Pubblicata in data 2.3.2010
CATECHISMO
DELLA
CHIESA CATTOLICA
Compendio |
MOTU PROPRIO
per l'approvazione e la pubblicazione
del Compendio
del Catechismo della Chiesa Cattolica |
Ai Venerabili Fratelli Cardinali,
Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi,
Presbiteri, Diaconi e a tutti i Membri del Popolo di Dio
Vent’anni or sono iniziava l’elaborazione
del Catechismo della Chiesa Cattolica, richiesto dall’Assemblea
straordinaria del Sinodo dei Vescovi, in occasione del ventesimo
anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Ringrazio infinitamente il Signore Dio per
aver donato alla Chiesa tale Catechismo, promulgato nel 1992 dal mio
venerato e amato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II.
La grande utilità e preziosità di questo
dono è confermata anzitutto dalla positiva e larga accoglienza, che esso
ha avuto presso l’episcopato, al quale era primariamente indirizzato
come testo di riferimento sicuro e autentico per l’insegnamento della
dottrina cattolica, e in particolare per l’elaborazione dei catechismi
locali. Ma è confermata anche dalla favorevole e grande accoglienza ad
esso riservata da parte di tutte le componenti del Popolo di Dio, che
l’hanno potuto conoscere ed apprezzare nelle oltre sessanta lingue, in
cui è stato finora tradotto.
Ora con grande gioia approvo e promulgo il
Compendio di tale Catechismo.
Esso era stato vivamente auspicato dai
partecipanti al Congresso Catechistico Internazionale dell’ottobre 2002,
che si erano fatti interpreti in tal modo di un’esigenza molto diffusa
nella Chiesa. Il mio compianto Predecessore, accogliendo tale desiderio,
ne decise nel febbraio 2003 la preparazione, affidandone la redazione a
una ristretta Commissione di Cardinali, da me presieduta, e affiancata
da alcuni esperti collaboratori. Nel corso dei lavori, un progetto di
tale Compendio è stato sottoposto al giudizio di tutti gli Eminentissimi
Cardinali e dei Presidenti delle Conferenze Episcopali, che nella
stragrande maggioranza l’hanno favorevolmente accolto e valutato.
Il Compendio, che ora presento alla
Chiesa universale, è una sintesi fedele e sicura del Catechismo della
Chiesa Cattolica. Esso contiene, in modo conciso, tutti gli elementi
essenziali e fondamentali della fede della Chiesa, così da costituire,
come era stato auspicato dal mio Predecessore, una sorta di vademecum,
che consenta alle persone, credenti e non, di abbracciare, in uno
sguardo d’insieme, l’intero panorama della fede cattolica.
Rispecchia fedelmente nella struttura, nei
contenuti e nel linguaggio il Catechismo della Chiesa Cattolica,
che troverà in questa sintesi un aiuto e uno stimolo per essere
maggiormente conosciuto ed approfondito.
Affido pertanto con fiducia questo
Compendio anzitutto alla Chiesa intera e ad ogni cristiano in
particolare, perché grazie ad esso possa ritrovare, in questo terzo
millennio, nuovo slancio nel rinnovato impegno di evangelizzazione e di
educazione alla fede, che deve caratterizzare ogni comunità ecclesiale e
ogni credente in Cristo a qualunque età e nazione appartenga.
Ma questo Compendio, per la sua
brevità, chiarezza e integrità, si rivolge a ogni persona, che, vivendo
in un mondo dispersivo e dai molteplici messaggi, desidera conoscere la
Via della Vita, la Verità, affidata da Dio alla Chiesa del Suo Figlio.
Leggendo questo autorevole strumento che è
il Compendio, possa ciascuno, grazie in particolare
all’intercessione di Maria Santissima, la Madre di Cristo e della
Chiesa, riconoscere e accogliere sempre di più l’inesauribile bellezza,
unicità e attualità del Dono per eccellenza che Dio ha fatto
all’umanità: il Suo unico Figlio, Gesù Cristo, che è «la Via, la Verità
e la Vita» (Gv 14,6).
Dato il 28 giugno 2005, vigilia della
Solennità dei SS. Pietro e Paolo, anno primo di Pontificato.
BENEDICTUS PP. XVI
|
Introduzione |
L’11 ottobre del 1992, Papa Giovanni Paolo II, di venerata
memoria, consegnava ai fedeli di tutti il mondo il Catechismo della
Chiesa Cattolica, presentandolo come «“testo di riferimento”
per una catechesi rinnovata alle vive sorgenti della fede».1
A trent’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II (1962-1965), veniva
così portato a felice compimento l’auspicio espresso nel 1985
dall’Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, perché venisse
composto un catechismo di tutta la dottrina cattolica sia per la fede
che per la morale.
Cinque
anni dopo, il 15 agosto del 1997, promulgando l’editio typica del
Catechismus Catholicae Ecclesiae, il Sommo Pontefice confermava
la finalità fondamentale dell’opera: «Porsi come esposizione completa e
integra della dottrina cattolica, che consente a tutti di conoscere ciò
che la Chiesa stessa professa, celebra, vive, prega nella sua vita
quotidiana».2
2. Per
una maggiore valorizzazione del Catechismo e per venire incontro
a una richiesta emersa nel Congresso Catechistico Internazionale del
2002, Giovanni Paolo II istituiva nel 2003 una Commissione speciale,
presieduta dal Card. Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per
la Dottrina della Fede, con il compito di elaborare un Compendio
del Catechismo della Chiesa Cattolica, contenente una
formulazione più sintetica dei medesimi contenuti di fede. Dopo due anni
di lavoro, fu preparato un progetto di compendio, che fu inviato
per la consultazione ai Cardinali e ai Presidenti delle Conferenze
Episcopali. Il progetto, nel suo complesso, ha avuto una
valutazione positiva da parte della maggioranza assoluta di quanti hanno
risposto. La Commissione ha, pertanto, proceduto alla revisione del
suddetto progetto, e, tenendo conto delle proposte di
miglioramento pervenute, ha approntato il testo finale dell’opera.
3.
Sono tre le caratteristiche principali del Compendio: la stretta
dipendenza dal Catechismo della Chiesa Cattolica; il genere
dialogico; l’utilizzo delle immagini nella catechesi.
Anzitutto, il Compendio non è un’opera a sé stante e non intende
in alcun modo sostituire il Catechismo della Chiesa Cattolica:
piuttosto, rinvia continuamente ad esso sia con la puntuale indicazione
dei numeri di riferimento sia col continuo richiamo alla sua struttura,
al suo sviluppo e ai suoi contenuti. Il Compendio, inoltre,
intende risvegliare un rinnovato interesse e fervore per il
Catechismo, che, con la sua sapienza espositiva e con la sua unzione
spirituale, resta pur sempre il testo di base della catechesi ecclesiale
oggi.
Come
il Catechismo, anche il Compendio si articola in quattro
parti, in corrispondenza delle leggi fondamentali della vita in Cristo.
La
prima parte, intitolata «La professione della fede», contiene
un’opportuna sintesi della lex credendi, e cioè della fede
professata dalla Chiesa Cattolica, ricavata dal Simbolo
niceno-costantinopolitano, la cui costante proclamazione nelle assemblee
cristiane mantiene viva la memoria delle principali verità della fede.
La
seconda parte, intitolata «La celebrazione del mistero cristiano»,
presenta gli elementi essenziali della lex celebrandi. L’annuncio
del Vangelo trova, infatti, la sua risposta privilegiata nella vita
sacramentale. In essa i fedeli sperimentano e testimoniano in ogni
momento della loro esistenza l’efficacia salvifica del mistero pasquale,
per mezzo del quale Cristo ha compiuto l’opera della nostra redenzione.
La
terza parte, intitolata «La vita in Cristo», richiama la lex vivendi
e cioè l’impegno che i battezzati hanno di manifestare nei loro
comportamenti e nelle loro scelte etiche la fedeltà alla fede professata
e celebrata. I fedeli, infatti, sono chiamati dal Signore Gesù a
compiere le opere che si addicono alla loro dignità di figli del Padre
nella carità dello Spirito Santo.
La
quarta parte, intitolata «La preghiera del Signore: Padre Nostro», offre
una sintesi della lex orandi e col della vita di preghiera.
Sull’esempio di Gesù, il modello perfetto di orante, anche il cristiano
è chiamato al dialogo con Dio nella preghiera, una cui espressione
privilegiata è il Padre nostro, la preghiera insegnataci da Gesù
stesso.
4. Una
seconda caratteristica del Compendio è la sua forma dialogica,
che riprende un antico genere letterario catechistico, fatto di domande
e risposte. Si tratta di riproporre un dialogo ideale tra il maestro e
il discepolo, mediante una sequenza incalzante di interrogativi, che
coinvolgono il lettore invitandolo a proseguire nella scoperta dei
sempre nuovi aspetti della verità della sua fede. Il genere dialogico
concorre anche ad abbreviare notevolmente il testo, riducendolo
all’essenziale. Ciò potrebbe favorire l’assimilazione e l’eventuale
memorizzazione dei contenuti.
5. Una
terza caratteristica è data dalla presenza di alcune immagini, che
scandiscono l’articolazione del Compendio. Esse provengono dal
ricchissimo patrimonio dell’iconografia cristiana. Dalla secolare
tradizione conciliare apprendiamo che anche l’immagine è predicazione
evangelica. Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione
e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza,
presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della
bellezza. È un indizio questo, di come oggi più che mai, nella civiltà
dell’immagine, l’immagine sacra possa esprimere molto di più della
stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo di
comunicazione e di trasmissione del messaggio evangelico.
6. A
quarant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e nell’anno
dell’Eucaristia, il Compendio può rappresentare un ulteriore
sussidio per soddisfare sia la fame di verità dei fedeli di tutte le età
e condizioni, sia anche il bisogno di quanti, senza essere fedeli, hanno
sete di verità e di giustizia. La sua pubblicazione avverrà nella
solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, colonne della Chiesa
universale ed evangelizzatori esemplari del Vangelo nel mondo antico.
Questi apostoli hanno visto ciò che hanno predicato e hanno testimoniato
la verità di Cristo fino al martirio. Imitiamoli nel loro slancio
missionario e preghiamo il Signore affinché la Chiesa segua sempre
l’insegnamento degli Apostoli, dai quali ha ricevuto il primo gioioso
annunzio della fede.
20
marzo 2005, Domenica delle Palme
Joseph Card. Ratzinger
Presidente della Commissione speciale
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1 Giovanni Paolo II, Cost. ap. Fidei depositum, 11
ottobre 1991, 1.
2 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Laetarum magnopere, 15
agosto 1997.
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CATECHISMO
DELLA
CHIESA CATTOLICA
Compendio |
01-32
«Io credo» - «Noi crediamo»
|
1. Qual è il disegno di Dio per l'uomo?
1-25
Dio, infinitamente perfetto e beato in se
stesso, per un disegno di pura bontà ha liberamente creato l'uomo per
renderlo partecipe della sua vita beata. Nella pienezza dei tempi, Dio
Padre ha mandato suo Figlio come redentore e salvatore degli uomini
caduti nel peccato, convocandoli nella sua Chiesa e rendendoli figli
adottivi per opera dello Spirito Santo ed eredi della sua eterna
beatitudine.
CAPITOLO PRIMO
L'UOMO É «CAPACE» DI DIO
30
«Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode [...]. Ci hai
fatto per te e il nostro cuore non ha sosta finché non
riposa in te» (sant'Agostino).
|
2. Perché nell'uomo c'è il desiderio di
Dio?
27-30; 44-45
Dio stesso, creando l'uomo a propria
immagine, ha iscritto nel suo cuore il desiderio di vederlo. Anche se
tale desiderio è spesso ignorato, Dio non cessa di attirare l'uomo a sé,
perché viva e trovi in lui quella pienezza di verità e di felicità, che
cerca senza posa. Per natura e per vocazione, l'uomo è pertanto un
essere religioso, capace di entrare in comunione con Dio. Questo intimo
e vitale legame con Dio conferisce all'uomo la sua fondamentale dignità.
3. Come si può conoscere Dio con la sola
luce della ragione?
31-36; 46-47
Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e
dalla persona umana, l'uomo, con la sola ragione, può con certezza
conoscere Dio come origine e fine dell'universo e come sommo bene,
verità e bellezza infinita.
4. Basta la sola luce della ragione per
conoscere il mistero di Dio?
37-38
L'uomo, nel conoscere Dio con la sola luce
della ragione, incontra molte difficoltà. Inoltre non può entrare da
solo nell'intimità del mistero divino. Per questo, Dio l'ha voluto
illuminare con la sua Rivelazione non solo su verità che superano la
comprensione umana, ma anche su verità religiose e morali, che, pur
accessibili di per sé alla ragione, possono essere così conosciute da
tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza di errore.
5. Come si può parlare di Dio?
39-43; 48-49
Si può parlare di Dio, a tutti e con tutti,
partendo dalle perfezioni dell'uomo e delle altre creature, le quali
sono un riflesso, sia pure limitato, dell'infinita perfezione di Dio.
Occorre, tuttavia, purificare continuamente il nostro linguaggio da
quanto contiene di immaginoso e imperfetto, ben sapendo che non si potrà
mai esprimere pienamente l'infinito mistero di Dio.
CAPITOLO SECONDO
DIO VIENE INCONTRO ALL'UOMO
LA RIVELAZIONE DI DIO
6. Che cosa Dio rivela all'uomo?
50-53; 68-69
Dio, nella sua bontà e sapienza, si rivela
all'uomo. Con eventi e parole rivela Se stesso e il suo disegno di
benevolenza, che ha prestabilito dall'eternità in Cristo a favore
dell'umanità. Tale disegno consiste nel far partecipare, per la grazia
dello Spirito Santo, tutti gli uomini alla vita divina, quali suoi figli
adottivi nel suo unico Figlio.
7. Quali sono le prime tappe della
Rivelazione di Dio?
54-58; 70-71
Dio, fin dal principio, si manifesta ai
progenitori, Adamo ed Eva, e li invita ad un'intima comunione con lui.
Dopo la loro caduta, non interrompe la sua rivelazione e promette la
salvezza per tutta la loro discendenza. Dopo il diluvio, stipula con Noè
un'alleanza tra lui e tutti gli esseri viventi.
8. Quali sono le tappe successive della
Rivelazione di Dio?
59-64; 72
Dio sceglie Abram chiamandolo fuori del suo
Paese per fare di lui «il padre di una moltitudine di popoli» (Gn
17,5), e promettendogli di benedire in lui «tutte le Nazioni della
terra» (Gn 12,3). I discendenti di Abramo saranno i depositari
delle promesse divine fatte ai Patriarchi. Dio forma Israele come suo
popolo di elezione, salvando lo dalla schiavitù dell'Egitto, conclude
con lui l'Alleanza del Sinai e, per mezzo di Mosè, gli dà la sua Legge.
I Profeti annunziano una radicale redenzione del popolo e una salvezza,
che includerà tutte le Nazioni in una Alleanza nuova ed eterna. Dal
popolo d'Israele, dalla stirpe del re Davide nascerà il Messia: Gesù.
9. Qual è la tappa piena e definitiva
della Rivelazione di Dio?
65-66; 73
È quella attuata nel suo Verbo incarnato,
Gesù Cristo, mediatore e pienezza della Rivelazione. Egli, essendo
l'Unigenito Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola perfetta e definitiva
del Padre. Con l'invio del Figlio e il dono dello Spirito la Rivelazione
è ormai pienamente compiuta, anche se nel corso dei secoli la fede della
Chiesa dovrà coglierne gradualmente tutta la portata.
«Dal momento in cui ci ha donato il
Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, Dio ci
ha detto tutto in una sola volta in questa Sua Parola e
non ha più nulla da dire» (san Giovanni della Croce).
|
10. Quale valore hanno le rivelazioni
private?
67
Pur non appartenendo al deposito della
fede, esse possono aiutare a vivere la stessa fede, purché mantengano il
loro stretto orientamento a Cristo. II Magistero della Chiesa, cui
spetta il discernimento di tali rivelazioni private, non può pertanto
accettare quelle che pretendono di superare o correggere la Rivelazione
definitiva che è Cristo.
LA TRASMISSIONE DELLA RIVELAZIONE DIVINA
11. Perché e in qual modo la Rivelazione
divina va trasmessa?
74
Dio «vuole che tutti gli uomini siano
salvati ed arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm
2,4), cioè di Gesù Cristo. Per questo è necessario che Cristo sia
annunciato a tutti gli uomini, secondo il suo stesso comando: «Andate e
ammaestrate tutte le Nazioni» (Mt 28,19). È quanto si realizza
con la Tradizione Apostolica.
12. Che cos'è la Tradizione Apostolica?
75-79; 83; 96,98
La Tradizione Apostolica è la trasmissione
del messaggio di Cristo, compiuta, sin dalle origini del cristianesimo,
mediante la predicazione, la testimonianza, le istituzioni, il culto,
gli scritti ispirati. Gli Apostoli hanno trasmesso ai loro successori, i
Vescovi, e, attraverso questi, a tutte le generazioni fino alla fine dei
tempi, quanto hanno ricevuto da Cristo e appreso dallo Spirito Santo.
13. In quali modi si realizza la Tradizione Apostolica?
76
La Tradizione Apostolica si realizza in due
modi: con la trasmissione viva della Parola di Dio (detta anche
semplicemente la Tradizione), e con la Sacra Scrittura, che è lo stesso
annuncio della salvezza messo per iscritto.
14. Quale rapporto esiste fra la
Tradizione e la Sacra Scrittura?
80-82; 97
La Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra
loro strettamente congiunte e comunicanti. Ambedue rendono presente e
fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo e scaturiscono dalla stessa
sorgente divina: costituiscono un solo sacro deposito della fede, da cui
la Chiesa attinge la propria certezza su tutte le verità rivelate.
15. A chi è affidato il deposito della
fede?
84,91; 94,99
Il deposito della fede è affidato dagli
Apostoli alla totalità della Chiesa. Tutto il popolo di Dio, con il
senso soprannaturale della fede, sorretto dallo Spirito Santo e guidato
dal Magistero della Chiesa, accoglie la Rivelazione divina, sempre più
la comprende e la applica alla vita.
16. A chi spetta interpretare autenticamente il deposito della fede?
85-90; 100
L'interpretazione autentica di tale
deposito compete al solo Magistero vivente della Chiesa, e cioè al
Successore di Pietro, il Vescovo di Roma, e ai Vescovi in comunione con
lui. Al Magistero, che nel servire la Parola di Dio gode del carisma
certo della verità, spetta anche definire i dogmi, che sono formulazioni
delle verità contenute nella Rivelazione divina. Tale autorità si
estende anche alle verità necessariamente collegate con la Rivelazione.
17. Quale relazione esiste tra
Scrittura, Tradizione e Magistero?
95
Essi sono tra loro così strettamente uniti,
che nessuno di loro esiste senza gli altri. Insieme contribuiscono
efficacemente, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l'azione dello
Spirito Santo, alla salvezza degli uomini.
LA SACRA SCRITTURA
18. Perché la Sacra Scrittura insegna la
verità?
105-108; 135-136
Perché Dio stesso è l'autore della Sacra
Scrittura: essa è perciò detta ispirata e insegna senza errore quelle
verità, che sono necessarie alla nostra salvezza. Lo Spirito Santo ha
infatti ispirato gli autori umani, i quali hanno scritto ciò che egli ha
voluto insegnarci. La fede cristiana, tuttavia, non è «una religione del
Libro», ma della Parola di Dio, che non è «una parola scritta e muta, ma
il Verbo incarnato e vivente» (san Bernardo di Chiaravalle).
19. Come leggere la Sacra Scrittura?
109.119; 137
La Sacra Scrittura deve essere letta e
interpretata con l'aiuto dello Spirito Santo e sotto la guida del
Magistero della Chiesa, secondo tre criteri: 1) attenzione al contenuto
e all'unità di tutta la Scrittura; 2) lettura della Scrittura nella
Tradizione viva della Chiesa; 3) rispetto dell'analogia della fede, cioè
della coesione delle verità della fede tra di loro.
20. Che cos'è il cànone delle
Scritture?
120; 138
Il cànone delle Scritture è l'elenco
completo degli scritti sacri, che la Tradizione Apostolica ha fatto
discernere alla Chiesa. Tale cànone comprende 46 scritti dell'
Antico Testamento e 27 del Nuovo.
21. Quale importanza ha l'Antico
Testamento per i cristiani?
121-123
I cristiani venerano l'Antico Testamento
come vera Parola di Dio: tutti i suoi scritti sono divinamente ispirati
e conservano un valore perenne. Essi rendono testimonianza della divina
pedagogia dell'amore salvifico di Dio. Sono stati scritti soprattutto
per preparare l'avvento di Cristo Salvatore dell'universo.
22. Quale importanza ha il Nuovo
Testamento per i cristiani?
124-127; 139
Il Nuovo Testamento, il cui oggetto
centrale è Gesù Cristo, ci consegna la verità definitiva della
Rivelazione divina. In esso i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e
Giovanni, essendo la principale testimonianza sulla vita e sulla
dottrina di Gesù, costituiscono il cuore di tutte le Scritture e
occupano un posto unico nella Chiesa.
23. Quale unità esiste fra Antico e
Nuovo Testamento?
128-130; 140
La Scrittura è una, in quanto unica è la
Parola di Dio, unico il progetto salvifico di Dio, unica l'ispirazione
divina di entrambi i Testamenti. L'Antico Testamento prepara il Nuovo e
il Nuovo dà compimento all'Antico: i due si illuminano a vicenda.
24. Quale funzione ha la Sacra Scrittura
nella vita della Chiesa?
131-133; 141
La Sacra Scrittura dona sostegno e vigore
alla vita della Chiesa. È, per i suoi figli, saldezza della fede, cibo e
sorgente di vita spirituale. È l'anima della teologia e della
predicazione pastorale. Dice il Salmista: essa è «lampada per i miei
passi, luce sul mio cammino» (Sal 119,105). La Chiesa esorta
perciò alla frequente lettura della Sacra Scrittura, perché «l'ignoranza
delle Scritture è ignoranza di Cristo» (san Girolamo).
CAPITOLO TERZO
LA RISPOSTA DELL'UOMO A DIO
IO CREDO
25. Come risponde l'uomo a Dio che si
rivela?
142-143
L'uomo, sostenuto dalla grazia divina,
risponde con l'obbedienza della fede, che è affidarsi pienamente a Dio e
accogliere la sua Verità, in quanto garantita da Lui, che è la Verità
stessa.
26. Quali sono nella Sacra Scrittura i
principali testimoni di obbedienza della fede?
144-149
Ci sono molti testimoni, in particolare
due: Abramo, che, messo alla prova, «ebbe fede in Dio» (Rm
4,3) e sempre obbedì alla sua chiamata, e, per questo è diventato «
padre di tutti quelli che credono» (Rm 4, 11,18); e la Vergine
Maria, che realizzò nel modo più perfetto, durante tutta la sua
vita, l'obbedienza della fede: «Fiat mihi secundum Verbum tuum -
Avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).
27. Che cosa significa per l'uomo
credere in Dio?
150-152; 176-178
Significa aderire a Dio stesso, affidandosi
a Lui e dando l'assenso a tutte le verità da Lui rivelate, perché Dio è
la Verità. Significa credere in un solo Dio in tre Persone:
Padre, Figlio e Spirito Santo,
28. Quali sono le caratteristiche della
fede?
153-165; 179-180; 183-184
La fede, dono gratuito di Dio e
accessibile a quanti la chiedono umilmente, è la virtù soprannaturale
necessaria per essere salvati, L'atto di fede è un atto umano,
cioè un atto dell'intelligenza dell'uomo che, sotto la spinta della
volontà mossa da Dio, dà liberamente il proprio consenso alla verità
divina. La fede, inoltre, è certa, perché fondata sulla Parola di
Dio; è operosa « per mezzo della carità» (Gal 5,6); è in
continua crescita, grazie all'ascolto della Parola di Dio e alla
preghiera, Essa fin d'ora ci fa pregustare la gioia celeste.
29. Perché non ci sono contraddizioni
tra fede e scienza?
159
Anche se la fede supera la ragione, non vi
potrà mai essere contraddizione tra fede e scienza, perché entrambe
hanno origine da Dio. È lo stesso Dio che dona all'uomo sia il lume
della ragione sia la fede.
«Credi per comprendere: comprendi per credere»
(sant'Agostino).
|
NOI CREDIAMO
30. Perché la fede è un atto personale e
insieme ecclesiale?
166-169; 181
La fede è un atto personale, in quanto
libera risposta dell'uomo a Dio che si rivela. Ma è nello stesso tempo
un atto ecclesiale, che si esprime nella confessione: «Noi crediamo». È
infatti la Chiesa che crede: essa in tal modo, con la grazia dello
Spirito Santo, precede, genera e nutre la fede del singolo cristiano.
Per questo la Chiesa è Madre e Maestra.
«Non può avere Dio
per Padre chi non ha la Chiesa per Madre»
(san Cipriano).
|
31. Perché le formule della fede sono
importanti?
170-171
Le formule della fede sono importanti
perché permettono di esprimere, assimilare, celebrare e condividere
insieme con altri le verità della fede, utilizzando un linguaggio
comune.
32. In qual modo la fede della Chiesa è
una sola?
172-175; 182
La Chiesa, benché formata da persone
diverse per lingua, cultura e riti, professa con voce unanime l'unica
fede ricevuta da un solo Signore e trasmessa dall'unica Tradizione
Apostolica. Professa un solo Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - e
addita una sola via di salvezza. Pertanto noi crediamo, con un cuor solo
e un'anima sola, quanto è contenuto nella Parola di Dio, tramandata o
scritta, ed è proposto dalla Chiesa come divinamente rivelato.
|
Il Credo |
Simbolo
degli Apostoli
Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della
terra.
E in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu
concepito di Spirito Santo nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio
Pilato, fu crocifisso, mori e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo
giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre
onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna..
Symbolum
Apostolicum
Credo in Deum Patrem omnipoténtem, Creatorem cæli et terræ, et in
Iesum Christum, Filium Eius unicum, Dominum nostrum, qui concéptus est
de Spíritu Sancto, natus ex Maria Virgine, passus sub Póntio Piláto,
crucifixus, mórtuus, et sepúltus, descéndit ad ínferos, tértia die
resurréxit a mórtuis, ascéndit ad cælos, sedet ad déxteram Dei Patris
omnipoténtis, inde ventúrus est iudicáre vivos et mórtuos.
Et in Spíritum Sanctum,
sanctam Ecclésiam cathólicam,
sanctórum communiónem,
remissiónem peccatórum,
carnis resurrectiónem,
vitam ætérnam. Amen.
Credo
Niceno-Costantinopolitano
Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù
Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre
prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero
da Dio vero, generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono
state create.
Per noi uomini e per la nostra
salvezza discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo si è
incarnato nel seno della Vergine
Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio
Pilato, mori e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture, è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti, e il suo
regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita, e procede
dal Padre e dal Figlio. Con il Padre
e il Figlio è adorato e glorificato, e
ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa
cattolica e apostolica.
Professo un solo Battesimo per il
perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.
Amen.
Symbolum
Nicænum
Costantinopolitanum
Credo in unum Deum,
Patrem omnipoténtem,
Factorem cæli et terræ,
visibílium ómnium et invisibilium
Et in unum Dóminum Iesum
Christum,
Filium Dei unigénitum
et ex Patre natum
ante ómnia sǽcula:
Deum de Deo, Lumen de Lúmine,
Deum verum de Deo vero,
génitum, non factum, consubstantiálem Patri: per quem ómnia
facta sunt;
qui propter nos hómines
et propter nostram salútem,
descéndit de cælis, et incarnátus est
de Spíritu Sancto ex Maria Víirgine
et homo factus est, crucifíxus étiam
pro nobis sub Póntio Piláto, passus
et sepúltus est, et resurréxit tértia
die secúndum Scriptúras,
et ascéndit in cælum, sedet ad
déxteram Patris, et íterum ventúrus
est cum glória, iudicáre vivos et
mórtuos, cuius regni non erit finis.
Credo in Spíritum Sanctum, Dominum et vivificántem, qui ex Patre
Filióque procédit, qui cum Patre et
Fílio simul adorátur et conglorificátur, qui locútus est per prophétas.
Et unam sanctam cathólicam
et apostólicam Ecclésiam.
Confíteor unum Baptísma
in remissiónem peccatórum.
Et exspécto resurrectiónem mortuórum,
et vitam ventúri sæculi.
Amen.
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La professione
della fede cristiana |
33. Che cosa sono i Simboli della fede?
185-188; 192,197
Sono formule articolate, chiamate anche
«Professioni di fede» o «Credo», con cui la Chiesa, fin dalle sue
origini, ha espresso sinteticamente e trasmesso la propria fede con un
linguaggio normativa, comune a tutti i fedeli.
34. Quali sono i più antichi Simboli
della fede?
189-191
Sono i Simboli battesimali. Poiché
il Battesimo viene dato «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo» (Mt 28,19), le verità di fede ivi professate sono
articolate in riferimento alle tre Persone della Santissima Trinità.
35. Quali sono i più importanti Simboli
della fede?
193-195
Essi sono il Simbolo degli Apostoli,
che è l'antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma, e il Simbolo
niceno-costantinopolitano, frutto dei primi due Concili Ecumenici di
Nicea (325) e di Costantinopoli (381), ancora oggi comune a tutte le
grandi Chiese d'Oriente e d'Occidente.
« IO CREDO IN DIO, PADRE ONNIPOTENTE,
CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA »?
36. Perché la professione di fede inizia
con: «Io credo in Dio»?
198-199
Perché l'affermazione «Io credo in Dio» è
la più importante, la fonte di tutte le altre verità sull'uomo e sul
mondo, e di tutta la vita di ogni credente in lui.
37. Perché professiamo un solo
Dio?
200-202; 228
Perché egli si è rivelato al popolo
d'Israele come l'Unico, quando disse: «Ascolta, Israele, il Signore è
uno solo» (Dt 6,4), «non ce n'è altri» (Is 45,22). Gesù
stesso l'ha confermato: Dio è «l'unico Signore» (Mc 12,29).
Professare che Gesù e lo Spirito Santo sono anch'essi Dio e Signore non
introduce alcuna divisione nel Dio Uno.
38. Con quale nome Dio si rivela?
203-205; 230-231
A Mosè Dio si rivela come il Dio vivente,
«il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es
3,6). Allo stesso Mosè Dio rivela il suo nome misterioso: «Io Sono
Colui che Sono (YHWH)». Il nome ineffabile di Dio già nei tempi
dell'Antico Testamento fu sostituito dalla parola Signore. Così
nel Nuovo Testamento, Gesù, chiamato Signore, appare come vero
Dio.
39. Solo Dio «è»?
212-213
Mentre le creature hanno ricevuto da Dio
tutto ciò che sono e che hanno, Dio solo è in se stesso la pienezza
dell'essere e di ogni perfezione.
Egli è «Colui che è», senza origine e senza
fine. Gesù rivela che anch'egli porta il Nome divino: «Io sono» (Gv
8,28).
40. Perché è importante la rivelazione
del nome di Dio?
206-213
Nel rivelare il suo nome, Dio fa conoscere
le ricchezze contenute nel suo mistero ineffabile: egli solo è, da
sempre e per sempre, Colui che trascende il mondo e la storia. È lui che
ha fatto il cielo e la terra. È il Dio fedele, sempre vicino al suo
popolo per salvarlo. È il santo per eccellenza, «ricco di misericordia»
(Ef 2,4), sempre pronto a perdonare. È l'Essere spirituale,
trascendente, onnipotente, eterno, personale, perfetto. È verità e
amore.
«Dio è l'essere infinitamente perfetto che è la SS.ma
Trinità» (santo Toribio de Mogrovejo).
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41. In che senso Dio è la verità?
214-217; 231
Dio è la Verità stessa e come tale non
s'inganna e non può ingannare. Egli «è luce e in lui non ci sono
tenebre» (1 Gv 1,5). Il Figlio eterno di Dio, Sapienza
incarnata, è stato inviato nel mondo «per rendere testimonianza alla
Verità» (Gv 18,37).
42. In qual modo Dio rivela che egli è
amore?
218-221
Dio si rivela ad Israele come colui che ha
un amore più forte di quello di un padre o di una madre per i suoi figli
o di uno sposo per la sua sposa. Egli in se stesso «è Amore» (1 Gv
4,8.16), che si dona completamente e gratuitamente e che «ha tanto
amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché il mondo si salvi
per mezzo di lui» (Gv 3,16-17). Mandando il suo Figlio e lo
Spirito Santo, Dio rivela che egli stesso è eterno scambio d'amore.
43. Che cosa comporta credere in un solo
Dio?
222-227; 229
Credere in Dio, l'Unico, comporta:
conoscerne la grandezza e la maestà; vivere in rendimento di grazie;
fidarsi di lui sempre, anche nelle avversità; riconoscere l'unità e la
vera dignità di tutti gli uomini creati a sua immagine; usare rettamente
le cose da lui create.
44. Qual è il mistero centrale della
fede e della vita cristiana?
232-237
Il mistero centrale della fede e della vita
cristiana è il mistero della Santissima Trinità. I cristiani vengono
battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
45. Il mistero della Santissima Trinità
può essere conosciuto dalla sola ragione umana?
237
Dio ha lasciato qualche traccia del suo
Essere trinitario nella creazione e nell'Antico Testamento, ma
l'intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero
inaccessibile alla sola ragione umana, e anche alla fede d'Israele,
prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio e dell'invio dello Spirito
Santo. Tale mistero è stato rivelato da Gesù Cristo, ed è la sorgente di
tutti gli altri misteri.
46. Che cosa Gesù Cristo ci rivela del
mistero del Padre?
240-242
Gesù Cristo ci rivela che Dio è «Padre»,
non solo in quanto è Creatore dell'universo e dell'uomo, ma soprattutto
perché genera eternamente nel suo seno il Figlio, che è il suo Verbo,
«irradiazione della sua gloria, impronta della sua sostanza» (Eb
1,3).
47. Chi è lo Spirito Santo, rivelato a
noi da Gesù Cristo?
243-248
È la terza Persona della Santissima
Trinità. È Dio, uno e uguale al Padre e al Figlio. Egli «procede dal
Padre» (Gv 15,26), il quale, principio senza principio, è
l'origine di tutta la vita trinitaria. E procede anche dal Figlio
(Filioque), per il dono eterno che il Padre ne fa al Figlio. Inviato
dal Padre e dal Figlio incarnato, lo Spirito Santo guida la Chiesa «a
conoscere la Verità tutta intera» (Gv 16,13).
48. Come la Chiesa esprime la sua fede
trinitaria?
249-256; 266
La Chiesa esprime la sua fede trinitaria
confessando un solo Dio in tre Persone: Padre e Figlio e Spirito Santo.
Le tre Persone divine sono un solo Dio perché ciascuna di esse è
identica alla pienezza dell'unica e indivisibile natura divina. Esse
sono realmente distinte tra loro, per le relazioni che le mettono in
riferimento le une alle altre: il Padre genera il Figlio, il Figlio è
generato dal Padre, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.
49. Come operano le tre Persone divine?
257-260; 267
Inseparabili nella loro unica sostanza, le
Persone divine sono inseparabili anche nel loro operare: la Trinità ha
una sola e medesima operazione. Ma, nell'unico agire divino, ogni
Persona è presente secondo il modo che le è proprio nella Trinità.
«O mio Dio, Trinità che adoro... pacifica la mia
anima;fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del
tuo riposo. Che io non
ti lasci mai sola, ma che sia lì, con tutta me stessa, tutta
vigile nella mia fede, tutta adorante, tutta offerta alla
tua azione creatrice»
(beata Elisabetta della Trinità).
|
50. Che cosa significa che Dio è
onnipotente?
268-278
Dio si è rivelato come «il Forte, il
Potente» (Sal 24,8-10), colui al quale «nulla è impossibile»
(Lc 1,37). La sua onnipotenza è universale, misteriosa, e si
manifesta nel creare il mondo dal nulla e l'uomo per amore, ma
soprattutto nell'Incarnazione e nella Risurrezione del Suo Figlio, nel
dono dell'adozione filiale e nel perdono dei peccati. Per questo la
Chiesa rivolge la sua preghiera al «Dio onnipotente ed eterno» («Omnipotens
sempiterns Deus... »).
51. Perché è importante affermare: «In
principio Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1)?
279-289; 315
Perché la creazione è il fondamento di
tutti i divini progetti di salvezza; manifesta l'amore onnipotente e
sapiente di Dio; è il primo passo verso l'Alleanza dell'unico Dio con il
suo popolo; è l'inizio della storia della salvezza culminante in Cristo;
è una prima risposta agli interrogativi fondamentali dell'uomo circa la
propria origine e il proprio fine.
