque riservati al divino. In questi
luoghi la comunità si raccoglieva per adorare i suoi dei, per celebrare
cerimonie e sacrifici, per mettersi in contatto con l'Assoluto, con quella
realtà che supera l'uomo, il quale si riconosce creatura, limitato, abitato
dalla nostalgia verso la comunione, l'unità con Dio.
Nei secoli il luogo sacro ha assunto forme diverse, sempre più raffinate,
giungendo, nella religione cristiana, ad esprimersi persino nelle cattedrali,
che possiamo definire come traduzioni architettoniche della spiritualità di un
determinato tempo storico. La costruzione di questi edifici sacri richiedeva
decine, talora centinaia di anni e ad essa partecipavano migliaia di muratori,
scalpellini, scultori e pittori. Tutta la città se ne faceva carico,
distinguendo la casa del Signore con uno stile ben definito.
Così la cattedrale romanica, con la sua solida austerità, trasmette, in chi vi
si sofferma in preghiera, un senso di pace e di quiete; mentre la cattedrale
gotica, con le sue altissime e ardite navate, eleva l'anima del credente verso
l'altezza dell'amore di Dio.
L'uomo religioso traduce dunque la sua concezione del mondo nella struttura del
tempio, costituito da tutta una serie di elementi che lo caratterizzano. Per
esempio il recinto, cioè il luogo che separa lo spazio sacro da quello profano:
può essere una piazza, un giardino, una siepe, che dice al fedele di porsi in
atteggiamento di raccoglimento, di ascolto, di disponibilità all'incontro con il
Signore. Poi c'è la via sacra, che può essere un percorso segnato, una scala,
una vera e propria strada che conduce al tempio, adatta sia per le processioni
sia per il singolo credente che voglia cogliere appieno l'importanza del gesto
che sta compiendo.
Il centro dello spazio sacro è occupato dal simulacro, che è il simbolo della
divinità che vi è adorata. Nelle nostre Chiese c'è il crocifisso e poi
l'Eucaristia conservata nel tabernacolo. Un posto importante, nel tempio, è
riservato all'altare, destinato alla presentazione dei doni al Signore. E'
sull'altare che si fa memoria del sacrificio di Cristo che offre la sua vita al
Padre, ed è ancora sull'altare che i cristiani offrono la loro giornata, i loro
insuccessi, le sconfitte che chiedono il perdono di Dio; ma anche gli atti
d'amore che li rendono più vicini al Signore, più santi.
Altro elemento importante, per una chiesa, è il suo orientamento. Spesso,
infatti, il tempio cristiano è orientato verso Gerusalemme e la sua base è posta
in modo tale che all'alba, al tramonto, o in particolari momenti dell'anno la
luce solare illumini suggestivamente il simulacro.
Il tempio cristiano, insomma, non è una costruzione più o meno aggraziata, che
ha lo scopo di esibire una potenza, una cultura, o una storia; ma è tutto un
richiamo, un simbolo, un rimando costante al sacro, alla realtà spirituale.
L'uomo di fede, infatti, quando entra in contatto con questi particolari segni,
sente risvegliata in sè un'esperienza profonda, insieme emotiva e razionale, che
è il rapporto con il mistero di Dio.
Dio è presente non dove si obbedisce in modo esteriore alle leggi e ai precetti
del culto, ma stabilisce la sua amicizia con l'uomo che lo riconosce, che ha
profonda fede in Lui. L'insegnamento di Gesù è un cambiamento di prospettiva
importante, che i Vangeli evidenziano quando dicono che, alla morte di Cristo,
si squarciò il "velo del tempio". Il centro del Tempio di Gerusalemme, chiamato
"Santo dei Santi", era uno spazio vuoto, riservato a Dio, l'inaccessibile. Uno
spazio in cui entrava una sola volta all'anno il Sommo Sacerdote a proclamare il
nome di Dio e separato dagli spazi circostanti da una spessa tenda.
Quando si annuncia che, alla morte di Gesù, il velo del Tempio si è squarciato
in due, si annuncia che in Gesù Dio non è più l'inaccessibile, non è più una
presenza lontana che può essere avvicinata soltanto da un privilegiato; ma si è
manifestato a tutti e tutti possono entrare in comunione con Lui attraverso Gesù
Cristo. L'incontro, la relazione, la comunione con Dio non sono però la
conseguenza del riunirsi nel Tempio, ma sono il frutto della fede in Cristo.
Infatti, "stringendoci a Gesù, pietra viva... scelta e preziosa davanti a Dio"
(1Pt 2,4), anche noi saremo impiegati come pietre vive per la costruzione di un
edificio spirituale, che è la Chiesa, il Corpo di Cristo.
Il tempio dunque non è propriamente la casa di Dio, cioè il luogo dove Dio
abita; ma vale soltanto in quanto rimanda alla comunità cristiana, alla vita di
fede che unisce i cristiani a Gesù. Per cogliere il rapporto tra il tempio, cioè
la costruzione che accoglie i cristiani e l'edificio spirituale che essi
costituiscono, uniti in Gesù dallo Spirito Santo, si può pensare alla storia di
quel principe che fece costruire un edificio sacro per gli abitanti del
villaggio. Quel tempio era senza finestre, cosicché era completamente buio. Per
rischiararlo, ogni fedele, che aveva il suo posto assegnato, doveva tenere in
mano una candela accesa. Quando tutti erano presenti il tempio era illuminato in
ogni angolo e risplendeva in tutta la sua bellezza; quando invece qualcuno
mancava, una parte rimaneva nell'ombra.
Allo stesso modo l'edificio sacro in cui si riuniscono i cristiani viene
chiamato "chiesa" proprio perché esso ospita la porzione del Popolo di Dio che
abita nei dintorni e che si chiama Chiesa, termine il cui significato è
assemblea dei convocati, dei chiamati. Sono queste "pietre vive" che danno
significato a quelle mura che li ospitano, non per una semplice riunione, ma per
incontrare Gesù Cristo, il loro Signore.
Fare memoria della dedicazione di un edificio sacro non vuol dire allora
esaltare una costruzione, né dare importanza alle sue volte o alle opere d'arte
che contiene; ma celebrare l'unità che lega i cristiani di quella comunità con
Cristo, unità che si esprime, anche, nell'opera dell'uomo, il quale manifesta la
sua fede costruendo edifici che sappiano richiamare la grandezza dell'amore di
Dio.
AVVISI
Lunedì 10 novembre 2008
Martedì 11 novembre 2008
Mercoledì 12 novembre 2008
Giovedì 13 novembre 2008
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Celebrazione delle Lodi Mattutine ed esposizione SS. Sacramento ore 8.30 e
tempo per l’adorazione silenziosa fino alle ore 12.00.
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Adorazione personale ore 17.00 – 19.00.
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Tempo
per le confessioni dalle ore 17.00 alle ore 19.00 con la presenza in chiesa
di P. Mosè.
Venerdì 14 novembre 2008
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Celebrazione Eucaristica ore 18.00.
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Pulizia della chiesa gruppo: Coro delle 9.30
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Incontro Responsabili dei Gruppi Parrocchiali ore 19.00 ufficio
Parrocchiale.
Sabato 15 novembre 2008
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Incontro con i genitori dei ragazzi ceh frequentano la catechesi in
preparazione del sacramento dell’Eucarestia, ore 16.30 Centro Pastorale.
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Celebrazione Eucaristica ore 18.00.
Domenica 16 novembre 2008 - Giornata della
Santificazione Mondiale
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