52. Chi ha creato il mondo?
290-292; 316
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono
il principio unico e indivisibile del mondo, anche se l'opera della
creazione del mondo è particolarmente attribuita a Dio Padre.
53. Perché è stato creato il mondo?
293-294; 319
Il mondo è stato creato per la gloria di
Dio, che ha voluto manifestare e comunicare la sua bontà, verità e
bellezza. Il fine ultimo della creazione è che Dio, in Cristo, possa
essere «tutto in tutti» (1 Cor 15,28), per la sua gloria e
per la nostra felicità.
«La gloria di Dio è l'uomo vivente e la
vita dell'uomo è la visione di Dio» (sant'Ireneo)
|
54. Come Dio ha creato l'universo?
295-301; 317-320
Dio ha creato l'universo liberamente con
sapienza e amore- II mondo non è il prodotto di una necessità, di un
destino cieco o del caso. Dio ha creato «dal nulla» (ex nihilo) (2
Mac 7,28) un mondo ordinato e buono, che egli trascende in modo
infinito. Dio conserva nell'essere la sua creazione e la sorregge,
dandole la capacità di agire e conducendo la al suo compimento, per
mezzo del suo Figlio e dello Spirito Santo.
55. In che cosa consiste la Provvidenza
divina?
302-306; 321
Essa consiste nelle disposizioni, con cui
Dio conduce le sue creature verso la perfezione ultima, alla quale Egli
le ha chiamate. Dio è l'autore sovrano del suo disegno. Ma per la sua
realizzazione si serve anche della cooperazione delle sue creature. Allo
stesso tempo, dona alle creature la dignità di agire esse stesse, di
essere causa le une delle altre.
56. Come l'uomo collabora con la
Provvidenza divina?
307-308; 323
All'uomo Dio dona e chiede, rispettando la
sua libertà, di collaborare con le sue azioni, le sue preghiere, ma
anche con le sue sofferenze, suscitando in lui «il volere e l'operare
secondo i suoi benevoli disegni» (Fil 2,13).
57. Se Dio è onnipotente e provvidente,
perché allora esiste il male?
309-310; 324,400
A questo interrogativo, tanto doloroso
quanto misterioso, può dare risposta soltanto l'insieme della
fede cristiana. Dio non è in alcun modo, né direttamente né
indirettamente, la causa del male. Egli illumina il mistero del male nel
suo Figlio, Gesù Cristo, che è morto e risorto per vincere quel grande
male morale, che è il peccato degli uomini e che è la radice degli altri
mali.
58. Perché Dio permette il male?
311-314; 324
La fede ci dà la certezza che Dio non
permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene. Dio
questo l'ha già mirabilmente realizzato in occasione della morte e
risurrezione di Cristo: infatti dal più grande male morale, l'uccisione
del suo Figlio, egli ha tratto i più grandi beni, la glorificazione di
Cristo e la nostra redenzione.
Il cielo e la terra
59. Che cosa ha creato Dio?
325-327
La Sacra Scrittura dice: «In principio Dio
creò il cielo e la terra» (Gn 1,1). La Chiesa, nella sua
Professione di fede, proclama che Dio è il creatore di tutte le cose
visibili e invisibili: di tutti gli esseri spirituali e materiali, cioè
degli angeli e del mondo visibile, e in modo particolare dell'uomo.
60. Chi sono gli angeli?
328-333; 350-351
Gli angeli sono creature puramente
spirituali, incorporee, invisibili e immortali, esseri personali dotati
di intelligenza e di volontà. Essi, contemplando incessantemente Dio a
faccia a faccia, Lo glorificano, Lo servono e sono i suoi messaggeri nel
compimento della missione di salvezza per tutti gli uomini.
61. In che modo gli angeli sono presenti
nella vita della Chiesa?
334-336; 352
La Chiesa si unisce agli angeli per adorare
Dio, invoca la loro assistenza e di alcuni celebra liturgicamente la
memoria.
«Ogni fedele ha al proprio fianco un
angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita»
(san Basilio Magna).
|
62. Che cosa insegna la Sacra Scrittura
circa la creazione del mondo visibile?
337-344
Attraverso il racconto dei «sei giorni»
della creazione, la Sacra Scrittura ci fa conoscere il valore del creato
e la sua finalità di lode a Dio e di servizio all'uomo.
Ogni cosa deve la propria esistenza a Dio,
dal quale riceve la propria bontà e perfezione, le proprie leggi e il
proprio posto nell'universo.
63. Qual è il posto dell'uomo nella
creazione?
343-344; 353
L'uomo è il vertice della creazione
visibile, in quanto è creato a immagine e somiglianza di Dio.
64. Che tipo di legame esiste tra le
cose create?
342; 354
Esiste tra le creature un'interdipendenza e
una gerarchia, volute da Dio. Nello stesso tempo, esiste un'unità e
solidarietà fra le creature, poiché tutte hanno il medesimo Creatore,
sono da Lui amate e sono ordinate alla sua gloria. Rispettare le leggi
iscritte nella creazione e i rapporti derivanti dalla natura delle cose,
è quindi un principio di saggezza e un fondamento della morale.
65. Che relazione c'è fra l'opera della
creazione e quella della redenzione?
345-349
L'opera della creazione culmina nell'opera
ancora più grande della redenzione. Infatti questa dà inizio alla nuova
creazione, nella quale tutto ritroverà il suo pieno senso e il suo
compimento.
L'uomo
66. In che senso l'uomo è creato a
«immagine di Dio»?
355-358
L'uomo è creato a immagine di Dio nel senso
che è capace di conoscere e di amare, nella libertà, il proprio
Creatore. È la sola creatura, su questa terra, che Dio ha voluto per se
stessa e che ha chiamato a condividere, nella conoscenza e nell'amore,
la sua vita divina. Egli, in quanto creato a immagine di Dio, ha la
dignità di persona: non è qualcosa, ma qualcuno, capace di conoscersi,
di donarsi liberamente e di entrare in comunione con Dio e con le altre
persone.
67. Per quale fine Dio ha creato l'uomo?
358-359; 381
Dio ha creato tutto per l'uomo, ma l'uomo è
stato creato per conoscere, servire e amare Dio, per offrir Gli in
questo mondo tutta la creazione in rendimento di grazie, ed essere
elevato alla vita con Dio in cielo. Solamente nel mistero del Verbo
incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo, predestinato a
riprodurre l'immagine del Figlio di Dio fatto uomo, che è la perfetta
«immagine del Dio invisibile» (Col 1,15).
68. Perché gli uomini formano un'unità?
360-361
Tutti gli uomini formano l'unità del genere
umano, per la comune origine che hanno da Dio. Dio, inoltre, ha creato
«da uno solo tutte le nazioni degli uomini» (At 17,26). Tutti,
poi, hanno un unico Salvatore e sono chiamati a condividere l'eterna
felicità di Dio.
69. Come nell'uomo l'anima e il corpo
formano un'unità?
362-365; 382
La persona umana è un essere insieme
corporeo e spirituale. Nell'uomo lo spirito e la materia formano
un'unica natura. Questa unità è così profonda che, grazie al principio
spirituale che è l'anima, il corpo, che è materiale, diventa un corpo
umano e vivente, e partecipa alla dignità di immagine di Dio.
70. Chi dona l'anima all'uomo?
362-365; 366-368; 382
L'anima spirituale non viene dai genitori,
ma è creata direttamente da Dio, ed è immortale. Separandosi dal corpo
al momento della morte, essa non perisce; si unirà nuovamente al corpo
nel momento della risurrezione finale.
71. Quale relazione Dio ha posto tra
l'uomo e la donna?
369-373; 383
L'uomo e la donna sono stati creati da Dio
in uguale dignità in quanto persone umane, e, nello stesso tempo, in una
reciproca complementarità, essendo maschio e femmina. Dio li ha voluti
l'uno per l'altro, per una comunione di persone. Insieme sono
anche chiamati a trasmettere la vita umana, formando nel matrimonio «una
sola carne» (Gn 24), e a dominare la terra come «amministratori»
di Dio.
72. Qual era la condizione originaria
dell'uomo secondo il progetto di Dio?
374-379; 384
Dio, creando l'uomo e la donna, aveva loro
donato una speciale partecipazione alla propria vita divina, in santità
e giustizia. Nel progetto di Dio l'uomo non avrebbe dovuto né soffrire
né morire. Inoltre regnava un'armonia perfetta nell'uomo in se stesso,
tra creatura e Creatore, tra uomo e donna, come pure tra la prima coppia
umana e tutta la creazione,
La caduta
73. Come si comprende la realtà del
peccato?
385-389
Nella storia dell'uomo è presente il
peccato. Tale realtà si chiarisce pienamente soltanto alla luce della
Rivelazione divina, e soprattutto alla luce di Cristo Salvatore di
tutti, che ha fatto sovrabbondare la grazia proprio là dove è abbondato
il peccato.
74. Che cos'è la caduta degli angeli?
391-395; 414
Con tale espressione si indica che Satana e
gli altri demoni, di cui parlano la Sacra Scrittura e la Tradizione
della Chiesa, da angeli creati buoni da Dio, si sono trasformati in
malvagi, perché, con libera e irrevocabile scelta, hanno rifiutato Dio e
il suo Regno, dando così origine all'inferno. Essi tentano di associare
l'uomo alla loro ribellione contro Dio; ma Dio afferma in Cristo la sua
sicura vittoria sul Maligno.
75. In che cosa consiste il primo
peccato dell'uomo?
396-403; 415-417
L'uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato
spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e,
disobbedendo Gli, ha voluto diventare «come Dio» senza Dio, e non
secondo Dio (Gn 3,5). Così Adamo ed Eva hanno perduto
immediatamente, per sé e per tutti i loro discendenti, la grazia
originale della santità e della giustizia.
76. Che cos'è il peccato originale?
404; 419
Il peccato originale, nel quale tutti gli
uomini nascono, è lo stato di privazione della santità e della giustizia
originali. È un peccato da noi «contratto», non «commesso»; è una
condizione di nascita, e non un atto personale. A motivo dell'unità di
origine di tutti gli uomini, esso si trasmette ai discendenti di Adamo
con la natura umana, «non per imitazione, ma per propagazione». Questa
trasmissione rimane un mistero che non possiamo comprendere appieno.
77. Quali altre conseguenze provoca il
peccato originale?
405-409; 418
In conseguenza del peccato originale la
natura umana, senza essere interamente corrotta, è ferita nelle sue
forze naturali, è sottoposta all'ignoranza, alla sofferenza, al potere
della morte, ed è incline al peccato. Tale inclinazione è chiamata
concupiscenza.
78. Dopo il primo peccato, che cosa ha
fatto Dio?
410-412; 420
Dopo il primo peccato, il mondo è stato
inondato di peccati, ma Dio non ha abbandonato l'uomo in potere della
morte, ma, al contrario, gli ha predetto in modo misterioso - nel
«Protovangelo» (Gn 3,15) - che il male sarebbe stato vinto e
l'uomo sollevato dalla caduta. E il primo annuncio del Messia redentore.
Perciò la caduta sarà perfino chiamata felice colpa, perché «ha
meritato un tale e così grande Redentore» (Liturgia della Veglia
pasquale).
CAPITOLO SECONDO
CREDO IN GESÙ CRISTO,
IL FIGLIO UNIGENITO DI DIO
79. Qual è la Buona Novella per l'uomo?
422-424
È l'annunzio di Gesù Cristo, «il Figlio del
Dio vivente» (Mt 16,16), morto e risorto. AI tempo del re Erode e
dell'imperatore Cesare Augusto, Dio ha adempiuto le promesse fatte ad
Abramo e alla sua discendenza mandando «suo Figlio, nato da donna, nato
sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perché
ricevessimo l'adozione a figli» (Gal 4,4-5).
80. Come si diffonde questa Buona
Novella?
425-429
Fin dall'inizio i primi discepoli hanno
avuto l'ardente desiderio di annunziare Gesù Cristo, allo scopo di
condurre tutti alla fede in lui. Anche oggi, dall'amorosa conoscenza di
Cristo nasce il desiderio di evangelizzare e catechizzare, cioè svelare
nella sua persona l'intero disegno di Dio e mettere l'umanità in
comunione con lui.
« E IN GESÙ CRISTO, SUO UNICO FIGLIO,
NOSTRO SIGNORE »
81. Che cosa significa il nome «Gesù»?
430-435; 452
Dato dall'Angelo al momento
dell'Annunciazione, il nome «Gesù» significa «Dio salva». Esso esprime
la sua identità e la sua missione, «perché è lui che salverà il suo
popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Pietro afferma che «non vi è
sotto il cielo altro Nome dato agli uomini nel quale è stabilito che
possiamo essere salvati» (At 4,12).
82. Perché Gesù è chiamato «Cristo »?
436-440; 453
«Cristo» in greco, «Messia» in ebraico,
significa «unto». Gesù è il Cristo perché è consacrato da Dio, unto
dello Spirito Santo per la missione redentrice. È il Messia atteso da
Israele, mandato nel mondo dal Padre. Gesù ha accettato il titolo di
Messia precisandone tuttavia il senso: «Disceso dal cielo» (Gv
3,13), crocifisso e poi risuscitato, egli è il Servo Sofferente «che dà
la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Dal nome Cristo
è venuto a noi il nome di cristiani.
83. In che senso Gesù è il «Figlio
Unigenito di Dio»?
441-445; 454
Egli lo è in senso unico e perfetto. Al
momento del Battesimo e della Trasfigurazione, la voce del Padre designa
Gesù come suo «Figlio prediletto». Presentando se stesso come il Figlio
che «conosce il Padre» (Mt 11,27), Gesù afferma la sua relazione
unica ed eterna con Dio suo Padre. Egli è «il Figlio Unigenito di Dio»
(1 Gv 2,23), la seconda Persona della Trinità. È il centro
della predicazione apostolica: gli Apostoli hanno visto «la sua gloria,
come di Unigenito dal Padre» (Gv 1,14).
84. Che cosa significa il titolo
«Signore»?
446-451; 455
Nella Bibbia, questo titolo designa
abitualmente Dio Sovrano. Gesù lo attribuisce a se stesso e rivela la
sua sovranità divina mediante il suo potere sulla natura, sui demoni,
sul peccato e sulla morte, soprattutto con la sua Risurrezione. Le prime
confessioni cristiane proclamano che la potenza, l'onore e la gloria
dovuti a Dio Padre sono propri anche di Gesù: Dio «gli ha dato il Nome
che è al di sopra di ogni altro nome» (Fil 2,11).
Egli è il Signore del mondo e della storia,
il solo a cui l'uomo debba sottomettere interamente la propria libertà
personale.
« GESÙ CRISTO
FU CONCEPITO PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO,
NACQUE DA MARIA VERGINE »
85. Perché il Figlio di Dio si è fatto
uomo?
456-460
Il Figlio di Dio si è incarnato nel seno
della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, per noi uomini e per
la nostra salvezza, ossia: per riconciliare noi peccatori con Dio; per
farci conoscere il suo amore infinito; per essere il nostro modello di
santità; per farci «partecipi della natura divina» (2 Pt 1,4).
86. Che cosa significa la parola
«Incarnazione »?
461-463; 483
La Chiesa chiama «Incarnazione» il Mistero
dell'ammirabile unione della natura divina e della natura umana
nell'unica Persona divina del Verbo. Per realizzare la nostra salvezza,
il Figlio di Dio si è fatto «carne» (Gv 1,14) diventando
veramente uomo. La fede nell'Incarnazione è segno distintivo della fede
cristiana.
87. In che modo Gesù Cristo è vero Dio e
vero uomo?
464-467; 469
Gesù è inscindibilmente vero Dio e vero
uomo, nell'unità della sua Persona divina. Egli, il Figlio di Dio, che è
«generato, non creato, della stessa sostanza del Padre», si è fatto vero
uomo, nostro fratello, senza con ciò cessare di essere Dio, nostro
Signore.
88. Che cosa insegna a questo riguardo
il Concilio di Calcedonia (anno 451)?
467
Il Concilio di Calcedonia insegna a
confessare «un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo,
perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità; vero Dio e
vero uomo, composto di anima razionale e di corpo; consostanziale al
Padre per la divinità, con sostanziale a noi per l'umanità, "simile in
tutto a noi, fuorché nel peccato" (Eb 4,15); generato dal Padre
prima dei secoli secondo la divinità e, in questi ultimi tempi, per noi
e per la nostra salvezza, nato da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo
l'umanità».
89. Come la Chiesa esprime il Mistero
dell'Incarnazione?
464-469; 479-481
Lo esprime affermando che Gesù Cristo è
vero Dio e vero uomo, con due nature, la divina e l'umana, non confuse,
ma unite nella Persona del Verbo. Pertanto, nell'umanità di Gesù, tutto
- miracoli, sofferenza, morte - dev'essere attribuito alla sua Persona
divina che agisce attraverso la natura umana assunta.
«O Figlio Unigenito e Verbo di Dio, tu che
sei immortale, per la nostra salvezza ti sei degnato
d'incarnarli nel seno della santa Madre di Dio e sempre
Vergine Maria (...). Tu che sei
Uno della Santa Trinità, glorificato con il Padre e lo
Spirito Santo, salvaci!» (Liturgia Bizantina di san
Giovanni Crisostomo).
|
90. Il Figlio di Dio fatto uomo aveva
un'anima con una conoscenza umana?
470-474 ;482
Il Figlio di Dio ha assunto un corpo
animato da un'anima razionale umana. Con la sua intelligenza umana Gesù
ha appreso molte cose attraverso l'esperienza. Ma anche come uomo il
Figlio di Dio aveva una conoscenza intima e immediata di Dio suo Padre.
Penetrava ugualmente i pensieri segreti degli uomini e conosceva
pienamente i disegni eterni che egli era venuto a rivelare.
91. Come si accordano le due volontà del
Verbo incarnato?
475; 482
Gesù ha una volontà divina e una volontà
umana. Nella sua vita terrena, il Figlio di Dio ha umanamente voluto ciò
che ha divinamente deciso con il Padre e lo Spirito Santo per la nostra
salvezza. La volontà umana di Cristo segue, senza opposizione o
riluttanza, la volontà divina, o, meglio, è ad essa sottoposta.
92. Cristo aveva un vero corpo umano?
476-477
Cristo ha assunto un vero corpo umano
attraverso il quale Dio invisibile si è reso visibile. Per questa
ragione Cristo può essere rappresentato e venerato nelle sante immagini.
93. Che cosa rappresenta il Cuore di
Gesù?
478
Gesù ci ha conosciuti e amati con un cuore
umano. Il suo Cuore trafitto per la nostra salvezza è il simbolo di
quell'infinito amore, col quale egli ama il Padre e ciascuno degli
uomini.
94. «Concepito per opera dello Spirito
Santo... »: che cosa significa quest'espressione?
484-486
Significa che la Vergine Maria ha concepito
il Figlio eterno nel suo grembo per opera dello Spirito Santo e senza la
collaborazione di uomo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te» (Lc
1,35), le ha detto l'Angelo nell' Annunciazione.
95. «...Nato dalla Vergine Maria »:
perché Maria è veramente la Madre di Dio?
495; 509
Maria è veramente Madre di Dio
perché è la madre di Gesù (Gv 2,1; 19,25). In effetti, colui che
è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che è diventato
veramente suo Figlio, è il Figlio eterno di Dio Padre. È Dio egli
stesso.
96. Che cosa significa «Immacolata
Concezione»?
487-492; 508
Dio ha scelto gratuitamente Maria da tutta
l'eternità perché fosse la Madre di suo Figlio: per compiere tale
missione, è stata concepita immacolata. Questo significa che, per
la grazia di Dio e in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Maria è
stata preservata dal peccato originale fin dal suo concepimento.
97. Come collabora Maria al disegno
divino della salvezza?
493-494; 508-511
Per la grazia di Dio Maria è rimasta immune
da ogni peccato personale durante l'intera sua esistenza. È la «piena di
grazia» (Lc 1 ,28), la «Tutta Santa». Quando l'Angelo le annuncia
che avrebbe dato alla luce «il Figlio dell' Altissimo» (Lc 1,32),
ella dà liberamente il proprio assenso con «l'obbedienza della fede»
(Rm 1,5). Maria si offre totalmente alla Persona e all'opera del suo
Figlio Gesù, abbracciando con tutta l'anima la volontà divina di
salvezza.
98. Che cosa significa la concezione
verginale di Gesù?
496-498; 503
Significa che Gesù è stato concepito nel
grembo della Vergine per la sola potenza dello Spirito Santo, senza
intervento dell'uomo. Egli è Figlio del Padre celeste secondo la natura
divina e Figlio di Maria secondo la natura umana, ma propriamente Figlio
di Dio nelle due nature, essendoci in lui una sola Persona, quella
divina.
99. In che senso Maria è «sempre
Vergine»?
499-507; 510-511
Nel senso che ella è «rimasta Vergine nel
concepimento del Figlio suo, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine
madre, Vergine perpetua» (sant'Agostino). Pertanto, quando i Vangeli
parlano di «fratelli e sorelle di Gesù», si tratta di parenti prossimi
di Gesù, secondo un'espressione adoperata nella Sacra Scrittura.
100. In che modo la maternità spirituale
di Maria è universale?
501-507; 511
Maria ha un unico Figlio, Gesù, ma in lui
la sua maternità spirituale si estende a tutti gli uomini che egli è
venuto a salvare. Obbediente al fianco del nuovo Adamo, Gesù Cristo, la
Vergine è la nuova Eva, la vera madre dei viventi, che coopera
con amore di madre alla loro nascita e alla loro formazione nell'ordine
della grazia. Vergine e Madre, Maria è la figura della Chiesa, la sua
più perfetta realizzazione.
101. In che senso tutta la vita di
Cristo è Mistero?
512-521; 561-562
Tutta la vita di Cristo è evento di
rivelazione. Ciò che è visibile nella vita terrena di Gesù conduce al
suo Mistero invisibile, soprattutto al Mistero della sua
filiazione divina: «Chi vede me, vede il Padre» (Gv 14,19).
Inoltre, anche se la salvezza viene compiutamente dalla Croce e dalla
Risurrezione, la vita intera di Cristo è Mistero di salvezza,
perché tutto ciò che Gesù ha fatto, detto e sofferto aveva come scopo di
salvare l'uomo decaduto e di ristabilirlo nella sua vocazione di figlio
di Dio.
102. Quali sono state le preparazioni ai
Misteri di Gesù?
522-524
Vi è anzitutto una lunga speranza durata
per molti secoli, che noi riviviamo durante la celebrazione liturgica
del tempo dell'Avvento. Oltre all'oscura attesa che ha posto nel cuore
dei pagani, Dio ha preparato la venuta del suo Figlio tramite l'Antica
Alleanza, fino a Giovanni Battista che è l'ultimo e il più grande
dei profeti.
103. Che cosa insegna il Vangelo sui
Misteri della nascita e dell'infanzia di Gesù?
525-530; 563-564
A Natale, la gloria del Cielo si
manifesta nella debolezza di un bambino; la circoncisione di Gesù
è segno della sua appartenenza al popolo ebraico e prefigurazione del
nostro Battesimo; l'Epifania è la manifestazione del Re-Messia
d'Israele a tutte le genti; nella sua presentazione al tempio, in
Simeone e Anna è tutta l'attesa di Israele che viene all'incontro
con il suo Salvatore; la fuga in Egitto e la strage degli
innocenti annunciano che l'intera vita di Cristo sarà sotto il segno
della persecuzione; il suo ritorno dall'Egitto ricorda l'Esodo e
presenta Gesù come il nuovo Mosè: è lui il vero e definitivo liberatore.
104. Quale insegnamento ci offre la vita
nascosta di Gesù a Nazaret?
533-534; 564
Durante la vita nascosta a Nazaret
Gesù rimane nel silenzio di una esistenza ordinaria. Ci permette così di
essere in comunione con lui nella santità di una vita quotidiana
intessuta di preghiera, di semplicità, di lavoro, di amore familiare. La
sua sottomissione a Maria e a Giuseppe, suo padre putativo, è
un'immagine della sua obbedienza filiale al Padre. Maria e Giuseppe, con
la loro fede, accolgono il Mistero di Gesù, pur non comprendendolo
sempre.
105. Perché Gesù riceve da Giovanni il
«battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Lc
3,3)?
535-537; 565
Per dare inizio alla sua vita pubblica e
anticipare il «Battesimo» della sua morte: accetta così, pur essendo
senza peccato, di essere annoverato tra i peccatori, lui, «l'Agnello di
Dio che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29). Il Padre lo
proclama suo «Figlio prediletto» (Mt 3,17) e lo Spirito discende
su di lui. Il Battesimo di Gesù è la prefigurazione del nostro
Battesimo.
106. Che cosa rivelano le tentazioni di
Gesù nel deserto?
538-540; 566
Le tentazioni di Gesù nel deserto
ricapitolano quella di Adamo nel paradiso e
quelle d'Israele nel deserto. Satana tenta
Gesù nella sua obbedienza alla missione affidatagli dal Padre. Cristo,
nuovo Adamo, resiste e la sua vittoria annuncia quella della sua
passione, suprema obbedienza del suo amore filiale. La Chiesa si unisce
a questo Mistero in particolare nel tempo liturgico della Quaresima.
107. Chi è invitato a far parte del
Regno di Dio, annunciato e realizzato da Gesù?
541-546; 567
Gesù invita a far parte del Regno di Dio
tutti gli uomini. Anche il peggior peccatore è chiamato a convertirsi e
ad accettare l'infinita misericordia del Padre. Il Regno appartiene, già
qui sulla terra, a coloro che lo accolgono con cuore umile. È ad essi
che sono rivelati i suoi Misteri.
108. Perché Gesù manifesta il Regno
attraverso segni e miracoli?
547-550; 567
Gesù accompagna la sua parola con segni
e miracoli per attestare che il Regno è presente in lui, il
Messia. Sebbene egli guarisca alcune persone, non è venuto per eliminare
tutti i mali quaggiù, ma per liberarci anzitutto dalla schiavitù del
peccato. La cacciata dei demoni annuncia che la sua Croce sarà
vittoriosa sul «principe di questo mondo» (Gv 12,31).
109. Nel Regno, quale autorità Gesù
conferisce ai suoi Apostoli?
551-553; 567
Gesù sceglie i Dodici, futuri
testimoni della sua Risurrezione, e li fa partecipi della sua missione e
della sua autorità per insegnare, assolvere dai peccati, edificare e
governare la Chiesa. In questo Collegio Pietro riceve «le chiavi del
Regno» (Mt 16,19) e occupa il primo posto, con la missione di
custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli.
110. Quale significato ha la
Trasfigurazione?
554-556; 568
Nella Trasfigurazione appare anzitutto la
Trinità: «Il Padre nella voce, il Figlio nell'uomo, lo Spirito nella
nube brillante» (san Tommaso d'Aquino). Evocando con Mosè ed Elia la sua
«dipartita» (Lc 9,31), Gesù mostra che la sua gloria passa
attraverso la Croce e dà un anticipo della sua risurrezione e della sua
gloriosa venuta, «che trasfigurerà il nostro misero corpo per
conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3,21).
«Tu ti sei trasfigurato sul monte e, nella
misura in cui ne erano capaci, i tuoi discepoli hanno
contemplato la tua Gloria, Cristo Dio, affinché, quando ti
avrebbero visto crocifisso, comprendessero che la tua
Passione era volontaria e annunziassero al mondo che tu sei
veramente l'irradiazione del Padre»
(Liturgia Bizantina).
|
111. Come avviene l'entrata messianica a
Gerusalemme?
557-560; 569-570
Nel tempo stabilito Gesù decide di salire a
Gerusalemme per soffrire la sua passione, morire e risuscitare. Come Re
Messia che manifesta la venuta del Regno, egli entra nella sua città sul
dorso di un asino. È accolto dai piccoli, la cui acclamazione è ripresa
nel Sanctus eucaristico: «Benedetto colui che viene nel nome del
Signore! Osanna (salvaci)» (Mt 21,9), La liturgia della Chiesa dà
inizio alla Settimana Santa con la celebrazione di questa entrata a
Gerusalemme.
« GESÙ CRISTO PATÌ SOTTO PONZIO PILATO,
FU CROCIFISSO, MORÌ E FU SEPOLTO»
112. Qual è l'importanza del Mistero
pasquale di Gesù?
571-573
Il Mistero pasquale di Gesù, che comprende
la sua passione, morte, risurrezione e glorificazione, è al centro della
fede cristiana, perché il disegno salvifico di Dio si è compiuto una
volta per tutte con la morte redentrice del suo Figlio, Gesù Cristo.
113. Con quali accuse Gesù è stato
condannato?
574-576
Alcuni capi d'Israele accusarono Gesù di
agire contro la Legge, contro il tempio di Gerusalemme, e in particolare
contro la fede nel Dio unico, perché Egli si proclamava Figlio di Dio.
Per questo lo consegnarono a Pilato, perché lo condannasse a morte.
114. Come si è comportato Gesù verso la
Legge di Israele?
577-582; 592
Gesù non ha abolito la Legge data da Dio a
Mosè sul Sinai, ma l'ha portata a compimento dandone l'interpretazione
definitiva. È il Legislatore divino che esegue integralmente questa
Legge. Inoltre egli, il Servo fedele, offre con la sua morte espiatrice
il solo sacrificio capace di redimere tutte «le colpe commesse dagli
uomini sotto la prima Alleanza» (Eb 9,15).
115. Quale fu l'atteggiamento di Gesù
verso il tempio di Gerusalemme?
583-586; 593
Gesù è stato accusato di ostilità nei
confronti del Tempio. Eppure l'ha venerato come «la dimora di suo Padre»
(Gv 2,16) e li ha dettato una parte importante del suo insegnamento. Ma
ne ha anche predetto la distruzione, in relazione con la propria morte,
e si è presentato lui stesso come la dimora definitiva di Dio in mezzo
agli uomini.
116. Gesù ha contraddetto la fede
d'Israele nel Dio unico e salvatore?
587-591; 594
Gesù non ha mai contraddetto la fede in un
Dio unico, neppure quando compiva l'opera divina per eccellenza che
adempiva le promesse messianiche e lo rivelava uguale a Dio: il perdono
dei peccati. La richiesta di Gesù di credere in lui e di convertirsi
permette di capire la tragica incomprensione del Sinedrio che ha stimato
Gesù meritevole di morte perché bestemmiatore.
117. Chi è responsabile della morte di
Gesù?
595-598
La passione e la morte di Gesù non possono
essere imputate indistintamente né a tutti gli Ebrei allora viventi, né
agli altri Ebrei venuti dopo nel tempo e nello spazio. Ogni singolo
peccatore, cioè ogni uomo, è realmente causa e strumento delle
sofferenze del Redentore, e più gravemente colpevoli sono coloro,
soprattutto se cristiani, che più spesso ricadono nel peccato o si
dilettano nei vizi.
118. Perché la morte di Cristo fa parte
del disegno di Dio?
599-605; 619
Per riconciliare con sé tutti gli uomini
votati alla morte a causa del peccato, Dio ha preso l'iniziativa
amorevole di mandare suo Figlio perché si consegnasse alla morte per i
peccatori. Annunciata nell'Antico Testamento, in particolare come
sacrificio del Servo sofferente, la morte di Gesù avvenne «secondo le
Scritture».
119. In quale modo Cristo ha offerto se
stesso al Padre?
606-609; 620
Tutta la vita di Cristo è libera offerta al
Padre per compiere il suo disegno di salvezza. Egli dà «la sua vita in
riscatto per molti» (Mc 10,45) e in tal modo riconcilia con Dio
tutta l'umanità. La sua sofferenza e la sua morte manifestano come la
sua umanità sia lo strumento libero e perfetto dell'Amore divino che
vuole la salvezza di tutti gli uomini.
120. Come si esprime nell'ultima Cena
l'offerta di Gesù?
610-611; 620
Nell'ultima Cena con gli Apostoli alla
vigilia della Passione Gesù anticipa, cioè significa e realizza in
anticipo l'offerta volontaria di se stesso: «Questo è il mio corpo che
è dato per voi», «questo è il mio sangue, che è versato...»
(Lc 22,19-20). Egli istituisce così al tempo stesso l'Eucaristia
come «memoriale» (1 Cor 11,25) del suo sacrificio, e i suoi
Apostoli come sacerdoti della nuova Alleanza.
121. Che cosa avviene nell'agonia
dell'orto del Getsemani?
612
Malgrado l'orrore che procura la morte
nell'umanità tutta santa di colui che è 1'«Autore della Vita» (At
3,15), la volontà umana del Figlio di Dio aderisce alla volontà del
Padre: per salvarci, Gesù accetta di portare i nostri peccati nel suo
corpo «facendosi ubbidiente fino alla morte» (Fil 2,8).
122. Quali sono gli effetti del
sacrificio di Cristo sulla Croce?
613-617; 622-623
Gesù ha liberamente offerto la sua vita in
sacrificio espiatorio, cioè ha riparato le nostre colpe con la piena
obbedienza del suo amore fino alla morte. Questo «amore fino alla fine»
(Gv 13,1) del Figlio di Dio riconcilia con il Padre tutta
l'umanità. Il sacrificio pasquale di Cristo riscatta quindi gli uomini
in modo unico, perfetto e definitivo, e apre loro la comunione con Dio.
123. Perché Gesù chiama i suoi discepoli
a prendere la loro croce?
618
Chiamando i suoi discepoli a «prendere la
loro croce e a seguirlo» (Mt 16,24), Gesù vuole associare al suo
sacrificio redento re quegli stessi che ne sono i primi beneficiari.
124. In quali condizioni era il corpo di
Cristo mentre si trovava nella tomba?
624-630
Cristo ha conosciuto una vera morte e una
vera sepoltura. Ma la virtù divina ha preservato il suo corpo dalla
corruzione.
« GESÙ CRISTO DISCESE AGLI INFERI,
RISUSCITÒ DAI MORTI IL TERZO GIORNO »
125. Che cosa sono «gli inferi », nei
quali Gesù discese?
632-637
Gli «inferi» - diversi dall'inferno
della dannazione - costituivano lo stato di tutti coloro, giusti e
cattivi, che erano morti prima di Cristo. Con l'anima unita alla sua
Persona divina Gesù ha raggiunto negli inferi i giusti che attendevano
il loro Redentore per accedere infine alla visione di Dio. Dopo aver
vinto, mediante la sua morte, la morte e il diavolo «che della morte ha
il potere» (Eb 2,14), ha liberato i giusti in attesa del
Redentore e ha aperto loro le porte del Cielo.
126. Che posto occupa la Risurrezione di
Cristo nella nostra fede?
631,638
La Risurrezione di Gesù è la verità
culminante della nostra fede in Cristo e rappresenta, con la Croce, una
parte essenziale del Mistero pasquale.
127. Quali «segni» attestano la
Risurrezione di Gesù?
639-644; 656-657
Oltre al segno essenziale costituito dalla
tomba vuota, la Risurrezione di Gesù è attestata dalle donne che
incontrarono per prime Gesù e l'annunciarono agli Apostoli. Gesù poi
«apparve a Cefa (Pietro), e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più
di cinquecento fratelli in una sola volta» (1 Cor 15,5-6)
e ad altri ancora. Gli Apostoli non hanno potuto inventare la
risurrezione, poiché questa appariva loro impossibile: infatti Gesù li
ha anche rimproverati per la loro incredulità.
128. Perché la Risurrezione è al tempo
stesso un avvenimento trascendente?
647; 656-657
Pur essendo un avvenimento storico,
constatabile e attestato attraverso segni e testimonianze, la
Risurrezione, in quanto entrata dell'umanità di Cristo nella gloria di
Dio, trascende e supera la storia, come mistero della fede. Per questo
motivo, Cristo risorto non si manifestò al mondo, ma ai suoi discepoli,
rendendoli suoi testimoni davanti al popolo.
129. Qual è lo stato del corpo risorto
di Gesù?
645-646
La Risurrezione di Cristo non è stata un
ritorno alla vita terrena. Il suo corpo risuscitato è quello che è stato
crocifisso e porta i segni della sua Passione, ma è ormai partecipe
della vita divina con le proprietà di un corpo glorioso. Per questa
ragione Gesù risorto è sovranamente libero di apparire ai suoi discepoli
come e dove vuole e sotto aspetti diversi.
130. In che modo la Risurrezione è opera
della Santissima Trinità?
648-650
La Risurrezione di Cristo è un'opera
trascendente di Dio. Le tre Persone agiscono insieme secondo ciò che è
loro proprio: il Padre manifesta la sua potenza; il Figlio «riprende» la
vita che ha liberamente offerto (Gv 10,17) riunendo la sua anima
e il suo corpo, che lo Spirito vivifica e glorifica.
131. Quali sono il senso e la portata
salvifica della Risurrezione?
651-655; 658
La Risurrezione è il culmine
dell'Incarnazione. Essa conferma la divinità di Cristo, come pure tutto
ciò che Egli ha fatto e insegnato, e realizza tutte le promesse divine
in nostro favore. Inoltre, il Risorto, vincitore del peccato e della
morte, è il principio della nostra giustificazione e della nostra
Risurrezione: fin d'ora ci procura la grazia dell'adozione filiale, che
è reale partecipazione alla sua vita di Figlio unigenito; poi, alla fine
dei tempi, egli risusciterà il nostro corpo.
« GESÙ SALÌ AL CIELO,
SIEDE ALLA DESTRA DEL PADRE ONNIPOTENTE »
132. Che cosa rappresenta l'Ascensione?
659-667
Dopo quaranta giorni da quando si era
mostrato agli Apostoli sotto i tratti di un'umanità ordinaria, che
velavano la sua gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla
destra del Padre. Egli è il Signore che regna ormai con la sua umanità
nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in
nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà la
speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto.
« DI LÀ VERRÀ A GIUDICARE I VIVI E I
MORTI »
133. Come regna ora il Signore Gesù?
668-674 ;680
Signore del cosmo e della storia, Capo
della sua Chiesa, Cristo glorificato permane misteriosamente sulla
terra, dove il suo regno è già presente come germe e inizio nella
Chiesa. Un giorno ritornerà glorioso, ma non ne conosciamo il tempo. Per
questo viviamo nella vigilanza, pregando: «Vieni, Signore» (Ap
22,20).
134. Come si realizzerà la venuta del
Signore nella gloria?
675-677; 680
Dopo l'ultimo sconvolgimento cosmico di
questo mondo che passa, la venuta gloriosa di Cristo avverrà con il
trionfo definitivo di Dio nella Parusia e con l'ultimo Giudizio. Si
compirà cosi il Regno di Dio.
135. Come Cristo giudicherà i vivi e i
morti?
678-679; 681-682
Cristo giudicherà con il potere che ha
acquisito come Redentore del mondo, venuto a salvare gli uomini. I
segreti dei cuori saranno svelati, come pure la condotta di ciascuno
verso Dio e verso il prossimo. Ogni uomo sarà colmato di vita o dannato
per l'eternità a seconda delle sue opere. Così si realizzerà «la
pienezza di Cristo» (Ef 4,13), nella quale «Dio sarà tutto in
tutti» (1 Cor 15,28).
CAPITOLO TERZO
CREDO NELLO SPIRITO SANTO
«CREDO NELLO SPIRITO SANTO»
136. Che cosa vuoi dire la Chiesa quando
professa: «Credo nello Spirito Santo»?
683-686
Credere nello Spirito Santo è professare la
terza Persona della Santissima Trinità, che procede dal Padre e dal
Figlio ed è «adorato e glorificato con il Padre e il Figlio». Lo Spirito
è stato «mandato nei nostri cuori» (Gal 4,6), affinché riceviamo
la nuova vita di figli di Dio.
137. Perché la missione del Figlio e
dello Spirito sono inseparabili?
687-690; 742-743
Nella Trinità indivisibile, il Figlio e lo
Spirito sono distinti ma inseparabili. Dal principio alla fine dei
tempi, infatti, quando il Padre invia suo Figlio, invia anche il suo
Spirito che ci unisce a Cristo nella fede, affinché possiamo, da figli
adottivi, chiamare Dio «Padre» (Rm 8,15). Lo Spirito è
invisibile, ma noi lo conosciamo attraverso la sua azione quando ci
rivela il Verbo e quando agisce nella Chiesa.
138. Quali sono gli appellativi dello
Spirito Santo?
691-693
«Spirito Santo» è il nome proprio della
terza Persona della Santissima Trinità. Gesù lo chiama anche: Spirito
Paraclito (Consolatore, Avvocato) e Spirito di Verità. Il Nuovo
Testamento lo chiama pure: Spirito di Cristo, del Signore, di Dio,
Spirito della gloria, della promessa.
139. Con quali simboli si rappresenta lo
Spirito Santo?
694-701
Sono numerosi: l'acqua viva, che
scaturisce dal cuore trafitto di Cristo e disseta i battezzati;
l'unzione con l'olio, che è il segno sacramentale della
Confermazione; il fuoco, che trasforma ciò che tocca; la nube,
oscura o luminosa, in cui si rivela la gloria divina;
l'imposizione delle mani, per cui viene dato lo Spirito; la
colomba, che scende su Cristo e rimane su di lui al battesimo.
140. Che cosa significa che lo Spirito
«ha parlato per mezzo dei profeti»?
687-688; 702-706; 743
Con il termine profeti si intende
quanti furono ispirati dallo Spirito Santo per parlare in nome di Dio.
Lo Spirito porta le profezie dell'Antico Testamento a pieno compimento
in Cristo, di cui svela il mistero nel Nuovo Testamento.
141. Che cosa compie lo Spirito Santo in
Giovanni Battista?
717-720
Lo Spirito riempie Giovanni Battista,
l'ultimo profeta dell' Antico Testamento, il quale, sotto la sua azione,
è mandato a «preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc
1,17) e ad annunciare la venuta di Cristo, Figlio di Dio: colui sul
quale ha visto scendere e rimanere lo Spirito, «colui che battezza in
Spirito» (Gv 1,33).
142. Qual è l'opera dello Spirito in
Maria?
721-726; 744
Lo Spirito Santo porta a compimento in
Maria le attese e la preparazione dell'Antico Testamento alla venuta di
Cristo. In maniera unica la riempie di grazia e rende la sua verginità
feconda, per dare alla luce il Figlio di Dio incarnato. Fa di lei la
Madre del «Cristo totale», cioè di Gesù Capo e della Chiesa suo corpo.
Maria è presente fra i Dodici il giorno della Pentecoste, quando lo
Spirito inaugura gli «ultimi tempi» con la manifestazione della Chiesa.
143. Quale relazione c'è tra lo Spirito
e Cristo Gesù, nella sua missione terrena?
727-730; 745- 746
Il Figlio di Dio attraverso l'unzione dello
Spirito è consacrato Messia nella sua umanità fin dall'Incarnazione.
Egli lo rivela nel suo insegnamento, compiendo la promessa fatta ai
Padri, e lo comunica alla Chiesa nascente, alitando sugli Apostoli dopo
la sua Risurrezione.
144. Che cosa accade a Pentecoste?
731-732; 738
Cinquanta giorni dopo la sua Risurrezione,
a Pentecoste, Gesù Cristo glorificato effonde lo Spirito a profusione e
lo manifesta come Persona divina, sicché la Trinità Santa è pienamente
rivelata. La Missione di Cristo e dello Spirito diviene la Missione
della Chiesa, inviata per annunziare e diffondere il mistero della
comunione trinitaria.
«Abbiamo visto la vera Luce, abbiamo
ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato la vera fede:
adoriamo la Trinità indivisibile perché ci ha salvati»
(Liturgia Bizantina, Tropario dei Vespri di Pentecoste).
|
145. Che cosa fa lo Spirito nella
Chiesa?
733-741; 747
Lo Spirito edifica, anima e santifica la
Chiesa: Spirito d'Amore, egli ridona ai battezzati la somiglianza divina
perduta a causa del peccato e li fa vivere in Cristo, della Vita stessa
della Trinità Santa. Li manda a testimoniare la Verità di Cristo e li
organizza nelle loro mutue funzioni, affinché tutti portino «il frutto
dello Spirito» (Gal 5,22).
146. Come agiscono Cristo e il suo
Spirito nel cuore dei fedeli?
738-741
Per mezzo dei sacramenti, Cristo
comunica alle membra del suo Corpo il suo Spirito e la grazia di Dio che
porta i frutti di vita nuova, secondo lo Spirito. Infine, lo
Spirito Santo è il Maestro della preghiera.
«CREDO LA SANTA CHIESA CATTOLICA»
La Chiesa nel disegno di Dio
147. Che cosa significa il termine
Chiesa?
751-752; 777,804
Designa il popolo che Dio convoca e raduna
da tutti i confini della terra, per costituire l'assemblea di quanti,
per la fede e il Battesimo, diventano figli di Dio, membra di Cristo e
tempio dello Spirito Santo.
148. Ci sono altri nomi e immagini con
cui la Bibbia indica la Chiesa?
753-757
Nella Sacra Scrittura troviamo molte
immagini, che evidenziano aspetti complementari del mistero della
Chiesa. L'Antico Testamento privilegia immagini legate al popolo di
Dio; il Nuovo Testamento quelle legate a Cristo come Capo di questo
popolo, che è il suo Corpo, e quelle tratte dalla vita pastorale (ovile,
gregge, pecore), agricola (campo, olivo, vigna), abitativa (dimora,
pietra, tempio), familiare (sposa, madre, famiglia).
149. Quali sono l'origine e il
compimento della Chiesa?
758-766; 778
La Chiesa trova origine e compimento nel
disegno eterno di Dio. Fu preparata nell'Antica Alleanza con l'elezione
d'Israele, segno della riunione futura di tutte le nazioni. Fondata
dalle parole e dalle azioni di Gesù Cristo, fu realizzata soprattutto
mediante la sua morte redentrice e la sua risurrezione. Fu poi
manifestata come mistero di salvezza mediante l'effusione dello Spirito
Santo a Pentecoste. Avrà il suo compimento alla fine dei tempi come
assemblea celeste di tutti i redenti.
150. Qual è la missione della Chiesa?
767-769
La missione della Chiesa è di annunziare e
instaurare in mezzo a tutte le genti il Regno di Dio inaugurato da Gesù
Cristo. Essa qui sulla terra costituisce il germe e l'inizio di questo
Regno salvifico.
151. In che senso la Chiesa è
Mistero?
770-773; 779
La Chiesa è Mistero in quanto nella sua
realtà visibile è presente e operante una realtà spirituale, divina, che
si scorge unicamente con gli occhi della fede.
152. Che cosa significa che la Chiesa è
sacramento universale di salvezza?
774-776; 780
Significa che è segno e strumento della
riconciliazione e della comunione di tutta l'umanità con Dio e
dell'unità di tutto il genere umano.
La Chiesa: popolo di Dio, corpo di
Cristo, tempio dello Spirito
153. Perché la Chiesa è il popolo di
Dio?
781; 802-804
La Chiesa è il popolo di Dio perché a lui
piacque santificare e salvare gli uomini non isolatamente, ma
costituendoli in un solo popolo, adunato dall'unità del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo.
154. Quali sono le caratteristiche del
popolo di Dio?
782
Questo popolo, di cui si diviene membri
mediante la fede in Cristo e il Battesimo, ha per origine Dio
Padre, per capo Gesù Cristo, per condizione la dignità e
la libertà dei figli di Dio, per legge il comandamento nuovo
dell'amore, per missione quella di essere il sale della terra e
la luce del mondo, per fine il Regno di Dio, già iniziato in
terra.
155. In che senso il popolo di Dio
partecipa delle tre funzioni di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re?
783-786
Il popolo di Dio partecipa
all'ufficio sacerdotale di Cristo, in quanto i battezzati vengono
consacrati dallo Spirito Santo per offrire sacrifici spirituali;
partecipa al suo ufficio profetico, in quanto con il senso
soprannaturale della fede aderisce indefettibilmente ad essa,
l'approfondisce e la testimonia; partecipa al suo ufficio regale
col servizio, imitando Gesù Cristo, che, re dell'universo, si fece servo
di tutti, soprattutto dei poveri e dei sofferenti.
156. In che modo la Chiesa è corpo di
Cristo?
787-791; 805-806
Per mezzo dello Spirito, Cristo morto e
risorto unisce a sé intimamente i suoi fedeli. In tal modo i credenti in
Cristo, in quanto stretti a lui soprattutto nell'Eucaristia, sono uniti
tra loro nella carità, formando un solo corpo, la Chiesa, la cui unità
si realizza nella diversità di membra e di funzioni.
157. Chi è il capo di questo corpo?
792- 795; 807
Cristo «è il Capo del corpo, cioè della
Chiesa» (Col 1,18). La Chiesa vive di lui, in lui e per lui.
Cristo e Chiesa formano il «Cristo totale» (sant'Agostino); «Capo e
membra sono, per così dire, una sola persona mistica» (san Tommaso
d'Aquino).
158. Perché la Chiesa è detta la sposa
di Cristo?
796; 808
Perché il Signore stesso si è definito come
lo «Sposo» (Mc 2,19), che ha amato la Chiesa, unendola a sé con
un'Alleanza eterna. Egli ha dato se stesso per lei, per purificarla con
il suo sangue e «renderla santa» (Ef 5,26) e madre feconda di
tutti i figli di Dio. Mentre il termine «corpo» evidenzia l'unità del
«capo» con le membra, il termine «sposa» mette in risalto la distinzione
dei due in relazione personale.
159. Perché la Chiesa è detta tempio
dello Spirito Santo?
797-798; 809-810
Perché lo Spirito Santo risiede nel corpo
che è la Chiesa: nel suo Capo e nelle sue membra; egli inoltre edifica
la Chiesa nella carità con la Parola di Dio, i sacramenti, le virtù e i
carismi.
«Quello che il nostro spirito, ossia la
nostra anima, è per le nostre membra, lo stesso è lo Spirito
Santo per le membra di Cristo, per il corpo di Cristo, che è
la Chiesa» (sant'Agostino).
|
160. Che cosa sono i carismi?
799-801
I carismi sono doni speciali dello
Spirito Santo elargiti ai singoli per il bene degli uomini, per le
necessità del mondo e in particolare per l'edificazione della Chiesa, al
cui Magistero spetta il loro discernimento.
La Chiesa è una, santa, cattolica e
apostolica
161. Perché la Chiesa è una?
813-815; 866
La Chiesa è una perché ha come origine e
modello l'unità di un solo Dio nella Trinità delle Persone; come
fondatore e capo Gesù Cristo, che ristabilisce l'unità di tutti i popoli
in un solo corpo; come anima lo Spirito Santo, che unisce tutti i fedeli
nella Comunione in Cristo. Essa ha una sola fede, una sola vita
sacramentale, un'unica successione apostolica, una comune speranza e la
stessa carità.
162. Dove sussiste l'unica Chiesa di
Cristo?
816; 870
L'unica Chiesa di Cristo, come società
costituita e organizzata nel mondo, sussiste (subsistit in) nella
Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in
comunione con lui. Solo per mezzo di essa si può ottenere la pienezza
dei mezzi di salvezza, poiché il Signore ha affidato tutti i beni della
Nuova Alleanza al solo collegio apostolico, il cui capo è Pietro.
163. Come considerare i cristiani non
cattolici?
817-819
Nelle Chiese e comunità ecclesiali, che si
sono staccate dalla piena comunione della Chiesa cattolica, si
trovano molti elementi di santificazione e di verità. Tutti questi beni
provengono da Cristo e spingono verso l'unità cattolica. I membri di
queste Chiese e Comunità sono incorporati a Cristo nel Battesimo: noi li
riconosciamo perciò come fratelli.
164. Come impegnarsi a favore dell'unità
dei cristiani?
820-822; 866
Il desiderio di ristabilire l'unione di
tutti i cristiani è un dono di Cristo e un appello dello Spirito. Esso
riguarda tutta la Chiesa e si attua con la conversione del cuore, la
preghiera, la reciproca conoscenza fraterna, il dialogo teologico.
165. In che senso la Chiesa è santa?
823-829; 867
La Chiesa è santa, in quanto Dio Santissimo
è il suo autore; Cristo ha dato se stesso per lei, per santificarla e
renderla santificante; lo Spirito Santo la vivifica con la carità. In
essa si trova la pienezza dei mezzi di salvezza. La santità è la
vocazione di ogni suo membro e il fine di ogni sua attività. La Chiesa
annovera al suo interno la Vergine Maria e innumerevoli Santi, quali
modelli e intercessori. La santità della Chiesa è la sorgente della
santificazione dei suoi figli, i quali, qui sulla terra, si riconoscono
tutti peccatori, sempre bisognosi di conversione e di purificazione.
166. Perché la Chiesa è detta
cattolica?
830-831; 868
La Chiesa è cattolica, cioè
universale, in quanto in essa è presente Cristo: «Là dove è Cristo
Gesù, ivi è la Chiesa cattolica» (sant'Ignazio di Antiochia). Essa
annunzia la totalità e l'integrità della fede; porta e amministra la
pienezza dei mezzi di salvezza; è inviata in missione a tutti i popoli
di ogni tempo e a qualsiasi cultura appartengano.
167. È cattolica la Chiesa
particolare?
832-835
È cattolica ogni Chiesa particolare
(cioè la diocesi e l'eparchia), formata dalla comunità dei
cristiani che sono in comunione nella fede e nei sacramenti, con il loro
Vescovo ordinato nella successione apostolica, e con la Chiesa di Roma,
che «presiede nella carità» (sant'Ignazio di Antiochia).
168. Chi appartiene alla Chiesa
cattolica?
836-838
Tutti gli uomini in vario modo appartengono
o sono ordinati alla cattolica unità del popolo di Dio. È pienamente
incorporato alla Chiesa cattolica chi, avendo lo Spirito di Cristo, è
unito ad essa dai vincoli della professione di fede, dei sacramenti, del
governo ecclesiastico e della comunione. I battezzati, che non
realizzano pienamente tale cattolica unità, sono in una certa comunione,
sebbene imperfetta, con la Chiesa Cattolica.
169. Qual è il rapporto della Chiesa
cattolica con il popolo ebraico?
839-840
La Chiesa cattolica riconosce il proprio
rapporto con il popolo ebraico nel fatto che Dio scelse questo popolo,
primo fra tutti, ad accogliere la sua Parola. È al popolo ebraico che
appartengono «l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la
legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da esso proviene
Cristo secondo la carne» (Rm 9,5). A differenza delle altre
religioni non cristiane, la fede ebraica è già risposta alla Rivelazione
di Dio nell'Antica Alleanza.
170. Che legame c'è tra la Chiesa
cattolica e le religioni non cristiane?
841-845
C'è un legame, dato anzitutto dall'origine
e dal fine comuni di tutto il genere umano. La Chiesa cattolica
riconosce che quanto di buono e di vero si trova nelle altre religioni
viene da Dio, è raggio della sua verità, può preparare all'accoglienza
del Vangelo e spingere verso l'unità dell'umanità nella Chiesa di
Cristo.
171. Che cosa significa l'affermazione:
«Fuori della Chiesa non c'è salvezza»?
846-848
Essa significa che ogni salvezza viene da
Cristo-Capo per mezzo della Chiesa, che è il suo Corpo. Pertanto non
possono essere salvati quanti, conoscendo la Chiesa come fondata da
Cristo e necessaria alla salvezza, non vi entrassero e non vi
perseverassero. Nello stesso tempo, grazie a Cristo e alla sua Chiesa,
possono conseguire la salvezza eterna quanti, senza loro colpa, ignorano
il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e,
sotto l'influsso della grazia, si sforzano di compiere la sua volontà
conosciuta attraverso il dettame della coscienza.
172. Perché la Chiesa deve annunciare il
Vangelo a tutto il mondo?
849-851
Perché Cristo ha ordinato: «Andate dunque e
ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Questo mandato
missionario del Signore ha la sua sorgente nell'amore eterno di Dio, che
ha inviato il suo Figlio e il suo Spirito perché «vuole che tutti gli
uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1
Tm 2,4).
173. In che modo la Chiesa è
missionaria?
852-856
Guidata dallo Spirito Santo, la Chiesa
continua nel corso della storia la missione di Cristo stesso. I
cristiani pertanto devono annunciare a tutti la Buona Novella portata da
Cristo, seguendo la sua strada, disposti anche al sacrificio di sé fino
al martirio.
174. Perché la Chiesa è apostolica?
857; 869
La Chiesa è apostolica per la sua
origine, essendo costruita sul « fondamento degli Apostoli» (Ef
2,20); per il suo insegnamento, che è quello stesso degli
Apostoli; per la sua struttura, in quanto istruita, santificata e
governata, fino al ritorno di Cristo, dagli Apostoli, grazie ai loro
successori, i Vescovi, in comunione col successore di Pietro.
175. In che cosa consiste la missione
degli Apostoli?
858-861
La parola Apostolo significa
inviato. Gesù, l'Inviato del Padre, chiamò a sé dodici fra i suoi
discepoli e li costituì come suoi Apostoli, facendo di loro i testimoni
scelti della sua risurrezione e le fondamenta della sua Chiesa. Diede
loro il mandato di continuare la sua missione, dicendo: «Come il Padre
ha mandato me, anch'io mando voi» (Gv 20,21), e promettendo di
essere con loro sino alla fine del mondo.
176. Che cos'è la successione
apostolica?
861-865
La successione apostolica è la
trasmissione, mediante il Sacramento dell'Ordine, della missione e della
potestà degli Apostoli ai loro successori, i Vescovi. Grazie a questa
trasmissione, la Chiesa rimane in comunione di fede e di vita con la sua
origine, mentre lungo i secoli ordina, per la diffusione del Regno di
Cristo sulla terra, tutto il suo apostolato.
I fedeli: gerarchia, laici, vita
consacrata
177. Chi sono i fedeli?
871-872; 934
l fedeli sono coloro che, incorporati a
Cristo mediante il Battesimo, sono costituiti membri del popolo di Dio.
Resi partecipi, secondo la propria condizione, della funzione
sacerdotale, profetica e regale di Cristo, sono chiamati ad attuare la
missione affidata da Dio alla Chiesa. Tra loro sussiste una vera
uguaglianza nella loro dignità di figli di Dio.
178. Com'è formato il popolo di Dio?
873
Nella Chiesa, per istituzione divina, vi
sono i ministri sacri che hanno ricevuto il Sacramento
dell'Ordine e formano la gerarchia della Chiesa. Gli altri sono chiamati
laici. Dagli uni e dagli altri provengono fedeli, che si
consacrano in modo speciale a Dio con la professione dei consigli
evangelici: castità nel celibato, povertà e obbedienza.
179. Perché Cristo ha istituito la
gerarchia ecclesiastica?
874-877; 935
Cristo ha istituito la gerarchia
ecclesiastica con la missione di pascere il popolo di Dio nel suo nome,
e per questo le ha dato autorità. Essa è formata dai ministri sacri:
Vescovi, presbiteri, diaconi. Grazie al Sacramento dell'Ordine, i
Vescovi e i presbiteri agiscono, nell'esercizio del loro ministero, in
nome e in persona di Cristo capo; i diaconi servono il popolo di Dio
nella diaconia (servizio) della parola, della liturgia, della
carità.
180. Come si attua la dimensione
collegiale del ministero ecclesiale?
877
Sull'esempio dei dodici Apostoli, scelti e
inviati insieme da Cristo, l'unione dei membri della gerarchia
ecclesiastica è al servizio della comunione di tutti i fedeli.
Ogni Vescovo esercita il suo ministero,
come membro del collegio episcopale, in comunione col Papa, diventando
partecipe con lui della sollecitudine per la Chiesa universale. l
sacerdoti esercitano il loro ministero nel presbiterio della Chiesa
particolare, in comunione con il proprio Vescovo e sotto la sua guida.
181. Perché il ministero ecclesiale ha
anche un carattere personale?
878-880
Il ministero ecclesiale ha anche un
carattere personale, in quanto, in virtù del Sacramento dell'Ordine,
ciascuno è responsabile davanti a Cristo, che lo ha chiamato
personalmente, conferendogli la missione.
182. Qual è la missione del Papa?
881-882; 936-937
Il Papa, Vescovo di Roma e successore di
san Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità
della Chiesa. È il vicario di Cristo, capo del collegio dei Vescovi e
pastore di tutta la Chiesa, sulla quale ha, per divina istituzione,
potestà piena, suprema, immediata e universale.
183. Qual è il compito del collegio dei
Vescovi?
883-885
Il collegio dei Vescovi, in comunione con
il Papa e mai senza di lui, esercita anch'esso sulla Chiesa la suprema e
piena potestà.
184. Come i Vescovi attuano la loro
missione di insegnare?
886-890; 939
I Vescovi, in comunione con il Papa, hanno
il dovere di annunziare a tutti fedelmente e con autorità il Vangelo,
quali testimoni autentici della fede apostolica, rivestiti dell'autorità
di Cristo. Mediante il senso soprannaturale della fede, il Popolo di Dio
aderisce indefettibilmente alla fede, sotto la guida del Magistero
vivente della Chiesa.
185. Quando si attua l'infallibilità del
Magistero?
891
L'infallibilità si attua quando il Romano
Pontefice, in virtù della sua autorità di supremo Pastore della Chiesa,
o il Collegio dei Vescovi in comunione con il Papa, soprattutto
riunito in un Concilio Ecumenico, proclamano con atto definitivo una
dottrina riguardante la fede o la morale, e anche quando il Papa
e i Vescovi, nel loro ordinario Magistero, concordano nel proporre una
dottrina come definitiva. A tali insegnamenti ogni fedele deve aderire
con l'ossequio della fede.
186. Come i Vescovi esercitano il
ministero di santificare?
893
I Vescovi santificano la Chiesa dispensando
la grazia di Cristo con il ministero della parola e dei sacramenti, in
particolare dell'Eucaristia, e anche con la loro preghiera, il loro
esempio e il loro lavoro.
187. Come i Vescovi esercitano la
funzione di governare?
894-896
Ogni Vescovo, in quanto membro del collegio
episcopale, porta collegialmente la sollecitudine per tutte le Chiese
particolari e per tutta la Chiesa insieme con gli altri Vescovi uniti al
Papa. Il Vescovo, cui viene affidata una Chiesa particolare, la governa
con l'autorità della sacra Potestà propria, ordinaria e immediata,
esercitata nel nome di Cristo, buon Pastore, in comunione con tutta la
Chiesa e sotto la guida del successore di Pietro.
188. Qual è la vocazione dei fedeli
laici?
897-900; 940
I fedeli laici hanno come vocazione propria
quella di cercare il Regno di Dio, illuminando e ordinando le realtà
temporali secondo Dio. Attuano così la chiamata alla santità e
all'apostolato, rivolta a tutti i battezzati.
189. Come partecipano i fedeli laici
all'ufficio sacerdotale di Cristo?
901-903
Essi vi partecipano nell'offrire - quale
sacrificio spirituale «gradito a Dio per mezzo di Gesù Cristo» (1 Pt
2,5), soprattutto nell'Eucaristia -la propria vita con tutte le
opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita familiare e il
lavoro giornaliero, le molestie della vita sopportate con pazienza e il
sollievo corporale e spirituale. Così, anche i laici, dedicati a Cristo
e consacrati dallo Spirito Santo, offrono a Dio il mondo stesso.
190. Come partecipano al suo ufficio
profetico?
904-907; 942
Vi partecipano accogliendo sempre più nella
fede la Parola di Cristo e annunciandola al mondo con la testimonianza
della vita e con la parola, l'azione evangelizzatrice e la catechesi.
Quest'azione evangelizzatrice acquista una particolare efficacia dal
fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo.
191. Come partecipano al suo ufficio
regale?
908-913; 943
I laici partecipano alla funzione regale di
Cristo, avendo da lui ricevuto il potere di vincere in se stessi e nel
mondo il peccato, con l'abnegazione di sé e la santità della loro vita.
Esercitano vari ministeri a servizio della comunità e impregnano di
valore morale le attività temporali dell'uomo e le istituzioni della
società.
192. Che cos'è la vita consacrata?
914-916; 944
È uno stato di vita riconosciuto dalla
Chiesa. È una risposta libera a una chiamata particolare di Cristo, con
la quale i consacrati si dedicano totalmente a Dio e tendono verso la
perfezione della carità sotto la mozione dello Spirito Santo. Tale
consacrazione si caratterizza per la pratica dei consigli evangelici.
193. Che cosa offre la vita consacrata
alla missione della Chiesa?
931-933; 945
La vita consacrata partecipa alla missione
della Chiesa mediante una piena dedizione a Cristo e ai fratelli,
testimoniando la speranza del Regno celeste.
Credo la comunione dei santi
194. Che cosa significa l'espressione
comunione dei santi?
946-953; 960
Tale espressione indica anzitutto la comune
partecipazione di tutti i membri della Chiesa alle cose sante
(sancta): la fede, i Sacramenti, in particolare l'Eucaristia, i
carismi e gli altri doni spirituali. Alla radice della comunione c'è la
carità che «non cerca il proprio interesse» (1 Cor 13,5), ma
spinge il fedele «a mettere tutto in comune» (At 4,32), anche i
propri beni materiali a servizio dei più poveri.
195. Che cosa significa ancora
l'espressione comunione dei santi?
954-959; 961-962
Tale espressione designa anche la comunione
tra le persone sante (sancti), e cioè tra quanti per la grazia
sono uniti a Cristo morto e risorto. Alcuni sono pellegrini sulla terra;
altri, passati da questa vita, stanno purificando si, aiutati anche
dalle nostre preghiere; altri, infine, godono già della gloria di Dio e
intercedono per noi. Tutti insieme formano in Cristo una sola famiglia,
la Chiesa, a lode e gloria della Trinità,
Maria Madre di Cristo, Madre della
Chiesa
196. In che senso la beata Vergine Maria
è Madre della Chiesa?
963-966; 973
La beata Vergine Maria è Madre della Chiesa
nell'ordine della grazia perché ha dato alla luce Gesù, il Figlio di
Dio, Capo del corpo che è la Chiesa. Gesù, morente in Croce, l'ha
indicata come madre al discepolo con queste parole: «Ecco la tua madre»
(Gv 19,27).
197. Come la Vergine Maria aiuta la
Chiesa?
967-970
Dopo l'ascensione del suo Figlio, la
Vergine Maria aiuta, con le sue preghiere, le primizie della Chiesa.
Anche dopo la sua assunzione in cielo, ella continua a intercedere per i
suoi figli, ad essere per tutti un modello di fede e di carità e ad
esercitare su di loro un influsso salutare, che sgorga dalla
sovrabbondanza dei meriti di Cristo. I fedeli vedono in lei un'immagine
e un anticipo della risurrezione che li attende, e la invocano come
avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice.
198. Che tipo di culto si rivolge alla
santa Vergine?
971
È un culto singolare, ma differisce
essenzialmente dal culto di adorazione, prestato soltanto alla
Santissima Trinità. Tale culto di speciale venerazione trova particolare
espressione nelle feste liturgiche dedicate alla Madre di Dio e nella
preghiera mariana, come il santo Rosario, compendio di tutto il Vangelo.
199. In che modo la beata Vergine Maria
è l'icona escatologica della Chiesa?
972; 974-975
Guardando a Maria, tutta santa e già
glorificata in corpo e anima, la Chiesa contempla in lei ciò che essa
stessa è chiamata ad essere sulla terra e quello che sarà nella patria
celeste.
«CREDO LA REMISSIONE DEI PECCATI»
200. Come si rimettono i peccati?
976,980; 984-985
Il primo e principale sacramento per il
perdono dei peccati è il Battesimo. Per i peccati commessi dopo il
Battesimo, Cristo ha istituito il Sacramento della Riconciliazione o
Penitenza, per mezzo del quale il battezzato è riconciliato con Dio e
con la Chiesa.
201. Perché la Chiesa ha il potere di
perdonare i peccati?
981-983; 986-987
La Chiesa ha la missione e il potere di
perdonare i peccati, perché Cristo stesso glielo ha conferito: «Ricevete
lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi
non li rimetterete resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23).
« CREDO LA RISURREZIONE DELLA CARNE »
202. Che cosa si indica con il termine
carne, e qual è la sua importanza?
990; 1015
Il termine carne designa l'uomo
nella sua condizione di debolezza e di mortalità. «La carne è il cardine
della salvezza» (Tertulliano). Infatti, noi crediamo in Dio creatore
della carne; crediamo nel Verbo fatto carne per riscattare la carne;
crediamo nella risurrezione della carne, compimento della creazione e
della redenzione della carne.
203. Che cosa significa «risurrezione
della carne»?
990
Significa che lo stato definitivo dell'uomo
non sarà soltanto l'anima spirituale separata dal corpo, ma che anche i
nostri corpi mortali un giorno riprenderanno vita.
204. Qual è il rapporto tra la
Risurrezione di Cristo e la nostra?
988-991; 1002-1003
Come Cristo è veramente risorto dai morti e
vive per sempre, cosi egli stesso risusciterà tutti nell'ultimo giorno,
con un corpo incorruttibile: «quanti fecero il bene per una risurrezione
di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna» (Gv
5,29).
205. Con la morte, che cosa succede al
nostro corpo e alla nostra anima?
992-1004; 1016-1018
Con la morte, separazione dell'anima e del
corpo, il corpo cade nella corruzione, mentre l'anima, che è immortale,
va incontro al giudizio di Dio e attende di ricongiungersi al corpo
quando, al ritorno del Signore, risorgerà trasformato. Comprendere
come avverrà la risurrezione supera le possibilità della nostra
immaginazione e del nostro intelletto.
206. Che cosa significa morire in Cristo
Gesù?
1005-1014; 1019
Significa morire in grazia di Dio, senza
peccato mortale. Il credente in Cristo, seguendo il suo esempio, può
così trasformare la propria morte in un atto di obbedienza e di amore
verso il Padre. «Certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo
anche con lui» (2 Tm 2, 11).
« CREDO LA VITA ETERNA »
207. Che cos'è la vita eterna?
1020; 1051
La vita eterna è quella che inizierà subito
dopo la morte. Essa non avrà fine. Sarà preceduta per ognuno da un
giudizio particolare ad opera di Cristo, giudice dei vivi e dei morti, e
sarà sancita dal giudizio finale.
208. Che cos'è il giudizio particolare?
1021-1022; 1051
È il giudizio di retribuzione immediata,
che ciascuno, fin dalla sua morte, riceve da Dio nella sua anima
immortale, in rapporto alla sua fede e alle sue opere. Tale retribuzione
consiste nell'accesso alla beatitudine del cielo, immediatamente o dopo
un'adeguata purificazione, oppure alla dannazione eterna nell'inferno.
209. Che cosa s'intende per «cielo»?
1023-1026; 1053
Per «cielo» s'intende lo stato di felicità
suprema e definitiva. Quelli che muoiono nella grazia di Dio e non hanno
bisogno di ulteriore purificazione sono riuniti attorno a Gesù e a
Maria, agli Angeli e ai Santi. Formano così la Chiesa del cielo, dove
essi vedono Dio «a faccia a faccia» (1 Cor 13,12), vivono in
comunione d'amore con la Santissima Trinità e intercedono per noi.
« La vita, nella sua stessa realtà e
verità, è il Padre, che, attraverso il Figlio nello Spirito
Santo, riversa come fonte su tutti noi i suoi doni
celesti. E per la sua bontà promette veramente anche a noi
uomini i beni divini della vita eterna» (san
Cirillo di Gerusalemme).
|
210. Che cos'è il purgatorio?
1030-1031; 1054
Il purgatorio è lo stato di quanti muoiono
nell'amicizia di Dio, ma, benché sicuri della loro salvezza eterna,
hanno ancora bisogno di purificazione, per entrare nella beatitudine
celeste.
211. Come possiamo aiutare la
purificazione delle anime del purgatorio?
1032
In virtù della comunione dei santi, i
fedeli ancora pellegrini sulla terra possono aiutare le anime del
purgatorio offrendo per loro preghiere di suffragio, in particolare il
Sacrificio eucaristico, ma anche elemosine, indulgenze e opere di
penitenza.
212. In che cosa consiste l'inferno?
1033-1035; 1056-1057
Consiste nella dannazione eterna di quanti
muoiono per libera scelta in peccato mortale. La pena principale
dell'inferno sta nella separazione eterna da Dio, nel quale unicamente
l'uomo ha la vita e la felicità, per le quali è stato creato e alle
quali aspira. Cristo esprime questa realtà con le parole: «Via, lontano
da me, maledetti, nel fuoco eterno» (Mt 25,41).
213. Come si concilia l'esistenza
dell'inferno con l'infinita bontà di Dio?
1036-1037
Dio, pur volendo «che tutti abbiano modo di
pentirsi» (2 Pt 3,9), tuttavia, avendo creato l'uomo
libero e responsabile, rispetta le sue decisioni. Pertanto, è l'uomo
stesso che, in piena autonomia, si esclude volontariamente dalla
comunione con Dio se, fino al momento della propria morte, persiste nel
peccato mortale, rifiutando l'amore misericordioso di Dio.
214. In che cosa consisterà il giudizio
finale?
1038-1041; 1058-1059
Il giudizio finale (universale) consisterà
nella sentenza di vita beata o di condanna eterna, che il Signore Gesù,
ritornando quale giudice dei vivi e dei morti, emetterà a riguardo «dei
giusti e degli ingiusti» (At 24,15), riuniti tutti insieme
davanti a lui. A seguito di tale giudizio finale, il corpo risuscitato
parteciperà alla retribuzione che l'anima ha avuto nel giudizio
particolare.
215. Quando avverrà questo giudizio?
1040
Questo giudizio avverrà alla fine del
mondo, di cui solo Dio conosce il giorno e l'ora.
216. Che cos'è la speranza dei cieli
nuovi e della terra nuova?
1042-1050; 1060
Dopo il giudizio finale, lo stesso
universo, liberato dalla schiavitù della corruzione, parteciperà alla
gloria di Cristo con l'inaugurazione dei «nuovi cieli» e di una «terra
nuova» (2 Pt 3,13). Sarà così raggiunta la pienezza del Regno di
Dio, ossia la realizzazione definitiva del disegno salvifico di Dio di
«ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle
della terra» (Ef l, l0). Dio allora sarà «tutto in tutti» (1
Cor 15,28), nella vita eterna.
« Amen »
217. Che cosa significa l'Amen,
che conclude la nostra professione di fede?
1064-1065
La parola ebraica Amen, che conclude
anche l'ultimo libro della Sacra Scrittura, alcune preghiere del Nuovo
Testamento e quelle liturgiche della Chiesa, significa il nostro «sì»
fiducioso e totale a quanto abbiamo professato di credere, fidandoci
totalmente di colui che è l'« Amen » (Ap 3,14) definitivo:
Cristo Signore.
|
L'economia
sacramentale |
218. Che cos'è la liturgia?
1066-1070
La liturgia è la celebrazione del Mistero
di Cristo e in particolare del suo Mistero pasquale. In essa, mediante
l'esercizio dell'ufficio sacerdotale di Gesù Cristo, con segni si
manifesta e si realizza la santificazione degli uomini e viene
esercitato dal Corpo mistico di Cristo, cioè dal capo e dalle membra, il
culto pubblico dovuto a Dio.
219. Che posto occupa la liturgia nella
vita della Chiesa?
1071-1075
La liturgia, azione sacra per eccellenza,
costituisce il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme
la fonte da cui promana la sua forza vitale. Attraverso la liturgia,
Cristo continua nella sua Chiesa, con essa e per mezzo di essa, l'opera
della nostra redenzione.
220. In che cosa consiste l'economia
sacramentale?
1076
L'economia sacramentale consiste nel
comunicare i frutti della redenzione di Cristo, mediante la celebrazione
dei sacramenti della Chiesa, massimamente dell'Eucaristia, «finché egli
venga» (1 Cor 11,26).
CAPITOLO PRIMO
IL MISTERO PASQUALE NEL TEMPO
DELLA CHIESA
LITURGIA - OPERA DELLA SANTISSIMA
TRINITÀ
221. In che modo il Padre è la sorgente
e il fine della liturgia?
1077-1083; 1110
Nella liturgia il Padre ci colma delle sue
benedizioni nel Figlio incarnato, morto e risorto per noi, ed egli
effonde nei nostri cuori lo Spirito Santo. Nel contempo la Chiesa
benedice il Padre con l'adorazione, la lode e l'azione di grazie e
implora il dono del suo Figlio e dello Spirito Santo.
222. Qual è l'opera di Cristo nella
liturgia?
1084-1090
Nella liturgia della Chiesa, Cristo
significa e realizza principalmente il proprio Mistero pasquale. Donando
lo Spirito Santo agli Apostoli ha concesso loro e ai loro successori il
potere di attuare l'opera della salvezza per mezzo del Sacrificio
eucaristico e dei Sacramenti, nei quali egli stesso agisce per
comunicare la sua grazia ai fedeli di tutti i tempi e in tutto il mondo.
223. Nella liturgia, come opera lo
Spirito Santo nei confronti della Chiesa?
1091-1109; 1112
Nella liturgia si attua la più stretta
cooperazione tra lo Spirito Santo e la Chiesa. Lo Spirito Santo prepara
la Chiesa ad incontrare il suo Signore; ricorda e manifesta Cristo alla
fede dell'assemblea; rende presente e attualizza il Mistero di Cristo;
unisce la Chiesa alla vita e alla missione di Cristo e fa fruttificare
in essa il dono della comunione,
IL MISTERO PASQUALE NEI SACRAMENTI DELLA
CHIESA
224. Che cosa sono i Sacramenti e quali
sono?
1113-1131
I Sacramenti sono segni sensibili ed
efficaci della grazia, istituiti da Cristo e affidati alla Chiesa,
attraverso i quali ci viene elargita la vita divina. Sono sette: il
Battesimo, la Confermazione, l'Eucaristia, la Penitenza, l'Unzione degli
infermi, l'Ordine e il Matrimonio.
225. Qual è il rapporto dei Sacramenti
con Cristo?
1114-1116
I misteri della vita di Cristo
costituiscono il fondamento di ciò che adesso Cristo, mediante i
ministri della Chiesa, dispensa nei Sacramenti.
«Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode [...]. Ci
hai fatto per te e il nostro cuore non ha sosta finché non
riposa in te» (sant'Agostino). 30
|
226. Qual è il legame dei Sacramenti con
la Chiesa?
1117-1119
Cristo ha affidato i Sacramenti alla sua
Chiesa. Essi sono «della Chiesa», in un duplice significato: sono «da
essa», in quanto sono azioni della Chiesa, la quale è sacramento
dell'azione di Cristo; e sono «per essa», nel senso che edificano la
Chiesa.
227. Che cos'è il carattere
sacramentale?
1121
È un sigillo spirituale, conferito
dai Sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Ordine. Esso è
promessa e garanzia della protezione divina. In forza di tale sigillo il
cristiano è configurato a Cristo, partecipa in vario modo al suo
sacerdozio e fa parte della Chiesa secondo stati e funzioni diverse.
Viene quindi consacrato al culto divino e al servizio della Chiesa.
Poiché il carattere è indelebile, i Sacramenti, che lo imprimono, si
ricevono una volta sola nella vita.
228. Qual è la relazione dei Sacramenti
con la fede?
1122-1126; 1133
I Sacramenti non solo suppongono la fede,
ma con le parole e con gli elementi rituali la nutrono, la
irrobustiscono e la esprimono. Celebrando i Sacramenti, la Chiesa
confessa la fede apostolica. Da qui viene l'antico detto: «Lex
orandi, lex credendi», cioè la Chiesa crede come prega.
229. Perché i Sacramenti sono efficaci?
1127-1128; 1131
I Sacramenti sono efficaci ex opere
operato («per il fatto stesso che l'azione sacramentale viene
compiuta»), perché è Cristo che agisce in essi e che comunica la grazia
che significano, indipendentemente dalla santità personale del ministro.
Tuttavia i frutti dei Sacramenti dipendono anche dalle disposizioni di
chi li riceve.
230. Per quale motivo i Sacramenti sono
necessari alla salvezza?
1129
Per i credenti in Cristo, i Sacramenti sono
necessari alla salvezza, anche se non vengono dati tutti ad ogni singolo
fedele, perché conferiscono le grazie sacramentali, il perdono dei
peccati, l'adozione a figli di Dio, la conformazione a Cristo Signore e
l'appartenenza alla Chiesa. Lo Spirito Santo guarisce e trasforma coloro
che li ricevono.
231. Che cos'è la grazia sacramentale?
1129; 1131; 1134; 2003
La grazia sacramentale è la grazia dello
Spirito Santo, donata da Cristo e propria di ciascun Sacramento. Tale
grazia aiuta il fedele nel suo cammino di santità, e così pure aiuta la
Chiesa nella sua crescita di carità e di testimonianza.
232. Qual è la relazione tra i
Sacramenti e la vita eterna?
1130
Nei Sacramenti la Chiesa riceve già un
anticipo della vita eterna, mentre resta «nell'attesa della beata
speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e
Salvatore Gesù Cristo» (Tt 2,13).
CAPITOLO SECONDO
LA CELEBRAZIONE SACRAMENTALE
DEL MISTERO PASQUALE
CELEBRARE LA LITURGIA DELLA CHIESA
Chi celebra?
233. Chi agisce nella liturgia?
1135-1137; 1187
Nella liturgia agisce «Cristo tutto
intero» («Christus Totus»), Capo e Corpo. Quale sommo
Sacerdote, egli celebra con il suo Corpo, che è la Chiesa celeste e
terrena.
234. Da chi è celebrata la liturgia
celeste?
1138-1139
La liturgia celeste è celebrata dagli
Angeli, dai Santi dell'Antica e della Nuova Alleanza, in particolare
dalla Madre di Dio, dagli Apostoli, dai Martiri e da una «moltitudine
immensa, che nessuno» può contare, «di ogni Nazione, razza, popolo e
lingua» (Ap 7,9). Quando celebriamo nei Sacramenti il mistero
della salvezza, partecipiamo a questa liturgia eterna.
235. In che modo la Chiesa in terra
celebra la liturgia?
1140-1144 ; 1188
La Chiesa in terra celebra la liturgia come
popolo sacerdotale, nel quale ciascuno opera secondo la propria
funzione, nell'unità dello Spirito Santo: i battezzati si offrono in
sacrificio spirituale; i ministri ordinati celebrano secondo l'Ordine
ricevuto per il servizio di tutti i membri della Chiesa; i Vescovi e i
presbiteri operano nella persona di Cristo Capo.
Come celebrare?
236. Come viene celebrata la liturgia?
1145
La celebrazione liturgica è intessuta di
segni e di simboli, il cui significato, radicato nella creazione e nelle
culture umane, si precisa negli eventi dell' Antica Alleanza e si rivela
pienamente nella Persona e nell' opera di Cristo.
237. Da dove provengono i segni
sacramentali?
1146-1152; 1189
Alcuni provengono dal creato (luce, acqua,
fuoco, pane, vino, olio); altri dalla vita sociale (lavare, ungere,
spezzare il pane); altri dalla storia della salvezza nell'Antica
Alleanza (i riti della Pasqua, i sacrifici, l'imposizione delle mani, le
consacrazioni). Questi segni, alcuni dei quali sono normativi e
immutabili, assunti da Cristo, diventano portatori dell'azione di
salvezza e di santificazione.
238. Quale legame esiste tra le azioni e
le parole nella celebrazione sacramentale?
1153-1155; 1190
Nella celebrazione sacramentale azioni e
parole sono strettamente congiunte. Infatti, anche se le azioni
simboliche già per se stesse sono un linguaggio, è tuttavia necessario
che le parole del rito accompagnino e vivifichino queste azioni.
Inseparabili in quanto segni e insegnamento, le parole e le azioni
liturgiche lo sono anche in quanto realizzano ciò che significano.
239. Con quali criteri il canto e la
musica hanno una loro funzione nella celebrazione liturgica?
1156-1158; 1191
Poiché il canto e la musica sono
strettamente connessi con l'azione liturgica, essi devono rispettare i
seguenti criteri: la conformità alla dottrina cattolica dei testi, presi
di preferenza dalla Scrittura e dalle fonti liturgiche; la bellezza
espressiva della preghiera; la qualità della musica; la partecipazione
dell'assemblea; la ricchezza culturale del Popolo di Dio e il carattere
sacro e solenne della celebrazione. «Chi canta prega due volte»
(sant'Agostino).
240. Qual è la finalità delle sacre
immagini?
1159-1161; 1192
L'immagine di Cristo è l'icona liturgica
per eccellenza. Le altre, che rappresentano la Madonna e i Santi,
significano Cristo, che in loro è glorificato. Esse proclamano lo stesso
messaggio evangelico che la Sacra Scrittura trasmette attraverso la
parola, e aiutano a risvegliare e a nutrire la fede dei credenti.
Quando celebrare?
241. Qual è il centro del tempo
liturgico?
1163-1167; 1193
Il centro del tempo liturgico è la
domenica, fondamento e nucleo di tutto l'anno liturgico, che ha il suo
culmine nella Pasqua annuale, la festa delle feste.
242. Qual è la funzione dell'anno
liturgico?
1168-1173; 1194-1195
Nell'anno liturgico la Chiesa celebra tutto
il Mistero di Cristo, dall'Incarnazione fino al suo ritorno glorioso. In
giorni stabiliti, la Chiesa venera con speciale amore la beata Maria
Madre di Dio e fa anche memoria dei Santi, che per Cristo sono vissuti,
con Lui hanno sofferto e con Lui sono glorificati.
243. Che cos'è la Liturgia delle Ore?
1174-1178; 1196
La Liturgia delle Ore, preghiera pubblica e
comune della Chiesa, è la preghiera di Cristo con il suo corpo, la
Chiesa. Per suo mezzo; il Mistero di Cristo, che celebriamo
nell'Eucaristia, santifica e trasfigura il tempo di ogni giorno. Essa si
compone principalmente di Salmi e di altri testi biblici, e anche di
letture dei Padri e dei maestri spirituali.
Dove celebrare?
244. La Chiesa ha bisogno di luoghi per
celebrare la liturgia?
1179-1181; 1197-1198
Il culto «in spirito e verità» (Gv
4,24) della Nuova Alleanza non è legato ad alcun luogo esclusivo, perché
Cristo è il vero tempio di Dio, per mezzo del quale anche i cristiani e
la Chiesa intera diventano, sotto l'azione dello Spirito Santo, templi
del Dio vivente. Tuttavia il Popolo di Dio, nella sua condizione
terrena, ha bisogno di luoghi in cui la comunità possa riunirsi per
celebrare la liturgia.
245. Che cosa sono gli edifici sacri?
1181; 1198-1999
Essi sono le case di Dio, simbolo della
Chiesa che vive in quel luogo, nonché della dimora celeste. Sono luoghi
di preghiera, nei quali la Chiesa celebra soprattutto l'Eucaristia e
adora Cristo realmente presente nel tabernacolo.
246. Quali sono i luoghi privilegiati
all'interno degli edifici sacri?
1182-1186
Essi sono: l'altare, il tabernacolo, la
custodia del sacro crisma e degli altri oli sacri, la sede del Vescovo
(cattedra) o del presbitero, l'ambone, il fonte battesimale, il
confessionale.
DIVERSITÀ LITURGICA E UNITÀ DEL MISTERO
247. Perché l'unico Mistero di Cristo è
celebrato dalla Chiesa secondo diverse tradizioni liturgiche?
1200-1204; 1207-1209
Perché l'insondabile ricchezza del Mistero
di Cristo non può essere esaurita da una singola tradizione liturgica.
Fin dalle origini, pertanto, questa ricchezza ha trovato, nei vari
popoli e culture, espressioni caratterizzate da una mirabile varietà e
complementarietà.
248. Qual è il criterio, che assicura
l'unità nella multiformità?
1209
È la fedeltà alla Tradizione Apostolica,
cioè la comunione nella fede e nei sacramenti ricevuti dagli Apostoli,
comunione che è significata e garantita dalla successione apostolica. La
Chiesa è cattolica: può quindi integrare nella sua unità tutte le vere
ricchezze delle culture.
249. Nella liturgia, tutto è immutabile?
1205-1206
Nella liturgia, segnatamente in quella dei
sacramenti, ci sono elementi immutabili perché di istituzione divina, di
cui la Chiesa è fedele custode. Ci sono poi elementi suscettibili di
cambiamento, che essa ha il potere, e talvolta anche il dovere, di
adattare alle culture dei diversi popoli.
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I sette sacramenti
della Chiesa |
250. Come si distinguono i Sacramenti della Chiesa?
1210-1211
Si distinguono in: Sacramenti dell'iniziazione cristiana (Battesimo,
Confermazione e Eucaristia); Sacramenti della guarigione (Penitenza e
Unzione degli infermi); Sacramenti al servizio della comunione e della
missione (Ordine e Matrimonio). Essi toccano i momenti importanti della
vita cristiana. Tutti i Sacramenti sono ordinati all'Eucaristia «come al
loro specifico fine» (san Tommaso d'Aquino).
CAPITOLO PRIMO
I SACRAMENTI DELL'INIZIAZIONE CRISTIANA
251. Come si compie l'iniziazione cristiana?
1212; 1275
Essa si compie mediante i Sacramenti che pongono i fondamenti
della vita cristiana: i fedeli, rinati nel Battesimo, sono corroborati
dalla Confermazione e vengono nutriti dall'Eucaristia.
IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO
252. Quali nomi prende il primo Sacramento dell'inizia-zione?
1213-1216; 1276-1277
Prende anzitutto il nome di Battesimo a motivo del rito centrale
con il quale è celebrato: battezzare significa «immergere» nell'acqua.
Chi viene battezzato è immerso nella morte di Cristo e risorge con lui
come «nuova creatura» (2 Cor 5,17). Lo si chiama anche «lavacro
di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo» (Tt 3,5),
e «illuminazione», perché il battezzato diventa «figlio della luce»
(Ef 5,8).
253. Come è prefigurato il Battesimo nell' Antica Alleanza?
1217-1222
Nell'Antica Alleanza si trovano varie prefigurazioni del Battesimo:
l'acqua, fonte di vita e di morte; l'arca di Noè, che salva
per mezzo dell'acqua; il passaggio del Mar Rosso, che libera
Israele dalla schiavitù egiziana; la traversata del Giordano, che
introduce Israele nella terra promessa, immagine della vita eterna.
254. Chi porta a compimento tali prefigurazioni?
1223-1224
Gesù Cristo, il quale, all'inizio della sua vita pubblica, si fa
battezzare da Giovanni Battista nel Giordano; sulla Croce, dal suo
fianco trafitto, effonde sangue e acqua, segni del Battesimo e
dell'Eucaristia, e dopo la sua Risurrezione affida agli Apostoli questa
missione: «Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19-20).
255. Da quando e a chi la Chiesa amministra il Battesimo?
1226-1228
Dal giorno della Pentecoste la Chiesa amministra il Battesimo a chi
crede in Gesù Cristo.
256. In che cosa consiste il rito essenziale del Battesimo?
1229-1245 ; 1278
Il rito essenziale di questo Sacramento consiste nell'immergere
nell'acqua il candidato o nel versargli dell'acqua sul capo, mentre
viene invocato il Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
257. Chi può ricevere il Battesimo?
1246-1252
È capace di ricevere il Battesimo ogni persona non ancora battezzata.
258. Perché la Chiesa battezza i bambini?
1250
Perché, essendo nati col peccato originale, essi hanno bisogno di essere
liberati dal potere del Maligno e di essere trasferiti nel regno della
libertà dei figli di Dio.
259. Che cosa si richiede a un battezzando?
1253-1255
Ad ogni battezzando è richiesta la professione di fede, espressa
personalmente nel caso dell'adulto, oppure dai genitori e dalla Chiesa
nel caso del bambino. Anche il padrino o la madrina e l'intera comunità
ecclesiale hanno una parte di responsabilità nella preparazione al
Battesimo (catecumenato), come pure nello sviluppo della fede e della
grazia battesimale.
260. Chi può battezzare?
1256; 1284
I ministri ordinari del Battesimo sono il Vescovo e il presbitero; nella
Chiesa latina, anche il diacono. In caso di necessità, chiunque può
battezzare, purché intenda fare ciò che fa la Chiesa. Egli versa
dell'acqua sul capo del candidato e pronunzia la formula trinitaria
battesimale: «Io ti battezzo nel Nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo».
261. È necessario il Battesimo per la salvezza?
1257
Il Battesimo è necessario alla salvezza per coloro ai quali è stato
annunziato il Vangelo e che hanno la possibilità di chiedere questo
Sacramento.
262. Si può essere salvati senza Battesimo?
1258-1261; 1281-1283
Poiché Cristo è morto per la salvezza di tutti, possono essere salvati
anche senza Battesimo quanti muoiono a causa della fede (Battesimo di
sangue), i catecumeni, e anche tutti coloro che sotto l'impulso
della grazia, senza conoscere Cristo e la Chiesa, cercano sinceramente
Dio e si sforzano di compiere la sua volontà (Battesimo di
desiderio). Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa nella
sua liturgia li affida alla misericordia di Dio.
263. Quali sono gli effetti del Battesimo?
1262-1274; 1279-1280
Il Battesimo rimette il peccato originale, tutti i peccati personali e
le pene dovute al peccato; fa partecipare alla vita divina trinitaria
mediante la grazia santificante, la grazia della giustificazione che
incorpora a Cristo e alla sua Chiesa; fa partecipare al sacerdozio di
Cristo e costituisce il fondamento della comunione con tutti i
cristiani; elargisce le virtù teologali e i doni dello Spirito Santo. Il
battezzato appartiene per sempre a Cristo: è segnato, infatti, con il
sigillo indelebile di Cristo (carattere).
264. Quale significato assume il nome cristiano ricevuto nel
Battesimo?
2156-2159; 2167
Il nome è importante, perché Dio conosce ciascuno per nome, cioè nella
sua unicità. Con il Battesimo, il cristiano riceve nella Chiesa il
proprio nome, preferibilmente quello di un santo, in modo che questi
offra al battezzato un modello di santità e gli assicuri la sua
intercessione presso Dio.
IL SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE
265. Qual è il posto della Confermazione nel disegno divino della
salvezza?
1285-1288; 1315
Nell'Antica Alleanza, i profeti hanno annunziato la comunicazione dello
Spirito del Signore al Messia atteso e a tutto il popolo messianico.
Tutta la vita e la missione di Gesù si svolgono in una totale comunione
con lo Spirito Santo. Gli Apostoli ricevono lo Spirito Santo nella
Pentecoste e annunziano «le grandi opere di Dio» (At 2,11). Essi
comunicano ai neo battezzati, attraverso l'imposizione delle mani, il
dono dello stesso Spirito. Lungo i secoli la Chiesa ha continuato a
vivere dello Spirito e a comunicarlo ai suoi figli.
266. Perché si chiama Cresima o Confermazione?
1289
Si chiama Cresima (nelle Chiese Orientali: Crismazione col Santo
Myron) a motivo del suo rito essenziale che è l'unzione. Si chiama
Confermazione, perché conferma e rafforza la grazia battesimale.
267. Qual è il rito essenziale della Confermazione?
1290-1301; 1318; 1320-1321
Il rito essenziale della Confermazione è l'unzione con il sacro crisma
(olio misto con balsamo, consacrato dal Vescovo), che si fa con
l'imposizione della mano da parte del ministro che pronunzia le parole
sacramentali proprie del rito. In Occidente, tale unzione viene fatta
sulla fronte del battezzato con le parole: «Ricevi il sigillo dello
Spirito Santo che ti è dato in dono». Presso le Chiese Orientali di rito
bizantino, l'unzione viene fatta anche su altre parti del corpo, con la
formula: «Sigillo del dono dello Spirito Santo».
268. Qual è l'effetto della Confermazione?
1302-1305; 1316-1317
L'effetto della Confermazione è la speciale effusione dello Spirito
Santo, come quella della Pentecoste. Tale effusione imprime nell'anima
un carattere indelebile e apporta una crescita della grazia battesimale:
radica più profondamente nella fili azione divina; unisce più saldamente
a Cristo e alla sua Chiesa; rinvigorisce nell'anima i doni dello Spirito
Santo; dona una speciale forza per testimoniare la fede cristiana.
269. Chi può ricevere questo Sacramento?
1306-1311; 1319
Può e deve riceverlo, una volta sola, chi è già stato battezzato, il
quale, per riceverlo efficacemente, dev'essere in stato di grazia.
270. Chi è il ministro della Confermazione?
1312-1314
Ministro originario è il Vescovo. Si manifesta cosi il legame del
cresimato con la Chiesa nella sua dimensione apostolica. Quando è il
presbitero a conferire tale Sacramento - come avviene ordinariamente in
Oriente e in casi particolari in Occidente -, il legame col Vescovo e
con la Chiesa è espresso dal presbitero, collaboratore del Vescovo, e
dal sacro crisma, consacrato dal Vescovo stesso.
IL SACRAMENTO DELL'EUCARISTIA
271. Che cos'è l'Eucaristia?
1322-1323; 1409
È il sacrificio stesso del Corpo e del Sangue del Signore Gesù, che egli
istituì per perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio
della Croce, affidando così alla sua Chiesa il memoriale della sua Morte
e Risurrezione. È il segno dell'unità, il vincolo della carità, il
convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di
grazia e viene dato il pegno della vita eterna.
272. Quando Gesù Cristo ha istituito l'Eucaristia?
1323; 1337-1340
L'ha istituita il Giovedì Santo, «la notte in cui veniva tradito» (1
Cor 11,23), mentre celebrava con i suoi Apostoli l'Ultima Cena.
273. Come l'ha istituita?
1337-1340; 1365,1406
Dopo aver radunato i suoi Apostoli nel Cenacolo, Gesù prese nelle sue
mani il pane, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Prendete e mangiatene
tutti: questo è il mio corpo offerto per voi». Poi prese nelle sue mani
il calice del vino e disse loro: «Prendete e bevetene tutti: questo è il
calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e
per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me».
274. Che cosa rappresenta l'Eucaristia nella vita della Chiesa?
1324- 1327; 1407
È fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Nell'Eucaristia toccano il
loro vertice l'azione santificante di Dio verso di noi e il nostro culto
verso di lui. Essa racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa: lo
stesso Cristo, nostra Pasqua. La comunione della vita divina e l'unità
del Popolo di Dio sono espresse e prodotte dall'Eucaristia. Mediante la
celebrazione eucaristica ci uniamo già alla liturgia del Cielo e
anticipiamo la vita eterna.
275. Come viene chiamato questo Sacramento?
1328-1332
L'insondabile ricchezza di questo Sacramento si esprime con diversi
nomi, che evocano suoi aspetti particolari. I più comuni sono:
Eucaristia, Santa Messa, Cena del Signore, Frazione del pane,
Celebrazione eucaristica, Memoriale della passione, della morte e della
risurrezione del Signore, Santo Sacrificio, Santa e Divina Liturgia,
Santi Misteri, Santissimo Sacramento dell'altare, Santa Comunione.
276. Come si colloca l'Eucaristia nel disegno divino della salvezza?
1333-1344
Nell' Antica Alleanza l'Eucaristia è preannunziata soprattutto nella
cena pasquale annuale, celebrata ogni anno dagli Ebrei con i pani
azzimi, a ricordo dell'improvvisa e liberatrice partenza dall'Egitto.
Gesù l'annuncia nel suo insegnamento e la istituisce celebrando con i
suoi Apostoli l'Ultima Cena durante un banchetto pasquale. La Chiesa,
fedele al comando del Signore: «Fate questo in memoria di me» (1
Cor 11,24), ha sempre celebrato l'Eucaristia, soprattutto la
domenica, giorno della risurrezione di Gesù.
277. Come si svolge la celebrazione dell'Eucaristia?
1345-1355; 1408
Si svolge in due grandi momenti, che formano un solo atto di culto: la
liturgia della Parola, che comprende la proclamazione e l'ascolto della
Parola di Dio; la liturgia eucaristica, che comprende la presentazione
del pane e del vino, la preghiera o anafora, che contiene le parole
della consacrazione, e la comunione.
278. Chi è il ministro della celebrazione dell'Eucaristia?
1348; 1411
È il sacerdote (Vescovo o presbitero), validamente ordinato, che
agisce nella Persona di Cristo Capo e a nome della Chiesa.
279. Quali sono gli elementi essenziali e necessari per realizzare
l'Eucaristia?
1412
Sono il pane di frumento e il vino della vite.
280. In che senso l'Eucaristia è memoriale del sacrificio di
Cristo?
1362-1367
L'Eucaristia è memoriale nel senso che rende presente e attuale
il sacrificio che Cristo ha offerto al Padre, una volta per tutte, sulla
Croce in favore dell'umanità. Il carattere sacrificale dell'Eucaristia
si manifesta nelle parole stesse dell'istituzione: «Questo è il mio
corpo, che è dato per voi» e «Questo calice è la nuova alleanza nel mio
Sangue, che viene versato per voi» (Lc 22,19-20). Il sacrificio
della Croce e il sacrificio dell'Eucaristia sono un unico sacrificio.
Identici sono la vittima e l'offerente, diverso è soltanto il modo
di offrirsi: cruento sulla Croce, incruento nell'Eucaristia.
281. In quale modo la Chiesa partecipa al sacrificio eucaristico?
1368-1372; 1414
Nell'Eucaristia, il sacrificio di Cristo diviene pure il sacrificio
delle membra del suo Corpo. La vita dei fedeli, la loro lode, la loro
sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro sono uniti a quelli di
Cristo. In quanto sacrificio, l'Eucaristia viene anche offerta per tutti
i fedeli vivi e defunti, in riparazione dei peccati di tutti gli uomini
e per ottenere da Dio benefici spirituali e temporali. Anche la Chiesa
del cielo è unita nell'offerta di Cristo.
282. Come Gesù è presente nell'Eucaristia?
1373-1375; 1413
Gesù Cristo è presente nell'Eucaristia in modo unico e incomparabile. È
presente infatti in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il
suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità. In essa è quindi
presente in modo sacramentale, e cioè sotto le specie eucaristiche del
pane e del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo.
283. Che cosa significa transustanziazione?
1376-1377; 1413
Transustanziazione significa la conversione di tutta la sostanza
del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del
vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione si attua nella
preghiera eucaristica, mediante l'efficacia della parola di Cristo e
dell'azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le caratteristiche sensibili
del pane e del vino, cioè le «specie eucaristiche», rimangono
inalterate.
284. La frazione del pane divide Cristo?
1377
La frazione del pane non divide Cristo: egli è presente tutto e integro
in ciascuna specie eucaristica e in ciascuna sua parte.
285. Fino a quando continua la presenza eucaristica di Cristo?
1377
Essa continua finché sussistono le specie eucaristiche.
286. Quale tipo di culto è dovuto al Sacramento dell'Euca-ristia?
1378-1381; 1418
È dovuto il culto di latria, cioè di adorazione, riservato solo a
Dio sia durante la celebrazione eucaristica sia al di fuori di essa. La
Chiesa, infatti, conserva con la massima diligenza le Ostie consacrate,
le porta agli infermi e ad altre persone impossibilitate a partecipare
alla Santa Messa, le presenta alla solenne adorazione dei fedeli, le
porta in processione e invita alla frequente visita e adorazione del
Santissimo Sacramento conservato nel tabernacolo.
287. Perché l'Eucaristia è il banchetto pasquale?
1382-1384; 1391-1396
L'Eucaristia è il banchetto pasquale, in quanto Cristo, realizzando
sacramentalmente la sua Pasqua, ci dona il suo Corpo e il suo Sangue,
offerti come cibo e bevanda, e ci unisce a sé e tra di noi nel suo
sacrificio.
288. Che cosa significa l'altare?
1383; 1410
L'altare è il simbolo di Cristo stesso, presente come vittima
sacrificale (altare-sacrificio della Croce) e come alimento celeste che
si dona a noi (altare-mensa eucaristica).
289. Quando la Chiesa fa obbligo di partecipare alla santa Messa?
1389; 1417
La Chiesa fa obbligo ai fedeli di partecipare alla santa Messa ogni
domenica e nelle feste di precetto, e raccomanda di parteciparvi anche
negli altri giorni.
290. Quando si deve fare la santa Comunione?
1389
La Chiesa raccomanda ai fedeli che partecipano alla santa Messa di
ricevere con le dovute disposizioni anche la santa Comunione,
prescrivendone l'obbligo almeno a Pasqua.
291. Che cosa si richiede per ricevere la santa Comunione?
1385-1389; 1415
Per ricevere la santa Comunione si deve essere pienamente incorporati
alla Chiesa cattolica ed essere in stato di grazia, cioè senza coscienza
di peccato mortale. Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave
deve ricevere il Sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla
Comunione. Importanti sono anche lo spirito di raccoglimento e di
preghiera, l'osservanza del digiuno prescritto dalla Chiesa e
l'atteggiamento del corpo (gesti, abiti), in segno di rispetto a Cristo.
292. Quali sono i frutti della santa Comunione?
1391-1397; 1416
La santa Comunione accresce la nostra unione con Cristo e con la sua
Chiesa, conserva e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo e
nella Cresima e ci fa crescere nell'amore verso il prossimo.
Fortificandoci nella carità, cancella i peccati veniali e ci preserva in
futuro dai peccati mortali.
293. Quando è possibile amministrare la santa Comunione agli altri
cristiani?
1398-1401
I ministri cattolici amministrano lecitamente la santa Comunione ai
membri delle Chiese Orientali che non hanno comunione piena con la
Chiesa cattolica, qualora questi lo richiedano spontaneamente e siano
ben disposti.
Per i membri delle altre Comunità ecclesiali, i ministri cattolici
amministrano lecitamente la santa Comunione ai fedeli, che per gravi
motivi lo chiedano spontaneamente, siano ben disposti e manifestino la
fede cattolica circa il Sacramento.
294. Perché l'Eucaristia è «pegno della gloria futura»?
1402-1405
Perché l'Eucaristia ci ricolma di ogni grazia e benedizione del Cielo,
ci fortifica per il pellegrinaggio di questa vita e ci fa desiderare la
vita eterna, unendoci già a Cristo asceso alla destra del Padre, alla
Chiesa del cielo, alla beatissima Vergine e a tutti i Santi.
Nell'Eucaristia noi spezziamo «l'unico pane, che è
farmaco d'immortalità, antidoto per non morire, ma per
vivere in Gesù Cristo per sempre» (sant'Ignazio
d'Antiochia).
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CAPITOLO SECONDO
I SACRAMENTI DI GUARIGIONE
295. Perché Cristo ha istituito i Sacramenti della Penitenza e
dell'Unzione degli infermi?
1420-1421; 1426
Cristo, medico dell'anima e del corpo, li ha istituiti perché la vita
nuova, da lui donataci nei sacramenti dell'iniziazione cristiana, può
essere indebolita e persino perduta a causa del peccato. Perciò Cristo
ha voluto che la Chiesa continuasse la sua opera di guarigione e di
salvezza mediante questi due sacramenti.
IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA E DELLA RICONCILIAZIONE
296. Come viene chiamato questo Sacramento?
1422-1424
Esso viene chiamato Sacramento della Penitenza, della Riconciliazione,
del Perdono, della Confessione, della Conversione.
297. Perché esiste un Sacramento della Riconciliazione dopo il
Battesimo?
1425-1426; 1484
Poiché la vita nuova nella grazia, ricevuta nel Battesimo, non ha
soppresso la debolezza della natura umana, né l'inclinazione al peccato
(cioè la concupiscenza), Cristo ha istituito questo
Sacramento per la conversione dei battezzati, che si sono allontanati da
lui con il peccato.
298. Quando fu istituito questo Sacramento?
1485
Il Signore risorto ha istituito questo Sacramento quando la sera di
Pasqua si mostrò ai suoi Apostoli e disse loro: «Ricevete lo Spirito
Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li
rimetterete resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23).
299. I battezzati hanno bisogno di convertirsi?
1427-1429
L'appello di Cristo alla conversione risuona continuamente nella vita
dei battezzati. La conversione è un impegno continuo per tutta la
Chiesa, che è Santa ma comprende nel suo seno i peccatori.
300. Che cos'è la penitenza interiore?
1430-1433; 1490
È il dinamismo del «cuore contrito» (Sal 51,19), mosso dalla
grazia divina a rispondere all'amore misericordioso di Dio. Implica il
dolore e la repulsione per i peccati commessi, il fermo proposito di non
peccare più in avvenire e la fiducia nell'aiuto di Dio. Si nutre della
speranza nella misericordia divina.
301. In quali forme si esprime la penitenza nella vita cristiana?
1434-1439
La penitenza si esprime in forme molto varie, in particolare con il
digiuno, la preghiera, l'elemosina. Queste e molte altre forme di
penitenza possono essere praticate nella vita quotidiana del cristiano,
in particolare nel tempo di Quaresima e nel giorno penitenziale del
venerdì.
302. Quali sono gli elementi essenziali del Sacramento della
Riconciliazione?
1440-1449
Sono due: gli atti compiuti dall'uomo, che si converte sotto l'azione
dello Spirito Santo, e l'assoluzione del sacerdote, che nel Nome di
Cristo concede il perdono e stabilisce le modalità della soddisfazione.
303. Quali sono gli atti del penitente?
1450-1460; 1487-1492
Essi sono: un diligente esame di coscienza; la contrizione
(o pentimento), che è perfetta quando è motivata dall'amore verso Dio,
imperfetta se fondata su altri motivi, e che include il proposito di non
peccare più; la confessione, che consiste nell'accusa dei peccati
fatta davanti al sacerdote; la soddisfazione, ossia il compimento
di certi atti di penitenza, che il confessore impone al penitente per
riparare il danno causato dal peccato.
304. Quali peccati si devono confessare?
1456
Si devono confessare tutti i peccati gravi non ancora confessati, dei
quali ci si ricorda dopo un diligente esame di coscienza. La confessione
dei peccati gravi è l'unico modo ordinario per ottenere il perdono.
305. Quando si è obbligati a confessare i peccati gravi?
1457
Ogni fedele, raggiunta l'età della ragione, ha l'obbligo di confessare i
propri peccati gravi almeno una volta all'anno, e comunque prima di
ricevere la santa Comunione.
306. Perché i peccati veniali possono essere anch'essi oggetto della
confessione sacramentale?
1458
La confessione dei peccati veniali è vivamente raccomandata dalla
Chiesa, anche se non è strettamente necessaria, perché ci aiuta a
formarci una retta coscienza e a lottare contro le cattive inclinazioni,
per lasciarci guarire da Cristo e per progredire nella vita dello
Spirito.
307. Chi è il ministro di questo Sacramento?
1461-1466; 1495
Cristo ha affidato il ministero della riconciliazione ai suoi Apostoli,
ai Vescovi loro successori e ai presbiteri loro collaboratori, i quali
diventano pertanto strumenti della misericordia e della giustizia di
Dio. Essi esercitano il potere di perdonare i peccati nel Nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
308. A chi è riservata l'assoluzione di alcuni peccati?
1463
L'assoluzione di alcuni peccati particolarmente gravi (come quelli
puniti con la scomunica) è riservata alla Sede Apostolica o al Vescovo
del luogo o ai presbiteri da loro autorizzati, anche se ogni sacerdote
può assolvere da qualsiasi peccato e scomunica chi è in pericolo di
morte.
309. Il Confessore è tenuto al segreto?
1467
Data la delicatezza e la grandezza di questo ministero e il rispetto
dovuto alle persone, ogni Confessore è obbligato, senza alcuna eccezione
e sotto pene molto severe, a mantenere il sigillo sacramentale, cioè
l'assoluto segreto circa i peccati conosciuti in confessione
310. Quali sono gli effetti di questo Sacramento?
1468-1470; 1496
Gli effetti del Sacramento della Penitenza sono: la riconciliazione con
Dio e quindi il perdono dei peccati; la riconciliazione con la Chiesa;
il recupero, se perduto, dello stato di grazia; la remissione della pena
eterna meritata a causa dei peccati mortali e, almeno in parte, delle
pene temporali che sono conseguenze del peccato; la pace e la serenità
della coscienza, e la consolazione dello spirito; l'accrescimento delle
forze spirituali per il combattimento cristiano.
311. In alcuni casi si può celebrare questo Sacramento con la
confessione generica e l'assoluzione collettiva?
1480-1484
In casi di grave necessità (come in pericolo imminente di morte), si può
ricorrere alla celebrazione comunitaria della Riconciliazione con la
confessione generica e l'assoluzione collettiva, nel rispetto delle
norme della Chiesa e con il proposito di confessare individualmente a
tempo debito i peccati gravi.
312. Che cosa sono le indulgenze?
1471-1479; 1498
Le indulgenze sono la remissione dinanzi a Dio della pena temporale
meritata per i peccati, già perdonati quanto alla colpa, che il fedele,
a determinate condizioni, acquista, per se stesso o per i defunti
mediante il ministero della Chiesa, la quale, come dispensatrice della
redenzione, distribuisce il tesoro dei meriti di Cristo e dei Santi.
IL SACRAMENTO DELL'UNZIONE DEGLI INFERMI
313. Come è vissuta la malattia nell'Antico Testamento?
1499-1502
Nell' Antico Testamento l'uomo durante la malattia sperimenta il proprio
limite, e nello stesso tempo percepisce che la malattia è legata, in
modo misterioso, al peccato. I profeti hanno intuito che essa poteva
avere anche un valore redentivo per i peccati propri e altrui. Così la
malattia era vissuta di fronte a Dio, dal quale l'uomo implorava la
guarigione.
314. Quale significato ha la compassione di Gesù verso gli ammalati?
1503-1505
La compassione di Gesù verso gli ammalati e le sue numerose guarigioni
di infermi sono un chiaro segno che con lui è venuto il Regno di Dio e
quindi la vittoria sul peccato, sulla sofferenza e sulla morte. Con la
sua passione e morte, egli dà nuovo senso alla sofferenza, la quale, se
unita alla sua, può diventare mezzo di purificazione e di salvezza per
noi e per gli altri.
315. Qual è il comportamento della Chiesa verso i malati?
1506-1513; 1526-1527
La Chiesa, avendo ricevuto dal Signore l'imperativo di guarire gli
infermi, si impegna ad attuarlo con le cure verso i malati, accompagnate
da preghiere di intercessione. Essa soprattutto possiede un Sacramento
specifico in favore degli infermi, istituito da Cristo stesso e
attestato da san Giacomo: «Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della
Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio nel nome del
Signore» (Gc 5,14-15).
316. Chi può ricevere il Sacramento dell'Unzione degli infermi?
1514-1515; 1528-1529
Lo può ricevere il fedele, che comincia a trovarsi in pericolo di morte
per malattia o vecchiaia. Lo stesso fedele lo può ricevere anche altre
volte, quando si verifica un aggravarsi della malattia oppure quando gli
capita un'altra malattia grave. La celebrazione di questo Sacramento
deve essere possibilmente preceduta dalla confessione individuale del
malato.
317. Chi amministra questo Sacramento?
1516; 1530
Esso può essere amministrato solo dai sacerdoti (Vescovi o presbiteri).
318. Come si celebra questo Sacramento?
1517-1519; 1531
La celebrazione di questo Sacramento consiste essenzialmente
nell' Unzione con l'olio, benedetto possibilmente dal Vescovo,
sulla fronte e sulle mani del malato (nel rito romano, o anche su altre
parti del corpo in altri riti), accompagnata dalla preghiera del
sacerdote, che implora la grazia speciale di questo Sacramento.
319. Quali sono gli effetti di questo Sacramento?
1520-1523; 1532
Esso conferisce una grazia particolare, che unisce più intimamente il
malato alla Passione di Cristo, per il suo bene e per quello di tutta la
Chiesa, donandogli conforto, pace, coraggio, e anche il perdono dei
peccati, se il malato non ha potuto confessarsi. Questo Sacramento
consente talvolta, se Dio lo vuole, anche il recupero della salute
fisica. In ogni caso, questa Unzione prepara il malato al passaggio
nella Casa del Padre.
320. Che cos'è il Viatico?
1524-1525
È l'Eucaristia ricevuta da coloro che stanno per lasciare la vita
terrena e si preparano al passaggio alla vita eterna. Ricevuta al
momento del passaggio da questo mondo al Padre, la Comunione al Corpo e
al Sangue di Cristo morto e risorto è seme di vita eterna e potenza di
risurrezione.
CAPITOLO TERZO
I SACRAMENTI AL SERVIZIO
DELLA COMUNIONE E DELLA MISSIONE
321. Quali sono i Sacramenti al servizio della comunione e della
missione?
1533-1535
Due Sacramenti, l'Ordine e il Matrimonio, conferiscono una grazia
speciale per una missione particolare nella Chiesa a servizio
dell'edificazione del popolo di Dio. Essi contribuiscono in particolare
alla comunione ecclesiale e alla salvezza degli altri.
IL SACRAMENTO DELL'ORDINE SACERDOTALE
322. Che cos'è il Sacramento dell'Ordine?
1536
È il Sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi
Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa, sino alla fine dei
tempi.
323. Perché si chiama Sacramento dell'Ordine?
1537-1538
Ordine indica un corpo ecclesiale, di cui si entra a far parte
mediante una speciale consacrazione (Ordinazione), che, per un
particolare dono dello Spirito Santo, permette di esercitare una
sacra potestà a nome e con l'autorità di Cristo a servizio del
Popolo di Dio.
324. Come si colloca il Sacramento dell'Ordine nel disegno divino
della salvezza?
1539-1546; 1590-1591
Nell'Antica Alleanza sono prefigurazioni di tale Sacramento il servizio
dei Leviti, come pure il sacerdozio di Aronne e l'istituzione dei
settanta «Anziani» (Nm 11,25). Tali prefigurazioni trovano il
loro compimento in Cristo Gesù, il quale, col sacrificio della sua
Croce, è l' «unico [...] mediatore tra Dio e gli uomini» (1 Tm
2,5), il «sommo Sacerdote alla maniera di Melchisedech» (Eb 5,
l0). L'unico sacerdozio di Cristo è reso presente dal sacerdozio
ministeriale.
«Solo Cristo è il vero sacerdote. gli altri sono i suoi
ministri» (san Tommaso d'Aquino).
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325. Di quanti gradi si compone il Sacramento dell'Ordine?
1554; 1593
Esso si compone di tre gradi, che sono insostituibili per la struttura
organica della Chiesa: l'episcopato, il presbiterato e il diaconato.
326. Qual è l'effetto dell'Ordinazione episcopale?
1557-1558; 1594
L'Ordinazione episcopale conferisce la pienezza del Sacramento
dell'Ordine, fa del Vescovo illegittimo successore degli Apostoli, lo
inserisce nel Collegio episcopale, condividendo con il Papa e gli altri
Vescovi la sollecitudine per tutte le Chiese, e gli consegna gli uffici
di insegnare, santificare e governare.
327. Qual è l'ufficio del Vescovo nella Chiesa particolare a lui
affidata?
1560-1561
Il Vescovo, a cui viene affidata una Chiesa particolare, è il principio
visibile e il fondamento dell'unità di tale Chiesa, verso la quale
adempie, quale vicario di Cristo, l'ufficio pastorale, coadiuvato dai
propri presbiteri e diaconi.
328. Qual è l'effetto dell'Ordinazione presbiterale?
1562-1567; 1595
L'unzione dello Spirito segna il presbitero con un carattere spirituale
indelebile, lo configura a Cristo sacerdote e lo rende capace di agire
nel Nome di Cristo Capo. Essendo cooperatore dell'Ordine episcopale,
egli è consacrato per predicare il Vangelo, per celebrare il culto
divino, soprattutto l'Eucaristia da cui trae forza il suo ministero, e
per essere il Pastore dei fedeli.
329. Come il presbitero esercita il proprio ministero?
1568
Pur essendo ordinato per una missione universale, egli la esercita in
una Chiesa particolare, in fraternità sacramentale con gli altri
presbiteri che formano il «presbiterio» e che, in comunione con il
Vescovo e in dipendenza da lui, portano la responsabilità della Chiesa
particolare.
330. Qual è l'effetto dell'Ordinazione diaconale?
1569-1571; 1596
Il diacono, configurato a Cristo servo di tutti, viene ordinato per il
servizio della Chiesa, che egli compie sotto l'autorità del proprio
Vescovo, a riguardo del ministero della Parola, del culto divino, della
guida pastorale e della carità.
331. Come si celebra il Sacramento dell'Ordine?
1572-1574; 1597
Per ciascuno dei tre gradi, il Sacramento dell'Ordine è conferito
mediante l'imposizione delle mani sul capo dell'ordinando da
parte del Vescovo, che pronunzia la solenne preghiera
consacratoria. Con essa il Vescovo invoca da Dio per l'ordinando la
speciale effusione dello Spirito Santo e dei suoi doni, in vista del
ministero.
332. Chi può conferire questo Sacramento?
1575-1576; 1600
Spetta ai Vescovi validamente ordinati, in quanto successori degli
Apostoli, conferire i tre gradi del Sacramento dell'Ordine.
333. Chi può ricevere questo Sacramento?
1577-1578; 1598
Può riceverlo validamente soltanto il battezzato di sesso maschile: la
Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso.
Nessuno può esigere di ricevere il Sacramento dell'Ordine, ma deve
essere considerato adatto al ministero dall'autorità della Chiesa
334. È richiesto il celibato a chi riceve il Sacramento dell'Ordine?
1579-1580; 1599
Per l'episcopato è sempre richiesto il celibato. Per il presbiterato,
nella Chiesa latina sono ordinariamente scelti uomini credenti che
vivono da celibi e che intendono conservare il celibato «per il regno
dei cieli» (Mt 19,12); nelle Chiese Orientali non è consentito
sposarsi dopo aver ricevuto l'ordinazione. Al diaconato permanente
possono accedere anche uomini già sposati.
335. Quali sono gli effetti del Sacramento dell'Ordine?
1581-1589
Questo Sacramento dona una speciale effusione dello Spirito Santo, che
configura l'ordinato a Cristo nella sua triplice funzione di Sacerdote,
Profeta e Re, secondo i rispettivi gradi del Sacramento. L'ordinazione
conferisce un carattere spirituale indelebile: perciò non può essere
ripetuta né conferita per un tempo limitato.
336. Con quale autorità viene esercitato il sacerdozio ministeriale?
1547-1553; 1592
I sacerdoti ordinati, nell'esercizio del ministero sacro, parlano e
agiscono non per autorità propria e neppure per mandato o per
delega della comunità, ma in Persona di Cristo Capo e a nome della
Chiesa. Pertanto il sacerdozio ministeriale si differenzia
essenzialmente, e non solo per grado, dal sacerdozio comune dei fedeli,
a servizio del quale Cristo l'ha istituito.
IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO
337. Qual è il disegno di Dio sull'uomo e sulla donna?
1601-1605
Dio, che è amore e che ha creato l'uomo per amore, l'ha chiamato ad
amare. Creando l'uomo e la donna, li ha chiamati nel Matrimonio a
un'intima comunione di vita e di amore fra loro, «così che non sono più
due, ma una carne sola» (Mt 19,6). Benedicendoli, Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi» (Gn 1,28).
338. Per quali fini Dio ha istituito il Matrimonio?
1659-1660
L'unione matrimoniale dell'uomo e della donna, fondata e strutturata con
leggi proprie dal Creatore, per sua natura è ordinata alla comunione e
al bene dei coniugi e alla generazione ed educazione dei figli. L'unione
matrimoniale, secondo l'originario disegno divino, è indissolubile, come
afferma Gesù Cristo: «Quello che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi»
(Mc 10,9).
339. In qual modo il peccato minaccia il Matrimonio?
1606-1608
A causa del primo peccato, che ha provocato anche la rottura della
comunione tra l'uomo e la donna, donata dal Creatore, l'unione
matrimoniale è molto spesso minacciata dalla discordia e dall'infedeltà.
Tuttavia Dio, nella sua infinita misericordia, dona all'uomo e alla
donna la sua grazia per realizzare l'unione delle loro vite secondo
l'originario disegno divino.
340. Che cosa insegna l'Antico Testamento sul Matrimonio?
1609-1611
Dio, soprattutto attraverso la pedagogia della Legge e dei profeti,
aiuta il suo popolo a maturare progressivamente la coscienza
dell'unicità e dell'indissolubilità del Matrimonio. L'alleanza nuziale
di Dio con Israele prepara e prefigura l'Alleanza nuova compiuta dal
Figlio di Dio, Gesù Cristo, con la sua sposa, la Chiesa.
341. Qual è la novità donata da Cristo al Matrimonio?
1612-1617; 1661
Gesù Cristo non solo ristabilisce l'ordine iniziale voluto da Dio, ma
dona la grazia per vivere il Matrimonio nella nuova dignità di
Sacramento, che è il segno del suo amore sponsale per la Chiesa: «Voi
mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa» (Ef
5,25).
342. Il Matrimonio è un obbligo per tutti?
1618-1620
Il Matrimonio non è un obbligo per tutti. In particolare Dio chiama
alcuni uomini e donne a seguire il Signore Gesù nella via della
verginità o del celibato per il Regno dei cieli, rinunciando al gran
bene del Matrimonio per preoccuparsi delle cose del Signore e cercare di
piacerGli, diventando segno dell'assoluto primato dell'amore di Cristo e
dell'ardente attesa della sua venuta gloriosa.
343. Come si celebra il Sacramento del Matrimonio?
1621-1624
Poiché il Matrimonio stabilisce i coniugi in uno stato pubblico di vita
nella Chiesa, la sua celebrazione liturgica è pubblica, alla presenza
del sacerdote (o del testimone qualificato della Chiesa) e degli altri
testimoni.
344. Che cosa è il consenso matrimoniale?
1625-1632; 1662-1663
Il consenso matrimoniale è la volontà, espressa da un uomo e da una
donna, di donarsi mutuamente e definitivamente, allo scopo di vivere
un'alleanza di amore fedele e fecondo. Poiché il consenso fa il
Matrimonio, esso è indispensabile e insostituibile. Per rendere valido
il Matrimonio, il consenso deve avere come oggetto il vero Matrimonio ed
essere un atto umano, cosciente e libero, non determinato da violenza o
costrizioni.
345. Che cosa si richiede quando uno degli sposi non è cattolico?
1633-1637
Per essere leciti, i matrimoni misti (fra cattolico e battezzato
non cattolico) richiedono la licenza dell'autorità ecclesiastica. Quelli
con disparità di culto (fra cattolico e non battezzato) per
essere validi hanno bisogno di una dispensa. In ogni caso, è essenziale
che i coniugi non escludano l'accettazione dei fini e delle proprietà
essenziali del Matrimonio, e che il coniuge cattolico confermi gli
impegni, conosciuti anche dall'altro coniuge, di conservare la fede e di
assicurare il Battesimo e l'educazione cattolica dei figli.
346. Quali sono gli effetti del Sacramento del Matrimonio?
1638-1642
Il Sacramento del. Matrimonio genera tra i coniugi un vincolo perpetuo
ed esclusivo. Dio stesso suggella il consenso degli sposi. Pertanto il
Matrimonio concluso e consumato tra battezzati non può essere mai
sciolto. Inoltre questo Sacramento conferisce agli sposi la grazia
necessaria per raggiungere la santità nella vita coniugale e per
l'accoglienza responsabile dei figli e la loro educazione.
347. Quali sono i peccati gravemente contrari al Sacramento del
Matrimonio?
1645-1648
Essi sono: l'adulterio; la poligamia, in quanto contraddice la pari
dignità tra l'uomo e la donna, l'unicità e l'esclusività dell'amore
coniugale; il rifiuto della fecondità, che priva la vita coniugale del
dono dei figli; e il divorzio, che contravviene all'indissolubilità.
348. Quando la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi?
1629; 1649
La Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi quando la loro
coabitazione è divenuta per motivi gravi praticamente impossibile, anche
se auspica una loro riconciliazione. Ma essi, finché vive il coniuge,
non sono liberi di contrarre una nuova unione, a meno che il loro
Matrimonio sia nullo, e tale venga dichiarato dall'autorità
ecclesiastica.
349. Qual è l'atteggiamento della Chiesa verso i divorziati
risposati?
1650-1651
Fedele al Signore, la Chiesa non può riconoscere come Matrimonio
l'unione dei divorziati risposati civilmente. «Chi ripudia la propria
moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la
donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio» (Mc
10,11-12). Verso di loro la Chiesa attua un'attenta sollecitudine,
invitandoli a una vita di fede, alla preghiera, alle opere di carità e
all'educazione cristiana dei figli. Ma essi non possono ricevere
l'Assoluzione sacramentale, né accedere alla Comunione eucaristica, né
esercitare certe responsabilità ecclesiali, finché perdura tale
situazione, che oggettivamente contrasta con la legge di Dio.
350. Perché la famiglia cristiana è chiamata anche Chiesa
domestica?
1655-1658; 1666
Perché la famiglia manifesta e attua la natura comunionale e familiare
della Chiesa come famiglia di Dio. Ciascun membro, secondo il proprio
ruolo, esercita il sacerdozio battesimale, contribuendo a fare della
famiglia una comunità di grazia e di preghiera, una scuola delle virtù
umane e cristiane, il luogo del primo annuncio della fede ai figli.
CAPITOLO QUARTO
LE ALTRE CELEBRAZIONI LITURGICHE
I SACRAMENTALI
351. Che cosa sono i Sacramentali?
1667-1672; 1677-1678
Sono segni sacri istituiti dalla Chiesa, per mezzo dei quali vengono
santificate alcune circostanze della vita. Essi comportano una preghiera
accompagnata dal segno della croce e da altri segni. Fra i Sacramentali,
occupano un posto importante le benedizioni, che sono una lode di Dio e
una preghiera per ottenere i suoi doni, le consacrazioni di persone e le
dedicazioni di cose al culto di Dio.
352. Che cos'è un esorcismo?
1673
Si ha un esorcismo quando la Chiesa domanda con la sua autorità, in nome
di Gesù, che una persona o un oggetto sia protetto contro l'influsso del
Maligno e sottratto al suo dominio. Viene praticato in forma ordinaria
nel rito del Battesimo. L'esorcismo solenne, chiamato il grande
esorcismo, può essere effettuato solo da un presbitero autorizzato
dal Vescovo.
353. Quali forme di pietà popolare accompagnano la vita sacramentale
della Chiesa?
1674-1676; 1679
Il senso religioso del popolo cristiano ha sempre trovato diverse
espressioni nelle varie forme di pietà che accompagnano la vita
sacramentale della Chiesa, quali la venerazione delle reliquie, le
visite ai santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la «Via crucis»,
il Rosario. La Chiesa con la luce della fede illumina e favorisce le
forme autentiche di pietà popolare
LE ESEQUIE CRISTIANE
354. Quale rapporto esiste tra i Sacramenti e la morte del cristiano?
1680-1683
Il cristiano che muore in Cristo giunge, al termine della sua esistenza
terrena, al compimento della nuova vita iniziata con il Battesimo,
rafforzata dalla Confermazione e nutrita dall'Eucaristia, anticipazione
del banchetto celeste. Il senso della morte del cristiano si manifesta
alla luce della Morte e della Risurrezione di Cristo, nostra unica
speranza; il cristiano che muore in Cristo Gesù, va ad «abitare presso
il Signore» (2 Cor 5,8).
355. Che cosa esprimono le esequie?
1684-1685
Le esequie, pur celebrando si secondo differenti riti rispondenti alle
situazioni e alle tradizioni delle singole regioni, esprimono il
carattere pasquale della morte cristiana nella speranza della
risurrezione, e il senso della comunione con il defunto particolarmente
mediante la preghiera per la purificazione della sua anima.
356. Quali sono i momenti principali delle esequie?
1686-1690
Solitamente le esequie comprendono quattro momenti principali:
l'accoglienza della salma da parte della comunità con parole di conforto
e di speranza, la liturgia della Parola, il sacrificio eucaristico e
«l'addio», col quale l'anima del defunto viene affidata a Dio, fonte di
vita eterna, mentre il suo corpo viene sepolto in attesa della
risurrezione.
|
La vocazione
dell'uomo:
La vita nello Spirito |
357. Come la vita morale cristiana è legata alla fede e ai Sacramenti?
1691-1698
Ciò che il Simbolo della fede professa, i
Sacramenti lo comunicano. Infatti, con essi i fedeli ricevono la grazia
di Cristo e i doni dello Spirito Santo, che li rendono capaci di vivere
la nuova vita di figli di Dio nel Cristo accolto con la fede.
«Riconosci, o cristiano, la tua dignità» (san Leone
Magno).
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CAPITOLO PRIMO
LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA
L'UOMO IMMAGINE DI DIO
358. Qual è la radice della dignità
umana?
1699-1715
La dignità della persona umana si radica
nella creazione ad immagine e somiglianza di Dio. Dotata di un'anima
spirituale e immortale, d'intelligenza e di libera volontà la persona
umana è ordinata a Dio e chiamata, con la sua anima e il suo corpo, alla
beatitudine eterna.
LA NOSTRA VOCAZIONE ALLA BEATITUDINE
359. Come raggiunge l'uomo la
beatitudine?
1716
L'uomo raggiunge la beatitudine in virtù
della grazia di Cristo, che lo rende partecipe della vita divina. Cristo
nel Vangelo indica ai suoi la strada che porta alla felicità senza fine:
le Beatitudini. La grazia di Cristo opera anche in ogni uomo che,
seguendo la retta coscienza, cerca e ama il vero e il bene, ed evita il
male.
360. Perché le Beatitudini sono
importanti per noi?
1716-1717; 1725-1726
Le Beatitudini sono al centro della
predicazione di Gesù, riprendono e portano a perfezione le promesse di
Dio, fatte a partire da Abramo. Dipingono il volto stesso di Gesù,
caratterizzano l'autentica vita cristiana e svelano all'uomo il fine
ultimo del suo agire: la beatitudine eterna.
361. In che rapporto sono le Beatitudini
col desiderio di felicità dell'uomo?
1718-17l9
Esse rispondono all'innato desiderio di
felicità che Dio ha posto nel cuore dell'uomo per attirarlo a sé e che
solo lui può saziare.
362. Che cos'è la beatitudine eterna?
1720-1724; 1727-1729
È la visione di Dio nella vita eterna, in
cui noi saremo pienamente «partecipi della natura divina» (2
Pt 1,4), della gloria di Cristo e del godimento della vita
trinitaria. La beatitudine oltrepassa le capacità umane: è un dono
soprannaturale e gratuito di Dio, come la grazia che ad essa conduce. La
beatitudine promessa ci pone di fronte a scelte morali decisive riguardo
ai beni terreni, stimolandoci ad amare Dio al di sopra di tutto.
LA LIBERTÀ DELL'UOMO
363. Che cos'è la libertà?
1730-1733; 1743-1744
È il potere donato da Dio all'uomo di agire
o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stesso
azioni deliberate. La libertà caratterizza gli atti propriamente umani.
Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. La libertà
raggiunge la propria perfezione quando è ordinata a Dio, sommo Bene e
nostra Beatitudine. La libertà implica anche la possibilità di scegliere
tra il bene e il male. La scelta del male è un abuso della libertà, che
conduce alla schiavitù del peccato.
364. Quale relazione esiste tra libertà
e responsabilità?
1734-1737; 1745-1746
La libertà rende l'uomo responsabile dei
suoi atti nella misura in cui sono volontari, anche se l'imputabilità e
la responsabilità di un'azione possono essere sminuite e talvolta
annullate dall'ignoranza, dall'inavvertenza, dalla violenza subita, dal
timore, dagli affetti smodati, dalle abitudini.
365. Perché ogni uomo ha diritto
all'esercizio della libertà?
1738; 1747
Il diritto all'esercizio della libertà è
proprio d'ogni uomo, in quanto è inseparabile dalla sua dignità di
persona umana. Pertanto tale diritto va sempre rispettato,
particolarmente in campo morale e religioso, e deve essere civilmente
riconosciuto e tutelato nei limiti del bene comune e del giusto ordine
pubblico.
366. Come si colloca la libertà umana
nell'ordine della salvezza?
1739-1742; 1748
La nostra libertà è indebolita a causa del
primo peccato. L'indebolimento è reso più acuto dai peccati successivi.
Ma Cristo «ci ha liberati perché restassimo liberi» (Gal 5, 1).
Con la sua grazia lo Spirito Santo ci conduce alla libertà spirituale,
per farci suoi liberi collaboratori nella Chiesa e nel mondo.
367. Quali sono le fonti della moralità
degli atti umani?
1749-1754; 1757-1758
La moralità degli atti umani dipende da tre
fonti: dall'oggetto scelto, ossia un bene vero o apparente;
dall'intenzione del soggetto che agisce, e cioè dal fine per cui
egli compie l'azione; dalle circostanze dell'azione, ivi comprese
le conseguenze.
368. Quando l'atto è moralmente buono?
1755-1756; 1759-1760
L'atto è moralmente buono quando suppone ad
un tempo la bontà dell'oggetto, del fine e delle circostanze. L'oggetto
scelto può da solo viziare tutta un'azione, anche se l'intenzione è
buona. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene. Un fine
cattivo può corrompere l'azione, anche se il suo oggetto, in sé, è
buono. Invece un fine buono non rende buono un comportamento che per il
suo oggetto è cattivo, in quanto il fine non giustifica i mezzi. Le
circostanze possono attenuare o aumentare la responsabilità di chi
agisce, ma non possono modificare la qualità morale degli atti stessi,
non rendono mai buona un'azione in sé cattiva.
369. Vi sono atti che sono sempre
illeciti?
1756; 1761
Vi sono atti, la cui scelta è sempre
illecita a motivo del loro oggetto (ad esempio la bestemmia, l'omicidio,
l'adulterio). La loro scelta comporta un disordine della volontà, cioè
un male morale, che non può essere giustificato con il ricorso ai beni
che eventualmente ne potrebbero derivare.
LA MORALITÀ DELLE PASSIONI
370. Che cosa sono le passioni?
1762-1766; 1771-1772
Le passioni sono gli affetti, le emozioni o
i moti della sensibilità - componenti naturali della psicologia umana -
che spingono ad agire o a non agire in vista di ciò che è percepito come
buono o come cattivo. Le principali sono l'amore e l'odio, il desiderio
e il timore, la gioia, la tristezza, la collera. Passione precipua è
l'amore, provocato dall'attrattiva del bene. Non si ama che il bene,
vero o apparente.
371. Le passioni sono moralmente buone o
cattive?
1767-1770; 1773-1775
Le passioni, in quanto moti della
sensibilità, non sono né buone né cattive in se stesse: sono buone
quando contribuiscono ad un'azione buona; sono cattive in caso
contrario. Esse possono essere assunte nelle virtù o pervertite nei
vizi.
LA COSCIENZA MORALE
372. Che cos'è la coscienza morale?
1776-1780; 1795-1797
La coscienza morale, presente nell'intimo
della persona, è un giudizio della ragione, che, al momento opportuno,
ingiunge all'uomo di compiere il bene e di evitare il male. Grazie ad
essa, la persona umana percepisce la qualità morale di un atto da
compiere o già compiuto, permettendole di assumerne la responsabilità.
Quando ascolta la coscienza morale, l'uomo prudente può sentire la voce
di Dio che gli parla.
373. Che cosa implica la dignità della
persona nei confronti della coscienza morale?
1780-1782; 1798
La dignità della persona umana implica la
rettitudine della coscienza morale (che cioè sia in accordo con ciò che
è giusto e buono secondo la ragione e la Legge divina). A motivo della
stessa dignità personale, l'uomo non deve essere costretto ad agire
contro coscienza e non si deve neppure impedirgli, entro i limiti del
bene comune, di operare in conformità ad essa, soprattutto in campo
religioso.
374. Come si forma la coscienza morale
perché sia retta e veritiera?
1783-1788; 1799-1800
La coscienza morale retta e veritiera si
forma con l'educazione, con l'assimilazione della Parola di Dio e
dell'insegnamento della Chiesa. È sorretta dai doni dello Spirito Santo
e aiutata dai consigli di persone sagge. Inoltre giovano molto alla
formazione morale la preghiera e l'esame di coscienza.
375. Quali norme la coscienza deve
sempre seguire?
1789
Ce ne sono tre più generali: 1) non è mai
consentito fare il male perché ne derivi un bene; 2) la cosiddetta
Regola d'oro: « Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi,
anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12); 3) la carità passa sempre
attraverso il rispetto del prossimo e della sua coscienza, anche se
questo non significa accettare come un bene ciò che è oggettivamente un
male.
376. La coscienza morale può emettere
giudizi erronei?
1790-1794; 1801-1802
La persona deve sempre obbedire al giudizio
certo della propria coscienza, ma può emettere anche giudizi erronei,
per cause non sempre esenti da colpevolezza personale. Non è però
imputabile alla persona il male compiuto per ignoranza involontaria,
anche se esso resta oggettivamente un male. È quindi necessario
adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.
LE VIRTÙ
377. Che cos'è la virtù?
1803,1833
La virtù è una disposizione abituale e
ferma a fare il bene. «Il fine di una vita virtuosa consiste nel
divenire simile a Dio» (san Gregorio di Nissa). Vi sono virtù umane e
virtù teologali.
378. Che cosa sono le virtù umane?
1804; 1810-1811; 1834,1839
Le virtù umane sono perfezioni abituali e
stabili dell'intelligenza e della volontà, che regolano i nostri atti,
ordinano le nostre passioni e indirizzano la nostra condotta in
conformità alla ragione e alla fede. Acquisite e rafforzate per mezzo di
atti moralmente buoni e ripetuti, sono purificate ed elevate dalla
grazia divina.
379. Quali sono le virtù umane
principali?
1805; 1834
Sono le virtù denominate cardinali,
che raggruppano tutte le altre e che costituiscono i cardini della vita
virtuosa. Esse sono: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.
380. Che cos'è la prudenza?
1806; 1835
La prudenza dispone la ragione a
discernere, in ogni circostanza, il nostro vero bene e a scegliere i
mezzi adeguati per attuarlo. Essa guida le altre virtù, indicando loro
regola e misura.
381. Che cos'è la giustizia?
1807; 1836
La giustizia consiste nella volontà
costante e ferma di dare agli altri ciò che è loro dovuto. La giustizia
verso Dio è chiamata «virtù della religione».
382. Che cos'è la fortezza?
1808; 1837
La fortezza assicura la fermezza nelle
difficoltà e la costanza nella ricerca del bene, giungendo fino alla
capacità dell'eventuale sacrificio della propria vita per una giusta
causa.
383. Che cos'è la temperanza?
1809; 1838
La temperanza modera l'attrattiva dei
piaceri, assicura il dominio della volontà sugli istinti e rende capaci
di equilibrio nell'uso dei beni creati.
384. Che cosa sono le virtù teologali?
1812-1813; 1840-1841
Sono le virtù che hanno come origine,
motivo e oggetto immediato Dio stesso. Infuse nell'uomo con la grazia
santificante, esse rendono capaci di vivere in relazione con la Trinità
e fondano e animano l'agire morale del cristiano, vivificando le virtù
umane. Sono il pegno della presenza e dell'azione dello Spirito Santo
nelle facoltà dell'essere umano.
385. Quali sono le virtù teologali?
1813
Le virtù teologali sono la fede, la
speranza e la carità.
386. Che cos'è la fede?
1814-1816; 1842
La fede è la virtù teologale per la quale
noi crediamo a Dio e a tutto ciò che egli ci ha rivelato e che la Chiesa
ci propone di credere, perché Dio è la stessa Verità. Con la fede l'uomo
si abbandona a Dio liberamente. Perciò colui che crede cerca di
conoscere e fare la volontà di Dio, perché «la fede opera per mezzo
della carità» (Gal 5,6).
387. Che cos'è la speranza?
1817-1821; 1843
La speranza è la virtù teologale per la
quale noi desideriamo e aspettiamo da Dio la vita eterna come nostra
felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e
appoggiandoci all'aiuto della grazia dello Spirito Santo per meritarla e
perseverare sino alla fine della vita terrena.
388. Che cos'è la carità?
1822-1829; 1844
La carità è la virtù teologale per la quale
amiamo Dio al di sopra di tutto e il nostro prossimo come noi stessi per
amore di Dio. Gesù fa di essa il comandamento nuovo, la pienezza della
Legge. Essa è «il vincolo della perfezione» (Col 3,14) e il
fondamento delle altre virtù, che anima, ispira e ordina: senza di essa
«io non sono nulla» e «niente mi giova» (1 Cor 13,1-3).
389. Che cosa sono i doni dello Spirito
Santo?
1830-1831; 1845
I doni dello Spirito Santo sono
disposizioni permanenti che rendono l'uomo docile a seguire le
ispirazioni divine. Essi sono sette: sapienza, intelletto, consiglio,
fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.
390. Che cosa sono i frutti dello
Spirito Santo?
1832
I frutti dello Spirito Santo sono
perfezioni plasmate in noi come primizie della gloria eterna. La
tradizione della Chiesa ne enumera dodici: «Amore, gioia, pace,
pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia,
continenza, castità» (Gal 5,22-23 volg.).
IL PECCATO
391. Che cosa comporta per noi
l'accoglienza della misericordia di Dio?
1846-1848; 1870
Essa comporta che riconosciamo le nostre
colpe, pentendoci dei nostri peccati. Dio stesso con la sua Parola e il
suo Spirito svela i nostri peccati, ci dona la verità della coscienza e
la speranza del perdono.
392. Che cos'è il peccato?
1849-1851; 1871-1872
Il peccato è «una parola, un atto o un
desiderio contrari alla Legge eterna» (sant'Agostino). È un'offesa a
Dio, nella disobbedienza al suo amore. Esso ferisce la natura dell'uomo
e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua Passione svela
pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua misericordia.
393. Esiste una varietà dei peccati?
1852-1853; 1873
La varietà dei peccati è grande. Essi
possono essere distinti secondo il loro oggetto o secondo le virtù o i
comandamenti ai quali si oppongono. Possono riguardare direttamente Dio,
il prossimo o noi stessi. E possibile inoltre distinguerli in peccati di
pensiero, di parola, di azione e di omissione.
394. Come si distingue il peccato,
quanto alla gravità?
1854
Si distingue in peccato mortale e veniale
395. Quando si commette il peccato
mortale?
1855-1861; 1874
Si commette il peccato mortale quando ci
sono nel contempo materia grave, piena consapevolezza e deliberato
consenso. Questo peccato distrugge in noi la carità, ci priva della
grazia santificante, ci conduce alla morte eterna dell'inferno se non ci
si pente. Viene perdonato in via ordinaria mediante i Sacramenti del
Battesimo e della Penitenza o Riconciliazione.
396. Quando si commette il peccato
veniale?
1862-1864; 1875
Il peccato veniale, che si differenzia
essenzialmente dal peccato mortale, si commette quando si ha materia
leggera, oppure anche grave, ma senza piena consapevolezza o totale
consenso. Esso non rompe l'alleanza con Dio, ma indebolisce la carità;
manifesta un affetto disordinato per i beni creati; ostacola i progressi
dell'anima nell'esercizio delle virtù e nella pratica del bene morale;
merita pene purificatorie temporali.
397. Come prolifera in noi il peccato?
1865,1876
Il peccato trascina al peccato, e la sua
ripetizione genera il vizio.
398. Che cosa sono i vizi?
1866-1867
I vizi, essendo il contrario delle virtù,
sono abitudini perverse che ottenebrano la coscienza e inclinano al
male. I vizi possono essere collegati ai sette peccati cosiddetti
capitali, che sono: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria,
golosità, pigrizia o accidia.
399. Esiste una nostra responsabilità
nei peccati commessi da altri?
1868
Esiste questa responsabilità, quando vi
cooperiamo colpevol-mente.
400. Che cosa sono le strutture
di peccato?
1869
Sono situazioni sociali o istituzioni
contrarie alla legge divina, espressione ed effetto di peccati
personali.
CAPITOLO SECONDO
LA COMUNITÀ UMANA
LA PERSONA E LA SOCIETÀ
401. In che cosa consiste la dimensione
sociale dell'uomo?
1877-1880; 1890-1891
Insieme alla chiamata personale alla
beatitudine, l'uomo ha la dimensione sociale come componente essenziale
della sua natura e della sua vocazione. Infatti: tutti gli uomini sono
chiamati al medesimo fine, Dio stesso; esiste una certa somiglianza tra
la comunione delle Persone divine e la fraternità che gli uomini devono
instaurare tra loro nella verità e nella carità; l'amore del prossimo è
inseparabile dall'amore per Dio.
402. Qual è il rapporto tra la persona e
la società?
1881-1882; 1892-1893
Principio, soggetto e fine di tutte le
istituzioni sociali è e deve essere la persona. Alcune società,
quali la famiglia e la comunità civica, sono ad essa necessarie. Sono
utili anche altre associazioni, tanto all'interno delle comunità
politiche quanto sul piano internazionale, nel rispetto del principio di
sussidiarietà.
403. Che cosa indica il principio di
sussidiarietà?
1883-1885; 1894
Tale principio indica che una società di
ordine superiore non deve assumere il compito spettante a una società di
ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto
sostenerla in caso di necessità.
404. Che cos'altro richiede un'autentica
convivenza umana?
1886.1889; 1895-1896
Richiede di rispettare la giustizia e la
giusta gerarchia dei valori, come pure di subordinare le dimensioni
materiali e istintive a quelle interiori e spirituali. In particolare,
là dove il peccato perverte il clima sociale, occorre far appello alla
conversione dei cuori e alla grazia di Dio, per ottenere cambiamenti
sociali che siano realmente al servizio di ogni persona e di tutta la
persona. La carità, che esige e rende capaci della pratica della
giustizia, è il più grande comandamento sociale.
LA PARTECIPAZIONE ALLA VITA SOCIALE
405. Su che cosa si fonda l'autorità
nella società?
1897-1902; 1918-1920
Ogni comunità umana ha bisogno di
un'autorità legittima, che assicuri l'ordine e contribuisca
all'attuazione del bene comune. Tale autorità trova il proprio
fondamento nella natura umana, perché corrisponde all'ordine stabilito
da Dio.
406. Quando l'autorità è esercitata in
modo legittimo?
1903-1904; 1921-1922
L'autorità è esercitata in modo legittimo
quando agisce per il bene comune e per conseguirlo usa mezzi moralmente
leciti. Perciò i regimi politici devono essere determinati dalla libera
decisione dei cittadini e devono rispettare il principio dello «Stato di
diritto», nel quale è sovrana la legge, e non la volontà arbitraria
degli uomini. Le leggi ingiuste e le misure contrarie all'ordine morale
non sono obbliganti per le coscienze.
407. Che cos'è il bene comune?
1905-1906; 1924
Per bene comune si intende l'insieme di
quelle condizioni di vita sociale che permettono ai gruppi e ai singoli
di realizzare la propria perfezione.
408. Che cosa comporta il bene comune?
1907-1909; 1925
Il bene comune comporta: il rispetto e la
promozione dei diritti fondamentali della persona; lo sviluppo dei beni
spirituali e temporali delle persone e della società; la pace e la
sicurezza di tutti.
409. Dove si realizza in maniera più
rilevante il bene comune?
1910-1912; 1927
La realizzazione più completa del bene
comune si trova in quelle comunità politiche, che difendono e promuovono
il bene dei cittadini e dei ceti intermedi, senza dimenticare il bene
universale della famiglia umana.
410. Come l'uomo partecipa alla
realizzazione del bene comune?
1913-1917; 1926
Ogni uomo, secondo il posto e il ruolo che
ricopre, partecipa a promuovere il bene comune, rispettando le leggi
giuste e facendosi carico dei settori di cui ha la responsabilità
personale, quali la cura della propria famiglia e l'impegno nel proprio
lavoro. I cittadini inoltre, per quanto è possibile, devono prendere
parte attiva alla vita pubblica.
LA GIUSTIZIA SOCIALE
411. Come la società assicura la
giustizia sociale?
1928-1933; 1943-1944
La società assicura la giustizia sociale
quando rispetta la dignità e i diritti della persona, fine proprio della
società stessa. Inoltre la società persegue la giustizia sociale, che è
connessa con il bene comune e l'esercizio dell'autorità, quando realizza
le condizioni che consentono alle associazioni e agli individui di
conseguire ciò a cui hanno diritto.
412. Su che cosa si fonda l'uguaglianza
tra gli uomini?
1934-1935; 1945
Tutti gli uomini godono di eguale dignità e
diritti fondamentali, in quanto, creati a immagine dell'unico Dio e
dotati di una medesima anima razionale, hanno la stessa natura e
origine, e sono chiamati, in Cristo unico salvatore, alla medesima
beatitudine divina.
413. Come valutare le disuguaglianze tra
gli uomini?
1936-1938; 1946-1947
Ci sono delle disuguaglianze inique,
economiche e sociali, che colpiscono milioni di esseri umani; esse sono
in aperto contrasto con il Vangelo, contrarie alla giustizia, alla
dignità delle persone, alla pace. Ma ci sono anche differenze tra gli
uomini, causate da vari fattori, che rientrano nel piano di Dio.
Infatti, Egli vuole che ciascuno riceva dagli altri ciò di cui ha
bisogno, e che coloro che hanno «talenti» particolari li condividano con
gli altri. Tali differenze incoraggiano e spesso obbligano le persone
alla magnanimità, alla benevolenza e alla condivisione, e spingono le
culture a mutui arricchimenti.
414. Come si esprime la solidarietà
umana?
1939-1942; 1948
La solidarietà, che scaturisce dalla
fraternità umana e cristiana, si esprime anzitutto nella giusta
ripartizione dei beni, nella equa remunerazione del lavoro e
nell'impegno per un ordine sociale più giusto. La virtù della
solidarietà attua anche la condivisione dei beni spirituali della fede,
ancor più importanti di quelli materiali.
CAPITOLO TERZO
LA SALVEZZA DI DIO: LA LEGGE E LA GRAZIA
LA LEGGE MORALE
415. Che cos'è la legge morale?
1954-1959; 1978-1979
La legge morale è opera della Sapienza
divina. Prescrive all'uomo le vie, le norme di condotta che conducono
alla beatitudine promessa e vietano le strade che allontanano da Dio.
416. In che cosa consiste la legge
morale naturale?
1960
La legge naturale, iscritta dal Creatore
nel cuore di ogni uomo, consiste in una partecipazione alla sapienza e
alla bontà di Dio ed esprime il senso morale originario, che permette
all'uomo di discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male. Essa
è universale e immutabile e pone la base dei doveri e dei diritti
fondamentali della persona, nonché della comunità umana e della stessa
legge civile.
417. È percepita da tutti tale legge?
1961-1962; 1980-1981
A causa del peccato, la legge naturale non
sempre e non da tutti viene percepita con uguale chiarezza e
immediatezza.
Per questo Dio « ha scritto sulle tavole della
Legge quanto gli uomini non riuscivano a leggere nei loro
cuori» (sant'Agostino).
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418. Qual è il rapporto tra la legge
naturale e la Legge antica?
1963-1964; 1982
La Legge antica è il primo stadio della
Legge rivelata. Essa esprime molte verità che sono naturalmente
accessibili alla ragione e che si trovano così affermate e autenticate
nelle Alleanze della salvezza. Le sue prescrizioni morali, che sono
riassunte nei Dieci Comandamenti del Decalogo, pongono i fondamenti
della vocazione dell'uomo, vietano ciò che è contrario all'amore di Dio
e del prossimo, e prescrivono ciò che gli è essenziale.
419. Come si colloca la Legge antica nel
piano della salvezza?
1963-1964; 1982
La Legge antica permette di conoscere molte
verità accessibili alla ragione, indica ciò che si deve o non si deve
fare, e soprattutto, come fa un saggio pedagogo, prepara e dispone alla
conversione e all'accoglienza del Vangelo. Tuttavia, pur essendo santa,
spirituale e buona, la Legge antica è ancora imperfetta, poiché non dona
da se stessa la forza e la grazia dello Spirito per osservarla.
420. Che cos'è la nuova Legge o Legge
evangelica?
1965-1972; 1983-1985
La nuova Legge o Legge evangelica,
proclamata e realizzata da Cristo, è la pienezza e il compimento della
Legge divina, naturale e rivelata. Essa è riassunta nel comandamento di
amare Dio e il prossimo, e di amarci come Cristo ci ha amato; è anche
una realtà interiore all'uomo: la grazia dello Spirito Santo che rende
possibile un tale amore. È «la legge della libertà» (Gc 1,25),
perché porta ad agire spontaneamente sotto l'impulso della carità.
«La nuova legge è principalmente la stessa grazia dello
Spirito Santo, che è data ai credenti in Cristo» (san
Tommaso d' Aquino).
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421. Dove si trova la Legge nuova?
1971-1974; 1986
La Legge nuova si trova in tutta la vita e
la predicazione di Cristo e nella catechesi morale degli Apostoli: il
Discorso della Montagna ne è la principale espressione.
GRAZIA E GIUSTIFICAZIONE
422. Che cos'è la giustificazione?
1987-1995; 2017-2020
La giustificazione è l'opera più eccellente
dell'amore di Dio. È l'azione misericordiosa e gratuita di Dio, che
cancella i nostri peccati e ci rende giusti e santi in tutto il nostro
essere. Ciò avviene per mezzo della grazia dello Spirito Santo, che ci è
stata meritata dalla passione di Cristo e ci è donata nel Battesimo. La
giustificazione dà inizio alla libera risposta dell'uomo, cioè alla fede
in Cristo e alla collaborazione con la grazia dello Spirito Santo.
423. Che cos'è la grazia che giustifica?
1996-1998, 2005; 2021
La grazia è il dono gratuito che Dio ci dà
per renderci partecipi della sua vita trinitaria e capaci di agire per
amor suo, È chiamata grazia abituale, o santificante o deificante,
perché ci santifica e ci divinizza. È soprannaturale, perché
dipende interamente dall'iniziativa gratuita di Dio e supera le capacità
dell'intelligenza e delle forze dell'uomo. Sfugge quindi alla nostra
esperienza.
424. Quali altri tipi di grazia ci sono?
1999-2000; 2003-2004; 2023-2024
Oltre alla grazia abituale, ci sono: le
grazie attuali (doni circostanziati); le grazie sacramentali (doni
propri di ciascun sacramento); le grazie speciali o carismi (aventi come
fine il bene comune della Chiesa), tra cui le grazie di stato, che
accompagnano l'esercizio dei ministeri ecclesiali e delle responsabilità
della vita.
425. Qual è il rapporto tra la grazia e
la libertà dell'uomo?
2001-2002
La grazia previene, prepara e suscita la
libera risposta dell'uomo. Essa risponde alle profonde aspirazioni della
libertà umana, la invita a cooperare e la conduce alla sua perfezione
426. Che cos'è il merito?
2006-2009; 2025-2027
Il merito è ciò che dà diritto alla
ricompensa per un'azione buona. Nei confronti di Dio, l'uomo, di per sé,
non può meritare nulla, avendo tutto da lui gratuitamente ricevuto.
Tuttavia, Dio gli dona la possibilità di acquistare meriti per l'unione
alla carità di Cristo, sorgente dei nostri meriti davanti a Dio. I
meriti delle opere buone devono perciò essere attribuiti anzitutto alla
grazia di Dio e poi alla libera volontà dell'uomo,
427. Quali beni possiamo meritare?
2006-2009; 2025-2027
Sotto la mozione dello Spirito Santo
possiamo meritare, per noi stessi e per gli altri, le grazie utili per
santificarci e per giungere alla vita eterna, come pure i beni temporali
a noi convenienti secondo il disegno di Dio. Nessuno può meritare la
grazia prima, quella che sta all'origine della conversione e della
giustificazione.
428. Siamo tutti chiamati alla santità
cristiana?
2012-2016; 2028-2029
Tutti i fedeli sono chiamati alla santità
cristiana. Essa è pienezza della vita cristiana e perfezione della
carità, e si attua nell'unione intima con Cristo, e, in lui, con la
Santissima Trinità. Il cammino di santificazione del cristiano, dopo
essere passato attraverso la Croce, avrà il suo compimento nella
Risurrezione finale dei giusti, nella quale Dio sarà tutto in tutte le
cose.
LA CHIESA, MADRE E MAESTRA
429. In qual modo la Chiesa nutre la
vita morale del cristiano?
2030-2031; 2047
La Chiesa è la comunità dove il cristiano
accoglie la Parola di Dio e gli insegnamenti della «Legge di Cristo»
(Gal 6,2); riceve la grazia dei sacramenti; si unisce all'offerta
eucaristica di Cristo, in modo che la sua vita morale sia un culto
spirituale; apprende l'esempio di santità della Vergine Maria e dei
Santi.
430. Perché il Magistero della Chiesa
interviene nel campo morale?
2032-2040; 2049-2051
Perché è compito del Magistero della Chiesa
predicare la fede da credere e da praticare nella vita. Tale compito si
estende anche alle prescrizioni specifiche della legge naturale, perché
la loro osservanza è necessaria per la salvezza.
431. Quali finalità hanno i precetti
della Chiesa?
2041; 2048
I cinque precetti della Chiesa hanno come
fine di garantire ai fedeli il minimo indispensabile dello spirito di
preghiera, della vita sacramentale, dell'impegno morale e della crescita
dell'amore di Dio e del prossimo.
432. Quali sono i precetti della Chiesa?
2042-2043
Essi sono: 1) partecipare alla Messa la
domenica e le altre feste comandate e rimanere liberi da lavori e da
attività che potrebbero impedire la santificazione di tali giorni; 2)
confessare i propri peccati, ricevendo il Sacramento della
Riconciliazione almeno una volta all'anno; 3) accostarsi al Sacramento
dell'Eucaristia almeno a Pasqua; 4) astenersi dal mangiare carne e
osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa; 5) sovvenire
alle necessità materiali della Chiesa, ciascuno secondo le proprie
possibilità.
433. Perché la vita morale dei cristiani
è indispensabile per l'annunzio del Vangelo?
2044-2046
Perché con la loro vita conforme al Signore
Gesù i cristiani attirano gli uomini alla fede nel vero Dio, edificano
la Chiesa, informano il mondo con lo spirito del Vangelo e affrettano la
venuta del Regno di Dio.
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I dieci Comandamenti
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Esodo
20,2-17
Io sono il Signore tuo Dio,
che ti ho fatto uscire
dal paese d'Egitto,
dalla condizione
di schiavitù
Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine
alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla
terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai
davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo
Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla
terza e alla quarta generazione per coloro che mi odiano, ma che
dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per coloro che mi amano
e osservano i miei comandamenti.
Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio, perché il Signore
non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricordati del
giorno di sabato per santificarlo. Sei giorni faticherai e farai ogni
tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo
Dio. Tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né
il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero
che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il
cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il
giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo
ha dichiarato sacro.
Onora tuo padre e tua madre
perché si prolunghino i tuoi
giorni nel paese che ti dà il
Signore, tuo Dio.
Non uccidere.
Non commettere
adulterio.
Non rubare.
Non pronunciare falsa
testimonianza contro il tuo
prossimo.
Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del
tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il
suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.
Deuteronomio
5,6-21
Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto,
dalla condizione servile.
Non avere altri dèi di fronte a me...
Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio.
Osserva il giorno di sabato per santificarlo.
Onora tuo padre e tua madre.
Non uccidere.
Non commettere adulterio.
Non rubare.
Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare alcuna delle
cose che sono del tuo prossimo.
Formula
catechistica
Io sono il Signore tuo Dio:
1. Non avrai altro Dio fuori di me.
2. Non nominare il nome di Dio invano.
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora tuo padre e tua madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri.
7. Non rubare.
8. Non dire falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d'altri.
10. Non desiderare la roba d'altri.
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434. «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita
eterna?» (Mt 19,16).
2052-2054; 2075-2076
Al giovane che gli rivolge questa domanda Gesù risponde: «Se vuoi
entrare nella vita, osserva i Comandamenti», e poi aggiunge: «Vieni e
seguimi» (Mt 19,16.21). Seguire Gesù implica l'osservanza dei
Comandamenti. La Legge non è abolita, ma l'uomo è invitato a ritrovarla
nella persona del divino Maestro, che la realizza perfettamente in se
stesso, ne rivela il pieno significato e ne attesta la perennità.
435. Come Gesù interpreta la Legge?
2055
Gesù la interpreta alla luce del duplice e unico Comandamento della
carità, pienezza della Legge: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il
tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il
più grande e il primo dei Comandamenti. E il secondo è simile al primo:
Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due Comandamenti
dipende tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,37-40).
436. Che cosa significa «Decalogo»?
2056-2057
Decalogo significa «dieci parole» (Es 34,28). Queste parole
riassumono la Legge donata da Dio al popolo d'Israele nel contesto
dell'Alleanza mediante Mosè. Esso, nel presentare i Comandamenti
dell'amore di Dio (i primi tre) e del prossimo (gli altri sette),
traccia, per il popolo eletto e per ciascuno in particolare, il cammino
di una vita liberata dalla schiavitù del peccato.
437. Qual è il legame del Decalogo con l'Alleanza?
2058-2063; 2077
Il Decalogo si comprende alla luce dell' Alleanza, nella quale Dio si
rivela, facendo conoscere la sua volontà. Nell'osservare i Comandamenti,
il popolo esprime la propria appartenenza a Dio e risponde con
gratitudine alla sua iniziativa d'amore.
438. Quale importanza dà la Chiesa al Decalogo?
2064-2068
Fedele alla Scrittura e all'esempio di Gesù, la Chiesa riconosce al
Decalogo un'importanza e un significato basilari. I cristiani sono
obbligati ad osservarlo.
439. Perché il Decalogo costituisce un'unità organica?
2069; 2079
I dieci Comandamenti costituiscono un insieme organico e indissociabile,
perché ogni Comandamento rimanda agli altri e a tutto il Decalogo.
Perciò trasgredire un Comandamento è infrangere l'intera Legge.
440. Perché il Decalogo obbliga gravemente?
2072-2073; 2081
Perché enuncia i doveri fondamentali dell'uomo verso Dio e verso il
prossimo.
441. È possibile osservare il Decalogo?
2074; 2082
Sì, perché Cristo, senza il quale nulla possiamo fare, ci rende capaci
di osservarlo, con il dono del suo Spirito e della sua grazia.
CAPITOLO PRIMO
«AMERAI IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO
IL TUO CUORE, CON TUTTA LA TUA ANIMA
E CON TUTTA LA TUA MENTE»
IL PRIMO COMANDAMENTO: IO SONO IL SIGNORE DIO TUO.
NON AVRAI ALTRO DIO FUORI DI ME
442. Che cosa implica l'affermazione di Dio: «lo sono il Signore Dio
tuo» (Es 20,2)?
2083-2094; 2133-2134
Implica per il fedele di custodire e attuare le tre virtù teologali e di
evitare i peccati che vi si oppongono. La fede crede in Dio e
respinge ciò che le è contrario, come ad esempio, il dubbio volontario,
l'incredulità, l'eresia, l'apostasia, lo scisma. La speranza
attende fiduciosamente la beata visione di Dio e il suo aiuto, evitando
la disperazione e la presunzione. La carità ama Dio al di sopra
di tutto: vanno dunque respinte l'indifferenza, l'ingratitudine, la
tiepidezza, l'accidia o indolenza spirituale, e l'odio di Dio, che nasce
dall'orgoglio.
443. Che cosa comporta la Parola del Signore: «Adora il Signore Dio
tuo e a lui solo rendi culto» (Mt 4,10)?
2095-2105; 2135-2136
Essa comporta: adorare Dio come Signore di tutto ciò che esiste;
rendergli il culto dovuto individualmente e comunitariamente; pregarlo
con espressioni di lode, di ringraziamento e di supplica; offrirgli
sacrifici, soprattutto quello spirituale della propria vita, in unione
con il sacrificio perfetto di Cristo; mantenere le promesse e i voti a
Lui fatti.
444. In qual modo la persona attua il proprio diritto a rendere culto
a Dio nella verità e nella libertà?
2104-2109; 2137
Ogni uomo ha il diritto e il dovere morale di cercare la verità,
specialmente in ciò che riguarda Dio e la sua Chiesa, e, una volta
conosciuta, di abbracciarla e custodirla fedelmente, rendendo a Dio un
culto autentico. Nello stesso tempo, la dignità della persona umana
richiede che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la
propria coscienza, né impedito, entro i giusti limiti dell'ordine
pubblico, di agire in conformità ad essa, privatamente o pubblicamente,
in forma individuale o associata.
445. Che cosa proibisce Dio quando comanda: «Non avrai altri dèi di
fronte a me» (Es 20,2)?
2110-2128; 2138-2140
Questo Comandamento proibisce:
- il politeismo e l'idolatria, che divinizza una creatura,
il potere, il denaro, perfino il demonio;
- la superstizione, che è una deviazione del culto dovuto al vero
Dio e che si esprime anche nelle varie forme di divinazione, magia,
stregoneria e spiritismo;
- l'irreligione, che si esprime nel tentare Dio con parole o
atti; nel sacrilegio, che profana persone o cose sacre soprattutto
l'Eucaristia; nella simonia, che è la volontà di acquistare o vendere le
realtà spirituali;
- l'ateismo, che respinge l'esistenza di Dio, fondandosi spesso
su una falsa concezione dell'autonomia umana;
- l'agnosticismo, per cui nulla si può sapere su Dio, e che
comprende l'indifferentismo e l'ateismo pratico.
446. Il comando di Dio: «Non ti farai alcuna immagine scolpita...»(Es
20,3) proibisce il culto delle immagini?
2129-2132; 2141
Nell'Antico Testamento con tale comando si proibiva di rappresentare il
Dio assolutamente trascendente. A partire dall'Incarnazione del Figlio
di Dio, il culto cristiano delle sacre immagini è giustificato (come
afferma il secondo Concilio di Nicea del 787), poiché si fonda sul
Mistero del Figlio di Dio fatto uomo, nel quale il Dio trascendente si
rende visibile. Non si tratta di un'adorazione dell'immagine, ma di una
venerazione di chi in essa è rappresentato: Cristo, la Vergine, gli
Angeli e i Santi.
IL SECONDO COMANDAMENTO:
NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO
447. Come si rispetta la santità del Nome di Dio?
2142-2149; 2160-2162
Il Nome santo di Dio si rispetta invocandolo, benedicendolo, lodandolo e
glorificandolo. Vanno dunque evitati l'abuso di appellarsi al Nome di
Dio per giustificare un crimine e ogni uso sconveniente del suo Nome,
come la bestemmia, che per sua natura è un peccato grave; le
imprecazioni e l'infedeltà alle promesse fatte nel Nome di
Dio.
448. Perché è proibito il falso giuramento?
2150-2151; 2163-2164
Perché cosi si chiama in causa Dio, che è la stessa verità, come
testimone di una menzogna.
«Non giurare né per il Creatore, né per la creatura, se
non con verità, per necessità e con riverenza»
(sant'Ignazio di Loyola).
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449. Che cos'è lo spergiuro?
2152-2155
Lo spergiuro è fare, sotto giuramento, una promessa con l'intenzione di
non mantenerla, oppure violare la promessa fatta sotto giuramento. È un
peccato grave contro Dio, che è sempre fedele alle sue promesse.
IL TERZO COMANDAMENTO:
RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE
450. Perché Dio «ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato
sacro» (Es 20,11)?
2168-2172; 2189
Perché in giorno di sabato si fa memoria del riposo di Dio nel
settimo giorno della creazione, come pure della liberazione d'Israele
dalla schiavitù d'Egitto e dell'Alleanza che Dio ha sancito con il suo
popolo.
451. Come si comporta Gesù nei confronti del sabato?
2173
Gesù riconosce la santità del sabato e con autorità divina ne dà
l'interpretazione autentica: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non
l'uomo per il sabato» (Mc 2,27).
452. Per quale motivo, per i cristiani, il sabato è stato sostituito
dalla domenica?
2174-2176; 2190-2191
Perché la domenica è il giorno della Risurrezione di Cristo. Come «primo
giorno della settimana» (Mc 16,2), essa richiama la prima
creazione; come «ottavo giorno», che segue il sabato, significa la nuova
creazione inaugurata con la Risurrezione di Cristo. E diventata così,
per i cristiani, il primo di tutti i giorni e di tutte le feste: il
giorno del Signore, nel quale egli, con la sua Pasqua, porta a
compimento la verità spirituale del sabato ebraico ed annuncia il riposo
eterno dell'uomo in Dio.
453. Come si santifica la domenica?
2177-2185; 2192-2193
I cristiani santificano la domenica e le altre feste di precetto
partecipando all'Eucaristia del Signore, e astenendosi anche da quelle
attività che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia
propria del giorno del Signore o la necessaria distensione della mente e
del corpo. Sono consentite le attività legate a necessità familiari o a
servizi di grande utilità sociale, purché non creino abitudini
pregiudizievoli alla santificazione della domenica, alla vita di
famiglia e alla salute.
454. Perché è importante riconoscere civilmente la domenica come
giorno festivo?
2186-2188; 2194-2195
Perché a tutti sia data la reale possibilità di godere di sufficiente
riposo e di tempo libero che permettano loro di curare la vita
religiosa, familiare, culturale e sociale; di disporre di un tempo
propizio per la meditazione, la riflessione, il silenzio e lo studio; di
dedicarsi alle opere di bene, in particolare a favore dei malati e degli
anziani.
CAPITOLO SECONDO
«AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO»
IL QUARTO COMANDAMENTO:
ONORA TUO PADRE E TUA MADRE
455. Che cosa comanda il quarto Comandamento?
2196-2200; 2247-2248
Esso comanda di onorare e rispettare i nostri genitori e coloro che Dio,
per il nostro bene, ha rivestito della sua autorità.
456. Qual è la natura della famiglia nel piano di Dio?
2201-2205; 2249
Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme ai loro figli
una famiglia. Dio ha istituito la famiglia e l'ha dotata della sua
costituzione fondamentale. Il matrimonio e la famiglia sono ordinati al
bene degli sposi, e alla procreazione e all'educazione dei figli. Tra i
membri di una stessa famiglia si stabiliscono relazioni personali e
responsabilità primarie. In Cristo la famiglia diventa Chiesa
domestica, perché è comunità di fede, di speranza e di amore.
457. Quale posto occupa la famiglia nella società?
2207-2208
La famiglia è la cellula originaria della società umana e precede
qualsiasi riconoscimento da parte della pubblica autorità. I principi e
i valori familiari costituiscono il fondamento della vita sociale. La
vita di famiglia è un'iniziazione alla vita della società.
458. Quali doveri ha la società nei confronti della famiglia?
2209-2213; 2250
La società ha il dovere di sostenere e consolidare il matrimonio e la
famiglia, nel rispetto anche del principio di sussidiarietà. I pubblici
poteri devono rispettare, proteggere e favorire la vera natura del
matrimonio e della famiglia, la morale pubblica, i diritti dei genitori
e la prosperità domestica.
459. Quali sono i doveri dei figli verso i genitori?
2214-2220; 2251
Verso i genitori, i figli devono rispetto (pietà filiale), riconoscenza,
docilità e obbedienza, contribuendo così, anche con le buone relazioni
tra fratelli e sorelle, alla crescita dell'armonia e della santità di
tutta la vita familiare. Qualora i genitori si trovassero in situazioni
di indigenza, di malattia, di solitudine o di vecchiaia, i figli adulti
debbono loro aiuto morale e materiale.
460. Quali sono i doveri dei genitori verso i figli?
2221-2231
Partecipi della paternità divina, i genitori sono per i figli i primi
responsabili dell'educazione e i primi annunciatori della fede. Essi
hanno il dovere di amare e di rispettare i figli come persone e
come figli di Dio, e di provvedere, per quanto possibile, ai loro
bisogni materiali e spirituali, scegliendo per loro una scuola adeguata
e aiutandoli con prudenti consigli nella scelta della professione e
dello stato di vita. In particolare hanno la missione di educarli alla
fede cristiana.
461. Come i genitori educano i loro figli alla fede cristiana?
2252-2253
Principalmente con l'esempio, la preghiera, la catechesi familiare e la
partecipazione alla vita ecclesiale.
462. I legami familiari sono un bene assoluto?
2232-2233
I vincoli familiari, sebbene importanti, non sono assoluti perché la
prima vocazione del cristiano è di seguire Gesù, amandolo: «Chi ama il
padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama la figlia o il
figlio più di me, non è degno di me» (Mt 10,37). I genitori
devono favorire con gioia la sequela di Gesù da parte dei loro figli, in
ogni stato di vita, anche nella vita consacrata o nel ministero
sacerdotale.
463. Come va esercitata l'autorità nei vari ambiti della società
civile?
2234-2237; 2254
Va sempre esercitata come un servizio, rispettando i diritti
fondamentali dell'uomo, una giusta gerarchia dei valori, le leggi, la
giustizia distributiva e il principio di sussidiarietà. Ognuno,
nell'esercizio dell'autorità, deve ricercare l'interesse della comunità
anziché il proprio, e deve ispirare le sue decisioni alla verità su Dio,
sull'uomo e sul mondo.
464. Quali sono i doveri dei cittadini nei confronti delle autorità
civili?
2238-2241; 2255
Coloro che sono sottomessi all'autorità devono considerare i loro
superiori come rappresentanti di Dio, offrendo loro leale collaborazione
per il buon funzionamento della vita pubblica e sociale. Ciò comporta
l'amore e il servizio della patria, il diritto e il dovere di voto, il
versamento delle imposte, la difesa del paese e il diritto a una critica
costruttiva.
465. Quando il cittadino non deve obbedire alle autorità civili?
2242-2243; 2256
Il cittadino non deve in coscienza obbedire quando le leggi delle
autorità civili si oppongono alle esigenze dell'ordine morale: «Bisogna
obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5,29).
IL QUINTO COMANDAMENTO: NON UCCIDERE
466. Perché la vita umana va rispettata?
2258-2262; 2318-2320
Perché è sacra. Fin dal suo inizio essa comporta l'azione
creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il
Creatore, suo unico fine. A nessuno è lecito distruggere direttamente un
essere umano innocente, essendo ciò gravemente contrario alla dignità
della persona e alla santità del Creatore. «Non far morire l'innocente e
il giusto» (Es 23,7).
467. Perché la legittima difesa delle persone e delle società non va
contro tale norma?
2263-2265
Perché con la legittima difesa si attua la scelta di difendersi e si
valorizza il diritto alla vita, propria o altrui, e non la scelta di
uccidere. La legittima difesa, per chi ha responsabilità della vita
altrui, può essere anche un grave dovere. Tuttavia, essa non deve
comportare un uso della violenza maggiore del necessario.
468. A che serve una pena?
2266
Una pena, inflitta da una legittima autorità pubblica, ha lo scopo di
riparare il disordine introdotto dalla colpa, di difendere l'ordine
pubblico e la sicurezza delle persone, di contribuire alla correzione
del colpevole.
469. Quale pena si può infliggere?
2267
La pena inflitta deve essere proporzionata alla gravità del delitto.
Oggi, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per
reprimere il crimine rendendo inoffensivo il colpevole, i casi di
assoluta necessità di pena di morte «sono ormai molto rari, se non
addirittura praticamente inesistenti» (Evangelium vitae). Quando
i mezzi incruenti sono sufficienti, l'autorità si limiterà a questi
mezzi, perché questi corrispondono meglio alle condizioni concrete del
bene comune, sono più conformi alla dignità della persona e non tolgono
definitivamente al colpevole la possibilità di redimersi.
470. Che cosa proibisce il quinto Comandamento?
2268-2283; 2321-2326
Il quinto Comandamento proibisce come gravemente contrari alla legge
morale:
- l'omicidio diretto e volontario, e la cooperazione ad esso;
- l'aborto diretto, voluto come fine o come mezzo, nonché la
cooperazione ad esso, pena la scomunica, perché l'essere umano, fin dal
suo concepimento, va rispettato e protetto in modo assoluto nella sua
integrità;
- l'eutanasia diretta, che consiste nel mettere fine, con un atto
o l'omissione di un'azione dovuta, alla vita di persone handicappate,
ammalate o prossime alla morte;
- il suicidio e la cooperazione volontaria ad esso, in quanto è
un'offesa grave al giusto amore di Dio, di sé e del prossimo: quanto
alla responsabilità, essa può essere aggravata in ragione dello scandalo
o attenuata da particolari disturbi psichici o da gravi timori.
471. Quali procedure mediche sono consentite, quando la morte è
considerata imminente?
2278-2279
Le cure che d'ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono
essere legittimamente interrotte. Sono legittimi invece l'uso di
analgesici, non finalizzati alla morte, e la rinuncia «all'accanimento
terapeutico», cioè all'utilizzo di procedure mediche sproporzionate e
senza ragionevole speranza di esito positivo.
472. Perché la società deve proteggere ogni embrione?
2273-2274
Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano, fin dal suo
concepimento, è un elemento costitutivo della società civile e della sua
legislazione. Quando lo Stato non mette la sua forza al servizio dei
diritti di tutti e in particolare dei più deboli, tra i quali i
concepiti ancora non nati, vengono minati i fondamenti stessi di uno
Stato di diritto.
473. Come si evita lo scandalo?
2284-2287
Lo scandalo, che consiste nell'indurre altri a compiere il male, si
evita rispettando l'anima e il corpo della persona. Se deliberatamente
si induce altri a peccare gravemente, si commette una colpa grave.
474. Quale dovere abbiamo verso il corpo?
2288-2291
Dobbiamo avere una ragionevole cura della salute fisica, propria
ed altrui, evitando tuttavia il culto del corpo e ogni sorta di
eccessi. Vanno inoltre evitati l'uso di stupefacenti, che causano
gravissimi danni alla salute e alla vita umana, e anche l'abuso dei
cibi, dell'alcool, del tabacco e dei medicinali.
475. Quando sono moralmente legittime le sperimentazioni
scientifiche, mediche o psicologiche, sulle persone o sui gruppi umani?
2292-2295
Sono moralmente legittime se sono a servizio del bene integrale della
persona e della società, senza rischi sproporzionati per la vita e
l'integrità fisica e psichica dei soggetti, opportunamente informati e
consenzienti.
476. Sono consentiti il trapianto e la donazione di organi, prima e
dopo la morte?
2296
Il trapianto di organi è moralmente accettabile col consenso del
donatore e senza rischi eccessivi per lui. Per il nobile atto della
donazione degli organi dopo la morte deve essere pienamente accertata la
morte reale del donatore.
477. Quali pratiche sono contrarie al rispetto dell'integrità
corporea della persona umana?
2297-2298
Esse sono: i rapimenti e i sequestri di persona, il terrorismo, la
tortura, le violenze, la sterilizzazione diretta. Le amputazioni e le
mutilazioni di una persona sono moralmente consentite solo per
indispensabili fini terapeutici della medesima.
478. Quale cura si deve avere per i moribondi?
2299
I moribondi hanno diritto a vivere con dignità gli ultimi momenti della
loro vita terrena, soprattutto con il sostegno della preghiera e dei
Sacramenti che preparano all'incontro con il Dio vivente.
479. Come devono essere trattati i corpi dei defunti?
2300-2301
I corpi dei defunti devono essere trattati con rispetto e carità. La
loro cremazione è permessa se attuata senza mettere in questione la fede
nella risurrezione dei corpi.
480. Che cosa chiede il Signore ad ogni persona a riguardo della
pace?
2302-2303
Il Signore, che proclama «beati gli operatori di pace» (Mt
5,9), chiede la pace del cuore e denuncia l'immoralità dell'ira, che è
desiderio di vendetta per il male ricevuto, e dell'odio, che porta a
desiderare il male per il prossimo. Questi atteggiamenti, se volontari e
consentiti in cose di grande importanza, sono peccati gravi contro la
carità.
481. Che cos'è la pace nel mondo?
2304-2305
La pace nel mondo, la quale è richiesta per il rispetto e lo sviluppo
della vita umana, non è semplice assenza della guerra o equilibrio di
forze contrastanti, ma è «la tranquillità dell'ordine» (sant'Agostino),
«frutto della giustizia» (Is 32,17) ed effetto della carità. La
pace terrena è immagine e frutto della pace di Cristo.
482. Che cosa richiede la pace nel mondo?
2304; 2307-2308
Essa richiede l'equa distribuzione e la tutela dei beni delle persone,
la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità
delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della giustizia e della
fratellanza.
483. Quando è moralmente consentito l'uso della forza militare?
2307-2310
L'uso della forza militare è moralmente giustificato dalla presenza
contemporanea delle seguenti condizioni: certezza di un durevole e grave
danno subito; inefficacia di ogni alternativa pacifica; fondate
possibilità di successo; assenza di mali peggiori, considerata l'odierna
potenza dei mezzi di distruzione.
484. In caso di minaccia di guerra, a chi spetta la valutazione
rigorosa di tali condizioni?
2309
Essa spetta al giudizio prudente dei governanti, cui compete anche il
diritto di imporre ai cittadini l'obbligo della difesa nazionale, fatto
salvo il diritto personale all'obiezione di coscienza, da attuarsi con
altra forma di servizio alla comunità umana.
485. In caso di guerra, che cosa chiede la legge morale?
2312-2314; 2328
La legge morale rimane sempre valida, anche in caso di guerra. Essa
chiede che si trattino con umanità i non combattenti, i soldati feriti e
i prigionieri. Le azioni deliberatamente contrarie al diritto delle
genti e le disposizioni che le impongono sono dei crimini che
l'obbedienza cieca non serve a scusare. Si devono condannare le
distruzioni di massa come pure lo sterminio di un popolo o di una
minoranza etnica, che sono peccati gravissimi: si è moralmente in
obbligo di fare resistenza agli ordini di chi li comanda.
486. Che cosa bisogna fare per evitare la guerra?
2315-2317; 2327-2330
Si deve fare tutto ciò che è ragionevolmente possibile per evitare in
ogni modo la guerra, dati i mali e le ingiustizie che essa provoca. In
particolare, bisogna evitare l'accumulo e il commercio delle armi non
debitamente regolamentati dai poteri legittimi; le ingiustizie
soprattutto economiche e sociali; le discriminazioni etniche e
religiose; l'invidia, la diffidenza, l'orgoglio e lo spirito di
vendetta. Quanto si fa per eliminare questi ed altri disordini aiuta a
costruire la pace e ad evitare la guerra.
IL SESTO COMANDAMENTO:
NON COMMETTERE ADULTERIO
487. Quale compito ha la persona umana nei confronti della propria
identità sessuale?
2331-2336; 2392-2393
Dio ha creato l'uomo maschio e femmina, con uguale dignità personale, e
ha iscritto in lui la vocazione dell'amore e della comunione. Spetta a
ciascuno accettare la propria identità sessuale, riconoscendone
l'importanza per tutta la persona, la specificità e la complementarità.
488. Che cosa è la castità?
2337-2338
La castità è la positiva integrazione della sessualità nella persona. La
sessualità diventa veramente umana quando è integrata in modo giusto
nella relazione da persona a persona. La castità è una virtù morale, un
dono di Dio, una grazia, un frutto dello Spirito.
489. Che cosa comporta la virtù della castità?
2339-2341
Essa comporta l'acquisizione del dominio di sé, come espressione di
libertà umana finalizzata al dono di sé. È necessaria, a tal fine,
un'integrale e permanente educazione, che si attua in tappe di crescita
graduale.
490. Quali sono i mezzi che aiutano a vivere la castità?
2340-2347
Sono numerosi i mezzi a disposizione: la grazia di Dio, l'aiuto dei
sacramenti, la preghiera, la conoscenza di sé, la pratica di un'ascesi
adatta alle varie situazioni, l'esercizio delle virtù morali, in
particolare della virtù della temperanza, che mira a far guidare le
passioni dalla ragione.
491. In quale modo tutti sono chiamati a vivere la castità?
2348-2350; 2394
Tutti, seguendo Cristo modello di castità, sono chiamati a condurre una
vita casta secondo il proprio stato: gli uni vivendo nella verginità o
nel celibato consacrato, un modo eminente di dedicarsi più facilmente a
Dio con cuore indiviso; gli altri, se sposati, attuando la castità
coniugale; se non sposati, vivendo la castità nella continenza.
492. Quali sono i principali peccati contro la castità?
2351-2359; 2396
Sono peccati gravemente contrari alla castità, ognuno secondo la natura
del proprio oggetto: l'adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la
pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali. Questi
peccati sono espressione del vizio della lussuria. Commessi su minori,
tali atti sono un attentato ancora più grave contro la loro integrità
fisica e morale.
493. Perché il sesto Comandamento, benché reciti «non commettere
adulterio», vieta tutti i peccati contro la castità?
2336
Benché nel testo biblico del Decalogo si legga «non commettere
adulterio» (Es 20,14), la Tradizione della Chiesa segue
complessivamente gli insegnamenti morali dell'Antico e del Nuovo
Testamento, e considera il sesto Comandamento come inglobante tutti i
peccati contro la castità.
494. Qual è il compito delle autorità civili nei confronti della
castità?
2354
Esse, in quanto tenute a promuovere il rispetto della dignità della
persona, devono contribuire a creare un ambiente favorevole alla
castità, anche impedendo, con leggi adeguate, la diffusione di talune
delle suddette gravi offese alla castità, per proteggere soprattutto i
minori e i più deboli.
495. Quali sono i beni dell'amore coniugale, al quale è ordinata la
sessualità?
2360-2361; 2397-2398
I beni dell'amore coniugale, che per i battezzati è santificato dal
Sacramento del Matrimonio, sono: unità, fedeltà, indissolubilità e
apertura alla fecondità.
496. Quale significato ha l'atto coniugale?
2362-2367
L'atto coniugale ha un duplice significato: unitivo (la mutua donazione
dei coniugi) e procreativo (l'apertura alla trasmissione della vita).
Nessuno deve rompere la connessione inscindibile che Dio ha voluto tra i
due significati dell'atto coniugale, escludendo l'uno o l'altro di essi.
497. Quando è morale la regolazione delle nascite?
2368-2369; 2399
La regolazione delle nascite, che rappresenta uno degli aspetti della
paternità e maternità responsabili, è oggettivamente conforme alla
moralità quando è attuata dagli sposi senza imposizioni esterne, non per
egoismo, ma per seri motivi e con metodi conformi ai criteri oggettivi
della moralità, e cioè con la continenza periodica e il ricorso ai
periodi infecondi.
498. Quali sono i mezzi immorali per la regolazione delle nascite?
2370-2372
È intrinsecamente immorale ogni azione - come, per esempio, la
sterilizzazione diretta o la contraccezione -, che, o in previsione
dell'atto coniugale o nel suo compimento o nello sviluppo delle sue
conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire
la procreazione.
499. Perché l'inseminazione e la fecondazione artificiali sono
immorali?
2373-2377
Sono immorali perché dissociano la procreazione dall'atto con cui gli
sposi si donano mutuamente, instaurando così un dominio della tecnica
sull'origine e sul destino della persona umana. Inoltre l'inseminazione
e la fecondazione eterologa, con il ricorso a tecniche che coinvolgono
una persona estranea alla coppia coniugale, ledono il diritto del figlio
a nascere da un padre e da una madre conosciuti da lui, legati tra loro
dal matrimonio e aventi il diritto esclusivo a diventare genitori
soltanto l'uno attraverso l'altro.
500. Come va considerato un figlio?
2378
Il figlio è un dono di Dio, il dono più grande del matrimonio.
Non esiste un diritto ad avere figli («il figlio dovuto, ad ogni
costo»). Esiste invece il diritto del figlio di essere il frutto
dell'atto coniugale dei suoi genitori e anche il diritto di essere
rispettato come persona dal momento del suo concepimento.
501. Che cosa possono fare gli sposi, quando non hanno figli?
2379
Qualora il dono del figlio non fosse loro concesso, gli sposi, dopo aver
esaurito i legittimi ricorsi alla medicina, possono mostrare la loro
generosità mediante l'affido o l'adozione, oppure compiendo servizi
significativi a favore del prossimo. Realizzano così una preziosa
fecondità spirituale.
502. Quali sono le offese alla dignità del matrimonio?
2380-2391; 2400
Esse sono: l'adulterio, il divorzio, la poligamia, l'incesto, la libera
unione (convivenza, concubinato), l'atto sessuale prima o al di fuori
del matrimonio.
IL SETTIMO COMANDAMENTO:
NON RUBARE
503. Che cosa enuncia il settimo Comandamento?
2401-2402
Esso enuncia la destinazione e la distribuzione universale e la
proprietà privata dei beni e il rispetto delle persone, dei loro beni e
dell'integrità della creazione. La Chiesa trova fondata in questo
Comandamento anche la sua dottrina sociale, che comprende il retto agire
nell'attività economica e nella vita sociale e politica, il diritto e il
dovere del lavoro umano, la giustizia e la solidarietà tra le nazioni,
l'amore per i poveri.
504. A quali condizioni esiste il diritto alla proprietà privata?
2403
Il diritto alla proprietà privata esiste purché sia acquisita o ricevuta
in modo giusto e purché resti primaria la destinazione universale dei
beni alla soddisfazione delle necessità fondamentali di tutti gli
uomini.
505. Qual è il fine della proprietà privata?
2404-2406
Il fine della proprietà privata è garantire la libertà e la dignità
delle singole persone, aiutandole a soddisfare i bisogni fondamentali
propri di coloro di cui si ha la responsabilità e anche di altri che
vivono nella necessità.
506. Che cosa prescrive il settimo Comandamento?
2407; 2450-2451
Il settimo Comandamento prescrive il rispetto dei beni altrui,
attraverso la pratica della giustizia e della carità, della temperanza e
della solidarietà. In particolare, esige il rispetto delle promesse
fatte e dei contratti stipulati; la riparazione dell'ingiustizia
commessa e la restituzione del maltolto; il rispetto
dell'integrità della creazione mediante l'uso prudente e moderato
delle risorse minerali, vegetali e animali che sono nell'universo, con
speciale attenzione verso le specie minacciate di estinzione.
507. Quale comportamento l'uomo deve avere verso gli animali?
2416-2418; 2457
L'uomo deve trattare gli animali, creature di Dio, con benevolenza,
evitando sia l'eccessivo amore nei loro confronti, sia il loro uso
indiscriminato, soprattutto per sperimentazioni scientifiche effettuate
al di fuori di limiti ragionevoli e con inutili sofferenze per gli
animali stessi.
508. Che cosa proibisce il settimo Comandamento?
2408-2413; 2453-2455
Il settimo Comandamento proibisce anzitutto il furto, che è
l'usurpazione del bene altrui contro la ragionevole volontà del
proprietario. Ciò si verifica anche nel pagare salari ingiusti; nello
speculare sul valore dei beni per trarre vantaggio a danno di altri; nel
contraffare assegni o fatture. Proibisce inoltre di commettere frodi
fiscali o commerciali, di arrecare volontariamente un danno alle
proprietà private o pubbliche, Proibisce anche l'usura, la corruzione,
l'abuso privato di beni sociali, i lavori colpevolmente male eseguiti,
lo sperpero.
509. Qual è il contenuto della dottrina sociale della Chiesa?
2419-2423
La dottrina sociale della Chiesa, quale sviluppo organico della verità
del Vangelo sulla dignità della persona umana e sulla sua dimensione
sociale, contiene principi di riflessione, formula criteri di giudizio,
offre norme e orientamenti per l'azione.
510. Quando la Chiesa interviene in materia sociale?
2420; 2458
La Chiesa interviene dando un giudizio morale in materia economica e
sociale, quando ciò è richiesto dai diritti fondamentali della persona,
dal bene comune o dalla salvezza delle anime.
511. Come va esercitata la vita sociale ed economica?
2459
Va esercitata, secondo i propri metodi, nell'ambito dell'ordine morale,
al servizio dell'uomo nella sua integralità e di tutta la comunità
umana, nel rispetto della giustizia sociale. Essa deve avere l'uomo come
autore, centro e fine.
512. Che cosa si oppone alla dottrina sociale della Chiesa?
2424-2425
Si oppongono alla dottrina sociale della Chiesa i sistemi economici e
sociali, che sacrificano i diritti fondamentali delle persone, o che
fanno del profitto la loro regola esclusiva o il loro fine ultimo. Per
questo la Chiesa rifiuta le ideologie associate nei tempi moderni al
«comunismo» o alle forme atee e totalitarie di «socialismo». Inoltre,
essa rifiuta, nella pratica del «capitalismo», l'individualismo e il
primato assoluto della legge del mercato sul lavoro umano.
513. Che significato ha il lavoro per l'uomo?
2426-2428; 2460-2461
Il lavoro per l'uomo è un dovere e un diritto, mediante il quale egli
collabora con Dio creatore. Infatti, lavorando con impegno e competenza,
la persona attualizza capacità iscritte nella sua natura, esalta i doni
del Creatore e i talenti ricevuti, sostenta se stesso e i suoi
familiari, serve la comunità umana. Inoltre, con la grazia di Dio, il
lavoro può essere mezzo di santificazione e di collaborazione con Cristo
per la salvezza degli altri.
514. A quale tipo di lavoro ha diritto ogni persona?
2429; 2433-2434
L'accesso a un sicuro e onesto lavoro deve essere aperto a tutti, senza
ingiusta discriminazione, nel rispetto della libera iniziativa economica
e di un'equa retribuzione.
515. Qual è la responsabilità dello Stato circa il lavoro?
2431
Allo Stato spetta di procurare la sicurezza circa le garanzie delle
libertà individuali e della proprietà, oltre che una moneta stabile e
servizi pubblici efficienti; di sorvegliare e guidare l'esercizio dei
diritti umani nel settore economico. In rapporto alle circostanze, la
società deve aiutare i cittadini a trovare lavoro.
516. Quale compito hanno i dirigenti di imprese?
2432
I dirigenti di imprese hanno la responsabilità economica ed ecologica
delle loro operazioni. Devono considerare il bene delle persone e non
soltanto l'aumento dei profitti, anche se questi sono necessari per
assicurare gli investimenti, l'avvenire delle imprese, l'occupazione e
il buon andamento della vita economica.
517. Quali doveri hanno i lavoratori?
2435
Essi devono compiere il loro lavoro con coscienza, competenza e
dedizione, cercando di risolvere le eventuali controversie con il
dialogo. Il ricorso allo sciopero non violento è moralmente legittimo
quando appare come lo strumento necessario, in vista di un vantaggio
proporzionato e tenendo conto del bene comune.
518. Come si attua la giustizia e la solidarietà tra le nazioni?
2437-2441
A livello internazionale, tutte le nazioni e le istituzioni devono
operare nella solidarietà e sussidiarietà, al fine di eliminare o almeno
ridurre la miseria, la disuguaglianza delle risorse e dei mezzi
economici, le ingiustizie economiche e sociali, lo sfruttamento delle
persone, l'accumulo dei debiti dei paesi poveri, i meccanismi perversi
che ostacolano lo sviluppo dei paesi meno progrediti.
519. In che modo i cristiani partecipano alla vita politica e
sociale?
2442
I fedeli laici intervengono direttamente nella vita politica e sociale,
animando, con spirito cristiano, le realtà temporali e collaborando con
tutti, da autentici testimoni del Vangelo e operatori di pace e di
giustizia.
520. A che cosa si ispira l'amore per i poveri?
2443-2449; 2462-2463
L'amore per i poveri si ispira al Vangelo delle beatitudini e
all'esempio di Gesù nella sua costante attenzione per i poveri. Gesù ha
detto: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi
fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40). L'amore per
i poveri si attua attraverso l'impegno contro la povertà materiale e
anche contro le numerose forme di povertà culturale, morale e religiosa.
Le opere di misericordia, spirituali e corporali, e le numerose
istituzioni benefiche sorte lungo i secoli, sono una concreta
testimonianza dell'amore preferenziale per i poveri che caratterizza i
discepoli di Gesù.
L'OTTAVO COMANDAMENTO:
NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA
521. Quale dovere ha l'uomo verso la verità?
2464-2470; 2504
Ogni persona è chiamata alla sincerità e alla veracità nell'agire e nel
parlare. Ognuno ha il dovere di cercare la verità e di aderirvi,
ordinando tutta la propria vita secondo le esigenze della verità. In
Gesù Cristo la verità di Dio si è manifestata interamente: egli è la
Verità. Chi segue lui vive nello Spirito di verità, e rifugge la
doppiezza, la simulazione e l'ipocrisia.
522. Come si rende testimonianza alla verità?
2471-2474; 2505-2506
Il cristiano deve testimoniare la verità evangelica in tutti i campi
della sua attività pubblica e privata, anche, se necessario, col
sacrificio della propria vita. Il martirio è la suprema testimonianza
resa alla verità della fede.
523. Che cosa proibisce l'ottavo Comandamento?
2475-2487; 2507-2509
L'ottavo Comandamento proibisce:
- la falsa testimonianza, lo spergiuro, la menzogna,
la cui gravità si commisura alla verità che essa deforma, alle
circostanze, alle intenzioni del mentitore e ai danni subiti dalle
vittime;
- il giudizio temerario, la maldicenza, la
diffamazione, la calunnia che diminuiscono o distruggono la
buona reputazione e l'onore, a cui ha diritto ogni persona;
- la lusinga, l'adulazione o compiacenza, soprattutto se
finalizzate a peccati gravi o al conseguimento di vantaggi illeciti.
Una colpa commessa contro la verità comporta la riparazione, se ha
procurato un danno ad altri.
524. Che cosa chiede l'ottavo Comandamento?
2488-2492; 2510-2511
L'ottavo Comandamento chiede il rispetto della verità, accompagnato
dalla discrezione della carità: nella comunicazione e
nell'informazione, che devono valutare il bene personale e comune,
la difesa della vita privata, il pericolo di scandalo; nel riserbo dei
segreti professionali, che vanno sempre mantenuti tranne in casi
eccezionali per gravi e proporzionati motivi. Cosi pure è richiesto il
rispetto delle confidenze fatte sotto il sigillo del segreto.
525. Come deve essere l'uso dei mezzi di comunicazione sociale?
2493-2499; 2512
L'informazione mediatica deve essere al servizio del bene comune e nel
suo contenuto dev'essere sempre vera e, salve la giustizia e la carità,
anche integra. Deve inoltre esprimersi in modo onesto e conveniente,
rispettando scrupolosamente le leggi morali, i legittimi diritti e la
dignità della persona.
526. Quale relazione esiste tra verità, bellezza e arte sacra?
2500-2503; 2513
La verità è bella per se stessa. Essa comporta lo splendore della
bellezza spirituale. Esistono, oltre alla parola, numerose forme di
espressione della verità, in particolare le opere artistiche. Sono
frutto di un talento donato da Dio e dello sforzo dell'uomo. L'arte
sacra, per essere vera e bella, deve evocare e glorificare il
Mistero di Dio apparso in Cristo e condurre all'adorazione e all'amore
di Dio Creatore e Salvatore, Bellezza eccelsa di Verità e di Amore.
IL NONO COMANDAMENTO:
NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI
527. Che cosa richiede il nono Comandamento?
2514-2516; 2528-2530
Il nono Comandamento richiede di vincere la concupiscenza carnale nei
pensieri e nei desideri. La lotta contro tale concupiscenza passa
attraverso la purificazione del cuore e la pratica della virtù della
temperanza.
528. Che cosa proibisce il nono Comandamento?
2517-2519; 2531-2532
Il nono Comandamento proibisce di coltivare pensieri e desideri relativi
alle azioni proibite dal sesto Comandamento.
529. Come si giunge alla purezza del cuore?
2520
Il battezzato, con la grazia di Dio e lottando contro i desideri
disordinati, giunge alla purezza del cuore mediante la virtù e il dono
della castità, la limpidezza d'intenzione, la trasparenza dello sguardo
esteriore ed interiore, la disciplina dei sentimenti e
dell'immaginazione, la preghiera.
530. Quali altre esigenze ha la purezza?
2521-2527; 2533
La purezza esige il pudore, che, custodendo l'intimità della
persona, esprime la delicatezza della castità, e regola sguardi e gesti
in conformità alla dignità delle persone e della loro comunione. Essa
libera dal diffuso erotismo e tiene lontano da tutto ciò che favorisce
la curiosità morbosa. Richiede anche una purificazione dell'ambiente
sociale, mediante una lotta costante contro la permissività dei
costumi, basata su un'erronea concezione della libertà umana.
IL DECIMO COMANDAMENTO:
NON DESIDERARE LA ROBA D'ALTRI
531. Che cosa richiede e che cosa proibisce il decimo Comandamento?
2534-2540; 2551-2554
Questo Comandamento, che completa il precedente, richiede un
atteggiamento interiore di rispetto nei confronti della proprietà altrui
e proibisce l'avidità, la cupidigia sregolata dei beni
degli altri e l'invidia, che consiste nella tristezza provata
davanti ai beni altrui e nel desiderio smodato di appropriarsene.
532. Che cosa chiede Gesù con la povertà del cuore?
2544-2547; 2556
Ai suoi discepoli Gesù chiede di preferire Lui a tutto e a tutti. Il
distacco dalle ricchezze - secondo lo spirito della povertà evangelica -
e l'abbandono alla provvidenza di Dio, che ci libera dall'apprensione
per il domani, preparano alla beatitudine dei «poveri in spirito, perché
a loro appartiene già il regno dei cieli» (Mt 5,3).
533. Qual è il più grande desiderio dell'uomo?
2548-2550; 2557
Il più grande desiderio dell'uomo è vedere Dio. Questo è il grido di
tutto il suo essere: «Voglio vedere Dio!». L'uomo realizza la sua vera e
piena felicità nella visione e nella beatitudine di Colui che lo ha
creato per amore e lo attira a sé con il suo infinito amore.
«Chi vede Dio, ha conseguito tutti i beni che si
possono concepire» (san Gregorio di Nissa).
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La preghiera
nella vita cristiana |
534. Che cos'è la preghiera?
2558-2505; 2590
La preghiera è l'elevazione dell'anima a Dio o la domanda a Dio di
beni conformi alla sua volontà. Essa è sempre dono di Dio che viene ad
incontrare l'uomo. La preghiera cristiana è relazione personale e viva
dei figli di Dio con il loro Padre infinitamente buono, con il Figlio
suo Gesù Cristo e con lo Spirito Santo che abita nel loro cuore.
CAPITOLO PRIMO
LA RIVELAZIONE DELLA PREGHIERA
535. Perché esiste una chiamata
universale alla preghiera?
2566-2567
Perché Dio, per primo, tramite la
creazione, chiama ogni essere dal nulla, e, anche dopo la caduta,
l'uomo continua ad essere capace di riconoscere il suo Creatore
conservando il desiderio di Colui che l'aveva chiamato all'esistenza.
Tutte le religioni, e in modo particolare tutta la storia della
salvezza, testimoniano questo desiderio di Dio da parte dell'uomo, ma è
Dio il primo ad attrarre incessantemente ogni persona all'incontro
misterioso della preghiera.
LA RIVELAZIONE DELLA PREGHIERA
NELL'ANTICO TESTAMENTO
536. In che cosa Abramo è un modello di
preghiera?
2570-2573; 2592
Abramo è un modello di preghiera perché
cammina alla presenza di Dio, lo ascolta e gli obbedisce. La sua
preghiera è un combattimento della fede perché egli continua a credere
nella fedeltà di Dio anche nei momenti della prova. Inoltre, dopo aver
ricevuto nella propria tenda la visita del Signore che gli confida il
proprio disegno, Abramo osa intercedere per i peccatori con audace
confidenza.
537. Come pregava Mosè?
2574-2577; 2593
La preghiera di Mosè è tipica della preghiera contemplativa: Dio, che
chiama Mosè dal Roveto ardente, s'intrattiene spesso e a lungo con lui
«faccia a faccia, come un uomo con il suo amico» (Es 33,11). Da questa
intimità con Dio, Mosè attinge la forza per intercedere con tenacia a
favore del popolo: la sua preghiera prefigura così l'intercessione
dell'unico mediatore, Cristo Gesù.
538. Quali rapporti hanno nell'Antico Testamento il tempio e il re
con la preghiera?
2578-2580; 2594
All'ombra della dimora di Dio — l'Arca
dell'Alleanza, poi il tempio — si sviluppa la preghiera del Popolo di
Dio sotto la guida dei suoi pastori. Fra loro, Davide è il re «secondo
il cuore di Dio», il pastore che prega per il suo popolo. La sua
preghiera è un modello per la preghiera del popolo, poiché è adesione
alla promessa divina e fiducia, colma d'amore, in Colui che è il solo Re
e Signore.
539. Qual è il ruolo della preghiera
nella missione dei profeti?
2581-2584
I profeti attingono dalla preghiera luce e
forza per esortare il popolo alla fede e alla conversione del cuore.
Entrano in una grande intimità con Dio e intercedono per i fratelli, ai
quali annunciano quanto hanno visto e udito dal Signore. Elia è il padre
dei profeti, di coloro cioè che cercano il Volto di Dio. Sul Monte
Carmelo egli ottiene il ritorno del popolo alla fede grazie
all'intervento di Dio, da lui supplicato così: «Rispondimi, Signore,
rispondimi!» (1 Re 18,37).
540. Qual è l'importanza dei Salmi nella
preghiera?
2579; 2585-2589; 2596-2597;
I Salmi sono il vertice della preghiera
nell'Antico Testamento: la Parola di Dio diventa preghiera dell'uomo.
Inseparabilmente personale e comunitaria, questa preghiera, ispirata
dallo Spirito Santo, canta le meraviglie di Dio nella creazione e nella
storia della salvezza. Cristo ha pregato i Salmi e li ha portati a
compimento. Per questo essi rimangono un elemento essenziale e
permanente della preghiera della Chiesa, adatti agli uomini di ogni
condizione e di ogni tempo.
LA PREGHIERA È PIENAMENTE RIVELATA E
ATTUATA IN GESÙ
541. Da chi Gesù ha imparato a pregare?
2599; 2620
Gesù, secondo il suo cuore di uomo, ha
imparato a pregare da sua Madre e dalla tradizione ebraica. Ma la sua
preghiera sgorga da una sorgente più segreta, poiché è il Figlio eterno
di Dio che, nella sua santa umanità, rivolge a suo Padre la preghiera
filiale perfetta.
542. Quando pregava Gesù?
2600-2604; 2620
Il Vangelo mostra spesso Gesù in preghiera.
Lo vediamo ritirarsi in solitudine, anche la notte. Prega prima dei
momenti decisivi della sua missione o di quella degli Apostoli. Di
fatto, tutta la sua vita è preghiera, poiché è in costante comunione
d'amore con il Padre.
543. Come ha pregato Gesù nella sua
passione?
2605-2606; 2620
La preghiera di Gesù durante la sua agonia nell'Orto del Getsemani e le
sue ultime parole sulla Croce rivelano la profondità della sua preghiera
filiale: Gesù porta a compimento il disegno d'amore del Padre e prende
su di sé tutte le angosce dell'umanità, tutte le domande e le
intercessioni della storia della salvezza. Egli le presenta al Padre che
le accoglie e le esaudisce, al di là di ogni speranza, risuscitandolo
dai morti.
544. Come Gesù ci insegna a pregare?
2608-2014; 2621
Gesù ci insegna a pregare, non solo con la
preghiera del Padre nostro, ma anche quando prega. In questo modo, oltre
al contenuto, ci mostra le disposizioni richieste per una vera
preghiera: la purezza del cuore, che cerca il Regno e perdona i nemici;
la fiducia audace e filiale, che va al di là di ciò che sentiamo e
comprendiamo; la vigilanza, che protegge il discepolo dalla tentazione.
545. Perché è efficace la nostra
preghiera?
2615-2616
La nostra preghiera è efficace, perché è
unita nella fede a quella di Gesù. In lui la preghiera cristiana diventa
comunione d'amore con il Padre. Possiamo in tal caso presentare le
nostre richieste a Dio e venire esauditi: «Chiedete e otterrete, perché
la vostra gioia sia piena» (Gv 16,24).
546. Come pregava la Vergine Maria?
2617; 2018; 2622; 2674; 2679
La preghiera di Maria è caratterizzata
dalla sua fede e dall'offerta generosa di tutto il suo essere a Dio. La
Madre di Gesù è anche la Nuova Eva, la «Madre dei viventi»: essa prega
Gesù, suo Figlio, per i bisogni degli uomini.
547. Esiste nel Vangelo una preghiera di
Maria?
2619
Oltre all'intercessione di Maria a Cana di
Galilea, il Vangelo ci consegna il Magnificat (Lc 1,46-55), che è il
cantico della Madre di Dio e quello della Chiesa, il grazie gioioso che
sale dal cuore dei poveri perché la loro speranza è realizzata dal
compimento delle promesse divine.
LA PREGHIERA NEL TEMPO DELLA CHIESA
548. Come pregava la prima comunità
cristiana di Gerusalemme?
2623-2624
All'inizio degli Atti degli Apostoli è
scritto che nella prima comunità di Gerusalemme, educata dallo Spirito
Santo alla vita di preghiera, i credenti «erano assidui nell'ascoltare
l'insegnamento degli Apostoli, e nell'unione fraterna, nella frazione
del pane e nelle preghiere» (At 2,42).
549. Come interviene lo Spirito Santo
nella preghiera della Chiesa?
2623; 2625
Lo Spirito Santo, Maestro interiore della
preghiera cristiana, forma la Chiesa alla vita di preghiera e la fa
entrare sempre più profondamente nella contemplazione e nell'unione con
l'insondabile mistero di Cristo. Le forme di preghiera, quali sono
espresse negli Scritti apostolici e canonici, rimarranno normative per
la preghiera cristiana.
550. Quali sono le forme essenziali
della preghiera cristiana?
2643-2644
Sono la benedizione e l'adorazione, la
preghiera di domanda e l'intercessione, il ringraziamento e la lode.
L'Eucaristia contiene ed esprime tutte le forme di preghiera.
551. Che cos'è la Benedizione?
2626-2627; 2645
La Benedizione è la risposta dell'uomo ai
doni di Dio: noi benediciamo l'Onnipotente che per primo ci benedice e
ci colma dei suoi doni.
552. Come si può definire l'adorazione?
2628
L'adorazione è la prosternazione dell'uomo,
che si riconosce creatura davanti al suo Creatore tre volte santo.
553. Quali sono le diverse forme della
preghiera di domanda?
2629-2633; 2646
Può essere una domanda di perdono o anche
una richiesta umile e fiduciosa per tutti i nostri bisogni sia
spirituali che materiali. Ma la prima realtà da desiderare è l'avvento
del Regno.
554. In cosa consiste l'intercessione?
2634-2636; 2647
L'intercessione consiste nel chiedere in
favore di un altro. Essa ci conforma e ci unisce alla preghiera di Gesù,
che intercede presso il Padre per tutti gli uomini, in particolare per i
peccatori. L'intercessione deve estendersi anche ai nemici.
555. Quando si rende a Dio l'azione di
grazie?
2637-2638; 2648
La Chiesa rende grazie a Dio incessantemente, soprattutto celebrando
l'Eucaristia, in cui Cristo la fa partecipare alla sua azione di grazie
al Padre. Ogni avvenimento diventa per il cristiano motivo d'azione di
grazie.
556. Che cos'è la preghiera di lode?
2639-2043; 2649
La lode è la forma di preghiera che più immediatamente riconosce che Dio
è Dio. É completamente disinteressata: canta Dio per se stesso e gli
rende gloria perché egli è.
CAPITOLO SECONDO
LA TRADIZIONE DELLA PREGHIERA
557. Qual è l'importanza della
Tradizione in rapporto alla preghiera?
2050-2051
Nella Chiesa è attraverso la Tradizione
vivente che lo Spirito Santo insegna a pregare ai figli di Dio. Infatti,
la preghiera non si riduce allo spontaneo manifestarsi di un impulso
interiore, ma implica contemplazione, studio e comprensione delle realtà
spirituali di cui si fa esperienza.
ALLE SORGENTI DELLA PREGHIERA
558. Quali sono le sorgenti della
preghiera cristiana?
2652-2662
Esse sono:
- la Parola di Dio, che ci dà la « sublime scienza» di Cristo
(Fil 3,8);
- la Liturgia della Chiesa, che annuncia, attualizza e comunica
il mistero della salvezza;
- le virtù teologali;
- le situazioni quotidiane, perché in esse possiamo
incontrare Dio.
«Vi amo, Signore, e la sola grazia che vi chiedo è di
amarvi eternamente. Mio Dio, se la mia lingua non può
ripetere, ad ogni istante, che vi amo, voglio che il mio
cuore ve lo ripeta tutte le volte che respiro» (san
Giovanni Maria Vianney).
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IL CAMMINO DELLA PREGHIERA
559. Nella Chiesa esistono diversi
cammini di preghiera?
2663
Nella Chiesa esistono diversi cammini di
preghiera, legati ai differenti contesti storici, sociali e culturali.
Spetta al Magistero discernere la loro fedeltà alla tradizione della
fede apostolica, e ai pastori e ai catechisti di spiegarne il senso, che
è sempre riferito a Gesù Cristo.
560. Qual è la via della nostra
preghiera?
2664; 2680-2681
La via della nostra preghiera è Cristo,
perché essa si rivolge a Dio nostro Padre, ma giunge fino a lui solo se,
almeno implicitamente, noi preghiamo nel Nome di Gesù. La sua umanità è,
in effetti, l’unica via per la quale lo Spirito Santo ci insegna a
pregare il nostro Padre. Perciò le preghiere liturgiche si concludono
con la formula: «Per il nostro Signore Gesù Cristo».
561. Qual è il ruolo dello Spirito Santo
nella preghiera?
2670-2672; 2680-2681
Poiché lo Spirito Santo è il Maestro
interiore della preghiera cristiana e «noi non sappiamo che cosa
dobbiamo chiedere» (Rm 8,26), la Chiesa ci esorta a invocarlo e ad
implorarlo in ogni occasione: «Vieni, Spirito Santo!».
562. In che cosa la preghiera cristiana
è mariana?
2673-2679; 2682
Per la sua singolare cooperazione
all'azione dello Spirito Santo, la chiesa ama pregare Maria e pregare
con Maria, l'Orante perfetta, per magnificare e invocare il Signore con
Lei. Maria, in effetti, ci «mostra la via» che è Suo Figlio, l'unico
Mediatore.
563. Come la Chiesa prega Maria?
2676-2678; 2682
Anzitutto con l'Ave Maria, preghiera con cui la Chiesa chiede
l’intercessione della Vergine. Altre preghiere mariane sono il
Rosario, l'inno Acatisto, la Paraclisis, gli inni e i
cantici delle diverse tradizioni cristiane.
GUIDE PER LA PREGHIERA
564. In che modo i Santi sono guide per
la preghiera?
2683-2684; 2692-2693
I Santi sono i nostri modelli di preghiera e a loro domandiamo anche di
intercedere, presso la Santissima Trinità, per noi e per il mondo
intero. La loro intercessione è il più alto servizio che rendono al
disegno di Dio. Nella comunione dei Santi, si sono sviluppati, lungo la
storia della Chiesa, diversi tipi di spiritualità, che insegnano
a vivere e a praticare la preghiera.
565. Chi può educare alla preghiera?
2685-2690; 2694-2695
La famiglia cristiana costituisce il primo focolare dell'educazione alla
preghiera. La preghiera familiare quotidiana è particolarmente
raccomandata, perché è la prima testimonianza della vita di preghiera
della Chiesa. La catechesi, i gruppi di preghiera, la «direzione
spirituale» costituiscono una scuola e un aiuto alla preghiera.
566. Quali sono i luoghi favorevoli alla
preghiera?
2691; 2696
Si può pregare dovunque, ma la scelta di un luogo appropriato non è
indifferente per la preghiera. La chiesa è il luogo proprio della
preghiera liturgica e dell'adorazione eucaristica. Anche altri luoghi
aiutano a pregare, come un «angolo di preghiera» in casa; un monastero;
un santuario.
CAPITOLO TERZO
LA VITA DI PREGHIERA
567. Quali momenti sono più indicati per
la preghiera?
2697-2698; 2720
Tutti i momenti sono indicati per la
preghiera, ma la Chiesa propone ai fedeli ritmi destinati ad alimentare
la preghiera continua: preghiere del mattino e della sera, prima e dopo
i pasti; liturgia delle Ore; Eucaristia domenicale; santo Rosario; feste
dell'anno liturgico.
«È necessario ricordarsi di Dio più spesso di quanto si
respiri» (san Gregorio Nazianzeno).
|
568. Quali sono le espressioni della
vita di preghiera?
2697-2699
La tradizione cristiana ha conservato tre
modi per esprimere e vivere la preghiera: la preghiera vocale, la
meditazione e la preghiera contemplativa. Il loro tratto comune è il
raccoglimento del cuore.
LE ESPRESSIONI DELLA PREGHIERA
569. Come si caratterizza la preghiera
vocale?
2700-2704; 2722
La preghiera vocale associa il corpo alla preghiera interiore del cuore.
Anche la più interiore delle preghiere non potrebbe fare a meno della
preghiera vocale. In ogni caso essa deve sempre sgorgare da una fede
personale. Con il Padre Nostro Gesù ci ha insegnato una formula perfetta
di preghiera vocale.
570. Che cos'è la meditazione?
2705-2708; 2723
La meditazione è una riflessione orante, che parte soprattutto dalla
Parola di Dio nella Bibbia. Mette in azione l'intelligenza,
l'immaginazione, l'emozione, il desiderio, per approfondire la nostra
fede, convenire il nostro cuore e fortificare la nostra volontà di
seguire Cristo. È una tappa preliminare verso l'unione d'amore con il
Signore.
571. Che cos'è la preghiera
contemplativa?
2709-2719; 2724; 2739-2741
La preghiera contemplativa è un semplice
sguardo su Dio nel silenzio e nell'amore. E un dono di Dio, un momento
di fede pura, durante il quale l'orante cerca Cristo, si rimette alla
volontà amorosa del Padre e raccoglie il suo essere sotto l'azione dello
Spirito. Santa Teresa d'Avila la definisce un intimo rapporto di
amicizia, «nel quale ci si intrattiene spesso da solo a solo con Dio da
cui ci si sa amati».
IL COMBATTIMENTO DELLA PREGHIERA
572. Perché la preghiera è un
combattimento?
2725
La preghiera è un dono della grazia, ma
presuppone sempre una risposta decisa da parte nostra, perché colui che
prega combatte contro se stesso, l'ambiente, e soprattutto contro il
Tentatore, che fa di tutto per distoglierlo dalla preghiera. Il
combattimento della preghiera è inseparabile dal progresso della vita
spirituale. Si prega come si vive, perché si vive come si prega.
573. Ci sono obiezioni alla preghiera?
2726-2728; 2752-2753
Oltre a concezioni erronee, molti pensano
di non avere il tempo di pregare o che sia inutile pregare. Coloro che
pregano possono scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e agli apparenti
insuccessi. Per vincere questi ostacoli sono necessarie l'umiltà, la
fiducia e la perseveranza.
574. Quali sono le difficoltà della
preghiera?
2729-2733; 2754-2755
La distrazione è la difficoltà
abituale della nostra preghiera. Essa distoglie dall'attenzione a Dio, e
può anche rivelare ciò a cui siamo attaccati. Il nostro cuore allora
deve tornare umilmente al Signore. La preghiera è spesso insidiata dall'aridità,
il cui superamento permette nella fede di aderire al Signore anche senza
una consolazione sensibile. L'accidia è una forma di pigrizia
spirituale dovuta al rilassamento della vigilanza e alla mancata
custodia del cuore.
575. Come fortificare la nostra
confidenza filiale?
2734-2741; 2756
La confidenza filiale è messa alla prova quando pensiamo di non essere
esauditi. Dobbiamo chiederci allora se Dio è per noi un Padre di cui
cerchiamo di compiere la volontà, oppure è un semplice mezzo per
ottenere quello che vogliamo. Se la nostra preghiera si unisce a quella
di Gesù, sappiamo che egli ci concede molto più di questo o di quel
dono: riceviamo lo Spirito Santo che trasforma il nostro cuore.
576. È possibile pregare in ogni
momento?
2742-2745; 2757
Pregare è sempre possibile, perché il tempo del cristiano è il tempo del
Cristo risorto, il quale «rimane con noi tutti i giorni» (Mt
28,20). Preghiera e vita cristiana sono perciò inseparabili.
«È possibile, anche al mercato o durante una passeggiata
solitària, fare una frequente e fervorosa preghiera. È
possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia
mentre vendete, o anche mentre cucinate» (san Giovanni
Crisostomo).
|
577. Che cos'è la preghiera dell’Ora
di Gesù?
2604; 2746-2751; 2658
È chiamata così la preghiera sacerdotale di
Gesù all'Ultima Cena. Gesù, il Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, la
rivolge al Padre quando giunge l’Ora del suo «passaggio» a lui,
l'Ora del suo sacrificio.
|
|
La preghiera del Signore
Padre nostro |
Padre Nostro
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Pater Noster
Pater noster, qui es in cælis:
sanctificétur Nomen Tuum:
advéniat Regnum Tuum:
fiat volúntas Tua,
sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum
cotidiánum da nobis hódie,
et dimítte nobis débita nostra,
sicut et nos
dimíttimus debitóribus nostris.
et ne nos indúcas in tentatiónem;
sed líbera nos a Malo.
|
578. Qual è l'origine della preghiera del Padre Nostro?
2759-2760; 2773
Gesù ci ha insegnato questa preghiera cristiana insostituibile, il
Padre nostro, un giorno in cui un discepolo, vedendolo pregare, gli
chiese: «Insegnaci a pregare» (Lc 11,1). La tradizione liturgica
della Chiesa ha sempre usato il testo di san Matteo (6,9-13).
« LA SINTESI DI TUTTO IL VANGELO »
579. Qual è il posto del Padre Nostro nelle Scritture?
2761-2764; 2774
Il Padre Nostro è la «sintesi di tutto il Vangelo» (Tertulliano),
«la preghiera perfettissima» (san Tommaso d'Aquino). Situato al centro
del Discorso della Montagna (Mt 5-7), riprende sotto forma di
preghiera il contenuto essenziale del Vangelo.
580. Perché viene chiamato «la preghiera del Signore»?
2765-2766; 2775
Il Padre Nostro è chiamato «Orazione domenicale», cioè «la
preghiera del Signore», perché ci è stato insegnato dallo stesso Signore
Gesù.
581. Quale posto occupa il Padre Nostro nella preghiera della
Chiesa?
2767-2772; 2776
Preghiera della Chiesa per eccellenza, il Padre Nostro è
«consegnato» nel Battesimo per manifestare la nuova nascita alla vita
divina dei figli di Dio. L'Eucaristia ne rivela il senso pieno, poiché
le sue domande, fondandosi sul mistero della salvezza già realizzato,
saranno pienamente esaudite alla venuta del Signore. Il Padre Nostro
è parte integrante della Liturgia delle Ore.
« PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI »
582. Perché possiamo «osare avvicinarci in piena confidenza» al
Padre?
2777-2778; 2797
Perché Gesù, il nostro Redentore, ci introduce davanti al Volto del
Padre, e il suo Spirito fa di noi dei figli. Possiamo così pregare il
Padre Nostro con una fiducia semplice e filiale, una gioiosa sicurezza e
un'umile audacia, con la certezza di essere amati ed esauditi.
583. Com'è possibile invocare Dio come «Padre»?
2779-2785; 2789; 2798-2800
Possiamo invocare il «Padre» perché il Figlio di Dio fatto uomo ce lo ha
rivelato e il suo Spirito ce lo fa conoscere. L'invocazione del Padre ci
fa entrare nel suo mistero con uno stupore sempre nuovo, e suscita in
noi il desiderio di un comportamento filiale. Con la preghiera del
Signore siamo quindi consapevoli di essere figli del Padre nel Figlio.
584. Perché diciamo Padre «Nostro »?
2786-2790; 2801
«Nostro» esprime una relazione totalmente nuova con Dio. Quando
preghiamo il Padre, lo adoriamo e lo glorifichiamo con il Figlio e lo
Spirito. Siamo in Cristo il «suo» Popolo, e lui è il «nostro» Dio, da
ora e per l'eternità. Diciamo, infatti, Padre «nostro», perché la Chiesa
di Cristo è la comunione di una moltitudine di fratelli che hanno «un
cuore solo e un'anima sola» (At 4,32).
585. Con quale spirito di comunione e di missione preghiamo Dio Padre
«nostro»?
2791-2793; 2801
Poiché pregare il Padre «nostro» è un bene comune dei battezzati, questi
sentono l'urgente appello di partecipare alla preghiera di Gesù per
l'unità dei suoi discepoli. Pregare il «Padre Nostro» è pregare con
tutti gli uomini e per l'umanità intera, affinché tutti conoscano
l'unico e vero Dio e siano riuniti in unità.
586. Che cosa significa l'espressione «che sei nei cieli»?
2794-2796; 2802
Questa espressione biblica non indica un luogo, ma un modo di essere:
Dio è al di là e al di sopra di tutto. Essa designa la maestà, la
santità di Dio, e anche la sua presenza nel cuore dei giusti. Il cielo,
o la Casa del Padre, costituisce la vera patria verso cui tendiamo nella
speranza, mentre siamo ancora sulla terra. Noi viviamo già in essa
«nascosti con Cristo in Dio» (Col 3,3).
LE SETTE DOMANDE
587. Come è composta la preghiera del Signore?
2803-2806; 2857
Essa contiene sette domande a Dio Padre. Le prime tre, più teologali, ci
portano verso di lui, per la sua gloria: è proprio dell'amore pensare
innanzitutto a colui che si ama. Esse suggeriscono che cosa dobbiamo in
particolare domandargli: la santificazione del suo Nome, l'avvento del
suo Regno, la realizzazione della sua volontà. Le ultime quattro
presentano al Padre di misericordia le nostre miserie e le nostre
attese. Gli chiedono di nutrirci, di perdonarci, di sostenerci nelle
tentazioni e di liberarci dal Maligno.
588. Che cosa significa: «Sia santificato il tuo nome»?
2807-2812; 2858
Santificare il Nome di Dio è innanzitutto una lode che riconosce Dio
come Santo. Infatti, Dio ha rivelato il suo santo Nome a Mosè e ha
voluto che il suo popolo gli fosse consacrato come una nazione
santa in cui egli dimora.
589. Come è santificato il Nome di Dio in noi e nel mondo?
2828-2834; 2861
Santificare il Nome di Dio che ci chiama «alla santificazione» (1 Ts
4,7) è desiderare che la consacrazione battesimale vivifichi tutta
la nostra vita. Inoltre, è domandare, con la nostra vita e con la nostra
preghiera, che il Nome di Dio sia conosciuto e benedetto da ogni uomo.
590. Che cosa domanda la Chiesa pregando: «Venga il tuo Regno»?
2813.2815
La Chiesa invoca la venuta finale del Regno di Dio attraverso il ritorno
di Cristo nella gloria. Ma la Chiesa prega anche perché il Regno di Dio
cresca fin da oggi mediante la santificazione degli uomini nello Spirito
e, grazie al loro impegno, con il servizio della giustizia e della pace,
secondo le Beatitudini. Questa domanda è il grido dello Spirito e della
Sposa: «Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22,20).
591. Perché domandare: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così
in terra»?
2816-.2821; 2859
La volontà del Padre è che «tutti gli uomini siano salvati» (1
Tm 2,3). Per questo Gesù è venuto: per compiere perfettamente la
Volontà salvifica del Padre. Noi preghiamo Dio Padre di unire la nostra
volontà a quella del Figlio suo, sull'esempio di Maria Santissima e dei
Santi. Domandiamo che il suo disegno benevolo si realizzi pienamente
sulla terra come già nel cielo. È mediante la preghiera che possiamo
«discernere la volontà di Dio» (Rm 12,2) e ottenere la «costanza
per compierla» (Eb 10,36).
592. Qual è il senso della domanda: «Dacci oggi il nostro pane
quotidiano»?
2822-2827; 2860
Chiedendo a Dio, con l'abbandono fiducioso dei figli, il nutrimento
quotidiano necessario a tutti per la propria sussistenza, riconosciamo
quanto Dio nostro Padre sia buono al di là di ogni bontà. Domandiamo
anche la grazia di saper agire perché la giustizia e la condivisione
permettano all'abbondanza degli uni di sopperire ai bisogni degli altri.
593. Qual è il senso specificamente cristiano di questa domanda?
2835-2837; 2861
Poiché «l'uomo non vive soltanto di pane, ma di ogni parola che esce
dalla bocca di Dio» (Mt 4,4), questa domanda riguarda ugualmente
la fame della Parola di Dio e quella del Corpo di Cristo
ricevuto nell'Eucaristia, come pure la fame dello Spirito Santo. Noi lo
domandiamo con una confidenza assoluta, per oggi, l'oggi di Dio,
e questo ci viene dato soprattutto nell'Eucaristia, che anticipa il
banchetto del Regno che verrà.
594. Perché diciamo: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li
rimettiamo ai nostri debitori»?
2838-2839; 2862
Chiedendo a Dio Padre di perdonarci, ci riconosciamo peccatori dinanzi a
lui. Ma confessiamo al tempo stesso la sua misericordia, perché, nel
Figlio suo e attraverso i sacramenti, «riceviamo la redenzione, la
remissione dei peccati» (Col 1,14). La nostra domanda, tuttavia,
verrà esaudita solo a condizione che noi, prima, abbiamo a nostra volta
perdonato.
595. Com'è possibile il perdono?
2840-2845; 2862
La misericordia penetra nel nostro cuore solo se noi pure sappiamo
perdonare, perfino ai nostri nemici. Ora, anche se per l'uomo sembra
impossibile soddisfare a questa esigenza, il cuore che si offre allo
Spirito Santo può, come Cristo, amare fino all'estremo della carità,
tramutare la ferita in compassione, trasformare l'offesa in
intercessione. Il perdono partecipa della misericordia divina, ed è un
vertice della preghiera cristiana.
596. Che cosa significa: «Non ci indurre in tentazione»?
2846-2849; 2863
Noi domandiamo a Dio Padre di non lasciarci soli e in balia della
tentazione. Domandiamo allo Spirito di saper discernere, da una parte,
fra la prova che fa crescere nel bene e la tentazione che
conduce al peccato e alla morte, e, dall'altra, fra essere tentati
e consentire alla tentazione. Questa domanda ci unisce a Gesù
che ha vinto la tentazione con la sua preghiera. Essa sollecita la
grazia della vigilanza e della perseveranza finale.
597. Perché concludiamo domandando: «Ma liberaci dal Male»?
2850-2854; 2864
Il Male indica la persona di Satana, che si oppone a Dio e che è «il
seduttore di tutta la terra» (Ap 12,9). La vittoria sul diavolo è
già conseguita da Cristo. Ma noi preghiamo affinché la famiglia umana
sia liberata da Satana e dalle sue opere. Domandiamo anche il dono
prezioso della pace e la grazia dell'attesa perseverante della venuta di
Cristo, che ci libererà definitivamente dal Maligno.
598. Cosa significa l'Amen finale?
2855-2856; 2865
«Al termine della preghiera, tu dici:
Amen, sottoscrivendo con l'Amen, che significa "Così sia",
tutto ciò che è contenuto nella preghiera, insegnata da Dio»
(san Cirillo di Gerusalemme).
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A) Preghiere comuni -
italiano |
Segno della Croce
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo. Amen
Gloria al Padre
Gloria al Padre
e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio,
ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Ave, Maria
Ave, o Maria, piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno,
Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte.
Amen.
Angelo di Dio
Angelo di Dio,
che sei il mio custode
illumina, custodisci,
reggi e governa me
che ti fui affidato
dalla pietà celeste.
Amen.
L'Eterno riposo
L'eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.
Angelus
L'Angelo del Signore
portò l'annunzio a Maria
- Ed ella concepì
per opera dello Spirito Santo.
Ave Maria...
Eccomi, sono la serva del Signore.
- Si compia in me
la tua parola.
Ave Maria...
E il Verbo si fece carne.
- E venne ad abitare in mezzo a noi.
Ave Maria...
Prega per noi, santa Madre di Dio.
Perché siamo resi degni
delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
Infondi nel nostro spirito la tua grazia,
o Padre;
tu, che nell'annunzio dell'angelo
ci hai rivelato l'incarnazione
del tuo Figlio,
per la sua passione e la sua croce
guidaci alla gloria della risurrezione.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Gloria al Padre...
Regina Cæli
Regina dei cieli, rallegrati,
alleluia.
- Cristo, che hai portato nel grembo,
alleluia,
è risorto, come aveva promesso,
alleluia.
- Prega il Signore per noi,
alleluia.
Rallegrati, Vergine Maria,
alleluia.
- Il Signore è veramente risorto, alleluia.
Preghiamo.
O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la
gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine, concedi a noi
di godere la gioia della vita senza fine.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Salve, Regina
Salve, Regina,
madre di misericordia,
vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo,
esuli figli di Eva;
a te sospiriamo, gementi e
piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra,
rivolgi a noi gli occhi
tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del tuo Seno.
O clemente, o pia,
o dolce Vergine Maria!
Magnificat
L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio,
mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà
della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me
l'Onnipotente e santo é il suo nome:
di generazione in generazione
la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri
del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua
misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.
Sotto la tua protezione
Sotto la tua protezione
cerchiamo rifugio,
santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.
Benedictus
Benedetto il Signore, Dio d'Israele,
perché ha visitato
e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi
una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti
d'un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ei odiano.
Cosi egli ha concesso misericordia
ai nostri padri
e si è ricordato
della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo,
nostro padre, di concederci,
liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,
in santità e giustizia al suo cospetto,
per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato
profeta dell'Altissimo
perché andrai innanzi al Signore
a preparargli le strade,
per dare al suo popolo
la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa
del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto
un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno
nelle tenebre e nell'ombra
della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli.
Amen.
Te Deum
Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra sono pieni
della tua gloria.
Ti acclama
il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono
nella tua lode;
la santa Chiesa proclama
la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio,
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti
dalla Vergine Madre
per la salvezza dell'uomo.
Vincitore della morte,
hai aperto
ai credenti
il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio,
nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo
alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento
col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria
nell'assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno
ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome
per sempre.
Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi
la tua misericordia: in te abbiamo sperato.
Pietà di noi,
Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.
Vieni, o Spirito Creatore
Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.
O dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell'anima.
Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.
Sii luce all'intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.
Luce d'eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio
uniti in un solo Amore. Amen.
Vieni, Santo Spirito
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni; datare dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
raddrizza ciò ch'è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna. Amen.
Anima di Cristo
Anima di Cristo, santificami.
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Dentro le tue ferite nascondimi.
Non permettere che io
mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi.
Nell'ora della mia morte chiamami.
Comandami di venire a te,
perché con i tuoi Santi io ti lodi.
nei secoli dei secoli. Amen.
Memorare
Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai udito al mondo che
alcuno abbia ricorso al tuo patrocinio, implorato il tuo aiuto, chiesto
la tua protezione e sia stato abbandonato. Animato da tale confidenza, a
te ricorro, o Madre, Vergine delle Vergini, a te vengo e, peccatore
contrito, innanzi a te mi prostro.
Non volere, o Madre del Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma
ascoltami propizia ed esaudiscimi. Amen.
Rosario
Misteri della gioia
(da recitare lunedì e sabato)
L'annuncio dell' Angelo a Maria.
La visita di Maria a Elisabetta.
La nascita di Gesù a Betlemme.
La presentazione di Gesù al Tempio.
Il ritrovamento di Gesù nel Tempio.
Misteri della luce
(da recitare giovedì)
Il battesimo di Gesù al Giordano.
L'auto-rivelazione di Gesù
alle nozze di Cana.
L'annuncio del Regno di Dio
con l'invito alla conversione.
La trasfigurazione di Gesù
sul Tabor.
L'istituzione dell'Eucaristia.
Misteri del dolore
(da recitare martedì e venerdì)
Gesù nell'orto degli ulivi.
Gesù flagellato alla colonna.
Gesù è coronato di spine.
Gesù sale al Calvario.
Gesù muore in Croce.
Misteri della gloria
(da recitare mercoledì e domenica)
Gesù risorge da morte.
Gesù ascende al cielo.
La discesa dello Spirito Santo.
L'assunzione di Maria al cielo.
Maria, Regina del cielo e della terra.
Preghiera alla fine del S. Rosario
Prega per noi. santa Madre di Dio.
Affinché siamo fatti degni
delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
O Dio, il tuo unico Figlio ci ha acquistato con la sua vita, morte e
risurrezione i beni della salvezza eterna: concedi a noi che, venerando
questi misteri del santo Rosario della Vergine Maria, imitiamo ciò che
contengono e otteniamo ciò che promettono. Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Preghiera dell'incenso
(Tradizione Copta)
O Re della pace, dacci la tua pace e perdona i nostri peccati. Allontana
i nemici della Chiesa e custodiscila, affinché non venga meno.
L'Emmanuele nostro Dio è in mezzo a noi nella gloria del Padre e dello
Spirito Santo.
Ci benedica e purifichi il nostro cuore e risani le malattie dell'anima
e del corpo.
Ti adoriamo, o Cristo, con il tuo Padre buono e lo Spirito Santo, perché
sei venuto e ci hai salvati.
Preghiera
di «addio all'altare»
dopo la liturgia
(Tradizione Siro-Maronila)
Sta in pace, o Altare di Dio. L'oblazione che ho preso da te, sia per la
remissione dei debiti e il perdono dei peccati, e mi
ottenga di stare davanti al tribunale di Cristo senza dannazione e senza
confusione. Non so se mi sarà dato di ritornare e offrire sopra di te un
altro Sacrificio. Proteggimi, Signore, e conserva la tua santa Chiesa,
quale via di verità e di salvezza. Amen.
Preghiera per i defunti
(Tradizione Bizantina)
Dio degli spiriti e di ogni carne, che calpestasti la morte e
annientasti il diavolo e la vita al tuo mondo donasti; tu stesso o
Signore, dona all'anima del tuo servo N. defunto il riposo in un luogo
luminoso, in un luogo verdeggiante, in un luogo di freschezza, donde
sono lontani sofferenza, dolore e gemito. Quale Dio buono e benigno
perdona ogni colpa da lui commessa con parola, con opera o con la mente;
poiché non v'è uomo che viva e non pecchi; giacché tu solo sei senza
peccato, e la tua giustizia è giustizia nei secoli e la tua parola è
verità.
Poiché tu sei la risurrezione, la vita e il riposo del tuo servo N.
defunto, o Cristo nostro Dio, noi ti rendiamo gloria, assieme al Padre
tuo unigenito, con il santissimo buono e vivificante tuo Spirito, ora e
sempre e nei secoli dei secoli. Riposino in pace. Amen.
Atto di fede
Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo tutto quello che tu hai
rivelato e la Santa Chiesa ci propone a credere. Credo in te, unico vero
Dio in tre persone uguali e distinte, Padre e Figlio e Spirito Santo.
Credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, morto e risorto per noi,
il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna.
Conforme a questa fede voglio sempre vivere. Signore, accresci la mia
fede. Amen.
Atto di speranza
Mio Dio, spero dalla tua bontà, per le tue promesse e per i meriti di
Gesù Cristo, nostro Salvatore, la vita eterna e le grazie necessarie per
meritarla con le buone opere, che io debbo e voglio fare. Signore, che
io possa goderti in eterno. Amen.
Atto di carità
Mio Dio, ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei bene
infinito e nostra eterna felicità; e per amar tuo amo il prossimo come
me stesso e perdono le offese ricevute. Signore, che io ti ami sempre
più. Amen.
Atto di dolore
Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché
peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te,
infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire
le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.
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B) Preghiere comuni -
latino |
Signum Crucis
In nómine Patris
et Filii
et Spíritus Sancii. Amen.
Gloria Patri
Glória Patri
et Fílio
et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio,
et nunc et semper
et in sǽcula sæculórum. Amen.
Ave, Maria
Ave, Maria, grátia plena,
Dóminus tecum.
Benedícta tu in muliéribus,
et benedíctus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta María, Mater Dei,
ora pro nobis peccatóribus, nunc et in hora mortis nostræ.
Amen.
Angele Dei
Ángele Dei,
qui custos es mei,
me, tibi commíssum pietáte supérna,
illúmina, custódi,
rege et gubérna.
Amen.
Requiem Æternam
Réquiem ætérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.
Angelus Domini
Ángelus Dómini
nuntiávit Mariæ.
Et concépit
de Spíritu Sancto.
Ave, María...
Ecce ancílla Dómini.
Fiat mihi secúndum
verbum tuum.
Ave, María...
Et Verbum caro factum est.
Et habitávit in nobis.
Ave, Maria...
Ora pro nobis, sancta Dei génetrix.
Ut digni efficiámur
promissiónibus Christi.
Orémus.
Grátiam tuam, quǽsumus,
Dómine, méntibus nostris infunde;
ut qui, Ángelo nuntiánte,
Christi Fílii tui incarnatiónem
cognóvimus,
per passiónem eius et crucem,
ad resurrectiónis glóriam perducámur.
Per eúndem Christum
Dóminum nostrum. Amen.
Glória Patri...
Regina Cæli
Regína cæli lætáre,
allelúia.
Quia quelli merúisti portáre,
allelúia.
Resurréxit, sicut dixit,
allelúia.
Ora pro nobis Deum,
allelúia.
Gaude et lætáre, Virgo María,
allelúia.
Quia surréxit Dominus vere,
allelúia.
Orémus.
Deus, qui per resurrectiónem Filii tui Dómini nostri Iesu Christi
mundum lætificáre dignátus es, præsta, quǽsumus, ut per eius Genetrícem
Virginem Maríam perpétuæ capiámus gáudia vitæ.
Per Christum Dóminum nostrum. Amen.
Salve, Regina
Salve, Regína,
Mater misericórdiæ,
vita, dulcédo et spes nostra, salve.
Ad te clamámus,
éxsules filii Evæ.
Ad te suspirámus geméntes et flentes
in hac lacrimárum valle.
Eia ergo, advocáta nostra,
illos tuos misericórdes óculos
ad nos convérte.
Et Iesum benedíctum fructum
ventris tui,
nobis, posi hoc exsílium, osténde.
O clemens, o pia, o dulcis Virgo María!
Magnificat
Magníficat ánima mea Dóminum,
et exsultávit spíritus meus
in Deo salvatóre meo,
quia respéxit humilitátem
ancíllæ suæ.
Ecce enim ex hoc beátam
me dicent omnes generatiónes,
quia fecit mihi magna,
qui potens est,
et sanctum nomen eius,
et misericórdia eius in progénies
et progénies timéntibus eum.
Fecit poténtiam in bráchio suo,
dispérsit supérbos mente cordis sui;
depósuit poténtes de sede
et exaltávit húmiles.
Esuriéntes implévit bonis
et divites dimisit inanes.
Suscépit Ísrael púerum suum,
recordátus misericórdiæ,
sicut locútus est ad patres nostros,
Àbraham et sémini eius in sǽcula.
Glória Patri et Fílio
et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio,
et nunc et semper,
et in sǽcula sæculórum.
Amen.
Sub tuum præsidium
Sub tuum præsídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias
in necessitátibus;
sed a perículis cunctis
líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
Benedictus
Benedíctus Dóminus, Deus Ísrael,
quia visitávit
et fecit redemptiónem plebi suæ,
et eréxit cornu salútis nobis
in domo David púeri sui,
sieut locútus est per os sanctórum,
qui a sæculo sunt, prophetárum eius,
salútem ex inimícis nostris
et de manu ómnium,
qui odérunt nos;
ad faciéndam misericórdiam
eum pátribus nostris
et memorári testaménti sui sancti,
iusiurándum, quod iurávit
ad Ábraham patrem nostrum,
datúrum se nobis,
ut sine timóre,
de manu inimicórum liberáti,
serviámus illi
in sanetitáte et iustítia coram ipso
omnibus diébus nostris.
Et tu, puer,
prophéta Altíssimi vocáberis:
præíbis enim ante fáciem Dómini
paráre vias eius,
ad dandam sciéntiam salútis
plebi eius
in remissiònem peccatòrum eòrum,
per víscera misericòrdiæ Dei nostri,
in quibus visitábit nos óriens ex alto,
illumináre his, qui in ténebris
et in umbra mortis sedent,
ad dirigéndos pedes nostros
in viam pacis.
Glória Patri et Fílio
et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio,
et nunc
et semper,
et in sǽcula sæculòrum. Amen.
Te Deum
Te Deum laudámus:
te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem,
omnis terra venerátur.
tibi omnes ángeli,
tibi cæli
et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim
incessábili voce proclámant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus,
Dòminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra
maiestátis glóriæ tuæ.
Te gloriòsus
apostolòrum chorus,
te prophetárum
laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus
laudat exércitus.
Te per orbem terrarum
sancta confitétur Ecclésia,
Patrem imménsæ maiestátis;
venerándum tuum verum
et únicum Filium;
Sanctum quoque
Paráclitum Spíritum.
Tu rex glòriæ, Christe.
Tu Patris sempitérnus es Filius.
Tu, ad liberándum susceptúrus
hóminem,
non horrúisti Virginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo,
aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes,
in glória Patris.
Iudex créderis esse ventúrus.
Te ergo quǽsumus,
tuis famulis súbveni,
quos pretiòso sanguine redemísti.
Ætérna fac curo sanctis tuis
in glória numerári.
Salvum fac pópulum tuum, Dómine,
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, et extólle illos
usque in ætérnum.
Per síngulos dies benedícimus te;
et laudámus nomen tuum
in sǽculum, et in sǽculum sǽculi.
Dignáre, Dòmine,
die isto sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, miserére nostri.
Fiat misericórdia tua,
Dómine, super nos,
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi:
non confúndar in ætérnum.
Veni, Creator
Spiritus
Veni, creátor Spíritus,
mentes tuòrum vísita,
imple supérna grátia,
quæ tu creásti péctora.
Qui díceris Paráclitus,
altíssimi donum Dei,
fons vivus, ignis, cáritas,
et spiritális únctio.
Tu septifòrmis múnere,
dígitus patérnæ déxteræ,
tu rite promíssum Patris,
sermóne ditans gúttura.
Accénde lumen sénsibus,
infúnde amórem córdibus,
infírma nostri córporis
virtúte firmans pérpeti.
Hostem repéllas lóngius
pacémque dones prótinus;
ductóre sic te prævio
vitémus omne nóxium.
Per Te sciámus da Patrem
noscámus atque Fílium,
teque utriúsque Spíritum
credámus omni témpore.
Deo Patri sit glória,
et Fílio, qui a mórtuis
surréxit, ac Parác1ito,
in sæculórum sǽcula. Amen.
Veni, Sancte Spiritus
Veni, Sancte Spíritus,
et emítte cǽlitus
lucis tuæ rádium.
Veni, pater páuperum,
veni, dator múnerum,
veni, lumen córdium.
Consolátor óptime,
dulcis hospes ánimæ,
dulce refrigérium.
In labóre réquies,
in æstu tempéries,
in fletu solácium.
O lux beatíssima,
reple cordis íntima
tuórum fidélium.
Sine tuo númine,
nihil est in hómine
nihil est innóxium.
Lava quod est sórdidum,
riga quod est áridum,
sana quod est sáueium.
Flecte quod est rígidum,
fove quod est frígidum,
rege quod est dévium.
Da tuis fidélibus,
in te confidéntibus,
sacrum septenárium.
Da virtútis méritum,
da salútis éxitum,
da perénne gáudium.
Amen.
Anima Christi
Ánima Christi, sanctífica me.
Corpus Christi, salva me.
Sanguis Christi, inébria me,
Aqua láteris Christi, lava me.
Pássio Christi, confórta me,
O bone Iesu, exáudi me.
Intra tua vúlnera abscónde me.
Ne permíttas me separári a te.
Ab hoste malígno defénde me.
In hora mortis meæ voca me.
Et iube me veníre ad te,
ut cum Sanctis tuis laudem te
in sǽcula sæculórum.
Amen.
Memorare
Memoráre, o piíssima Virgo María, non esse audítum a sǽculo, quemquam ad
tua curréntem præsidia, tua implorantem auxília, tua peténtem suffrágia,
esse derelíctum. Ego tali animátus
confidéntia, ad te, Virgo Vírginum, Mater, curro, ad te vénio, coram te
gemens peccátor assisto. Noli, Mater Verbi, verba mea despícere;
sed áudi propítia et exáudi.
Amen.
Rosarium
Mystéria gaudiosa
(in feria secunda et sabbato)
Annuntiátio.
Visitátio.
Natívitas.
Præsentátio.
Invéntio in Tempio.
(in feria quinta)
Baptísma apud Iordánem.
Autorevelátio apud Cananénse
matrimónium.
Regni Dei proclamátio
coniúcta cum invitaménto
ad conversiónem.
Transfigurátio.
Eucharístiæ Institútio.
Mystéria dolorósa
(in feria tertia et feria sexta)
Agonía in Hortu.
Flagellátio.
Coronátio Spinis.
Baiulátio Crucis.
Crucifíxio et Mors.
Mystéria gloriósa
(in feria quarta et Dorninica)
Resurréctio.
Ascénsio.
Descénsus Spíritus Sancti.
Assúmptio.
Coronátio in Cælo.
Oratio ad finem Rosarii dicenda
Ora pro nobis, sancta Dei génetrix.
Ut digni efficiámur
promissiónibus Christi.
Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectiónem suam
nobis salútis ætérnæ prǽmia comparávit, concéde, quǽsumus: ut hæc
mystéria sacratíssimo beátæ Maríæ Virginis Rosário recoléntes, et
imitémur quod cóntinent, et quod promíttunt assequámur. Per Christum
Dóminum nostrum. Amen.
Actus fidei
Dómine Deus, firma fide credo et confíteor ómnia et síngula quæ sancta
Ecclésia Cathólica propónit, quia tu, Deus, ea ómnia revelásti, qui es
ætérna véritas et sapiéntia quæ nec fállere nec falli potest.
In hac fíde vívere et mori státuo. Amen.
Actus spei
Dómine Deus, spero per grátiam tuam remissiónem ómnium peccatórum, et
post hanc vitam ætérnam felicitátem me esse consecutúrum: quia tu
promisísti, qui es infiníte potens, fidélis, benígnus, et miséricors.
In hac spe vívere et mori státuo.
Amen.
Actus caritatis
Dómine Deus, amo te super ómnia et próximum meum propter te, quia tu es
summum, infinítum, et perfectíssimum bonum, omni dilectióne dignum. In
hac caritáte vívere et mori státuo. Amen.
Actus contritionis
Deus meus, ex toto corde pǽnitet me ómnium meórum peccatórum, éaque
detéstor, quia peccándo, non solum pœnas a te iuste statútas proméritus
sum, sed præsértim quia offéndi te, summum bonum, ac dignum qui super
ómnia diligáris. Ideo fírmiter propóno, adiuvánte
grátia tua, de cétero me non peccatúrum peccandíque occasiónes próximas
fugitúrum. Amen.
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C) Formule di Dottrina
Cattolica |
I due comandamenti di carità
1. Amerai il Signore tuo Dio,
con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima
e con tutta la tua mente.
2. Amerai il prossimo tuo
come te stesso.
La regola d'oro (Mt 7,12)
Tutto quanto volete che gli uomini
facciano a voi,
anche voi fatelo a loro.
Le Beatitudini (Mt 5,3-12)
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame
e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati
per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno,
vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male
contro di voi, per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande
è la vostra ricompensa nei cieli.
I cinque precetti della Chiesa
1. Partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate e
rimanere liberi da lavori e da attività che potrebbero impedire la
santificazione di tali giorni.
2. Confessare i propri peccati almeno una volta all'anno.
3. Ricevere il sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua.
4. Astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni
stabiliti dalla Chiesa.
5. Sovvenire alle necessità materiali della Chiesa stessa, secondo le
proprie possibilità.
Le sette opere
di misericordia corporale
1. Dar da mangiare agli affamati.
2. Dar da bere agli assetati.
3. Vestire gli ignudi.
4. Alloggiare i pellegrini
5. Visitare gli infermi.
6. Visitare i carcerati.
7. Seppellire i morti.
Le tre virtù teologali
1. Fede
2. Speranza
3. Carità.
Le quattro virtù cardinali
1. Prudenza
2. Giustizia
3. Fortezza
4. Temperanza.
I sette doni dello Spirito Santo
1. Sapienza
2. Intelletto
3. Consiglio
4. Fortezza
5. Scienza
6. Pietà
7. Timor di Dio.
I dodici frutti dello Spirito Santo
1. Amore
2. Gioia
3. Pace
4. Pazienza
5. Longanimità
6. Bontà
7. Benevolenza
8. Mitezza
9. Fedeltà
10. Modestia
11. Continenza
12. Castità.
Le sette opere
di misericordia spirituale
1. Consigliare i dubbiosi.
2. Insegnare agli ignoranti.
3. Ammonire i peccatori.
4. Consolare gli afflitti.
5. Perdonare le offese.
6. Sopportare pazientemente le persone moleste.
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.
I sette vizi capitali
1. Superbia
2. Avarizia
3. Lussuria
4. Ira
5. Gola
6. Invidia
7. Accidia.
I quattro novissimi
1. Morte
2. Giudizio
3. Inferno
4. Paradiso.
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